Genitori invadente? #9 Più piccolo, più fragile

piccolo-fragile (2)Sul fatto che i bambini piccoli possano trarre molto vantaggio dai giochi di gruppo in cui sono presenti bambini più grandi, avrei molto da dire; è un argomento che mi sta a cuore e al quale dedicherò un articolo a parte, prendendo spunto, ancora una volta da ciò che negli anni ho osservato.
Qui mi voglio invece occupare di una sfumatura che questo tema pone in evidenza ogni qualvolta siano presenti sul campo da gioco, i genitori. Essi paiono terrorizzati all’idea che i bambini più piccoli possano farsi molto male incappando nel corpo o nel gesto di un bambino più grande e spesso sono proprio questi ultimi a vedersi continuamente ricordare, dai rispettivi genitori, di prestare attenzione, di non correre, “e stai attento che c’è un bambino piccolo”, e “guarda dietro di te” e così via, fino a decretare il loro allontanamento dal gioco con buona pace degli adulti che finalmente possono tirare un sospiro di sollievo.

piccolo-fragile (6)I genitori dei bambini più piccoli di solito intervengono meno con la voce, ma si prodigano a destra e a manca per evitare, con il loro intervento tempestivo, qualsiasi incidente. Allora si può assistere ad una pantomima da teatro greco: i coreuti, i genitori, che spiegano e incitano gli attori (i bambini) a guardarsi dalle insidie del dramma, gli attori che cercano di guadagnarsi la libertà, sia di scelta che di azione, e il pubblico (i genitori dei bambini più piccoli) che presi dall’euforia e dalla tensione scenica intervengono continuamente disturbando e creando un’atmosfera caotica e poco leggibile.

I bambini piccoli hanno due grandi risorse: la prima è che il loro corpo è estremamente elastico, la seconda è che sanno perfettamente intrufolarsi, aggirare gli ostacoli, svicolare, scappare con tale velocità e destrezza che nessun bambino di otto o dieci anni potrà avere la meglio.
piccolo-fragile (4)Certo cadono con più frequenza, ma si rialzano anche con molta disinvoltura; certo rimbalzano gli uni sugli altri continuamente, ma nell’urto sanno comportarsi come palline di gomma; i loro passi ci possono apparire più incerti, ma è solo questione di affinare la coordinazione torace-testa-gamba e non un segno di un equilibrio immaturo. Non stiamo parlando di farli camminare su un filo a diversi metri di altezza dove anche l’adulto verrebbe messo alla prova; si tratta di concedere loro un po’ di fiducia sapendo valutare davvero la pericolosità di una situazione.

Per quanto riguarda il rapporto con i bambini più grandi avremo modo di approfondire in un articolo futuro, quanta tenerezza i compagni di gioco più maturi adoperano nel prendersi cura dei più piccoli.
Non parlo di gesti evidenti, quasi sfacciati come abbracci, baci o dimostrazioni d’affetto; parlo di gesti sommersi, quelli nascosti dietro ad un movimento veloce o all’apparenza noncurante, di quelle minuscole attenzioni che vedono in una stretta o in un sorpasso sulle scale, un’attenzione delicata e quasi amorosa.
Per rendercene conto dobbiamo resistere all’impulso di intervenire e prenderci una pausa di silenzio nel chiassoso vociare dei bambini: sotto la superficie delle nostre paure troveremo lo splendore dell’infanzia che preserva e non tradisce, che muove senza infrangere, che tempra custodendo ciò che abbiamo di più caro.

piccolo-fragile (1)Quando i genitori smetteranno di tracciare linee di confine e di etichettare qualsiasi cosa entri a far parte del mondo dei figli come “adatta o non adatta”, si potranno finalmente accorgere di quanto bello sia lasciarsi sorprendere e potranno allora condividere con i loro bambini il senso di meraviglia che sempre spalanca nuovi mondi e nuove soluzioni di vita.

Per concludere

E’ stata un’analisi molto approfondita quella che ho fatto sui giochi intorno al materasso rosso e non vorrei indurvi a pensare che ogni qualvolta ci si trovi di fronte a dei bambini si debba tenere conto di tutto questo.
Sarei anche molto divertita se qualcuno di voi pensasse che scrivo per giustificare l’esuberanza e le libertà che permetto a mio figlio durante un gioco di gruppo.
Chi mi conosce sa che sono una madre severa e molto rigorosa. Valuto con attenzione i contesti e ho imparato ad assecondare l’energia di mio figlio quando ritengo giusto che essa si esprima libera e felice e questo generalmente accade se giochiamo all’aria aperta e con altri bambini.
piccolo-fragile (3)Non sono molto amata dagli altri genitori in queste occasioni, lo devo ammettere: il mio non intervenire, il mio sorridere e partecipare da lontano crea spesso molto imbarazzo e disturbo. Più di una volta mi sono vista riportare mio figlio perché credevano lo avessi perso di vista o mi sono venuti a segnalare, con molta concitazione, che stava salendo le scale da solo o si era lanciato di corsa lungo una ripida discesa.
Io corro dei rischi educativi, e non lo faccio senza ragionamento o senza un minimo di paura nel cuore: quando educo Giulio a camminare da solo sul marciapiede o ad attraversare la strada tenendosi stretto al passeggino sono molto consapevole del pericolo che sto correndo.
Forse la mia condizione migliorerà quando Giulio supererà la soglia dei quattro anni o forse la libertà che gli concederò sarà proporzionale alla sua età e dunque temo che non avrò vita facile fino ai suoi diciotto anni.

Sono anche convinta che ogni genitore sia, in linea di massima, in grado di valutare le emozioni che il suo animo può sostenere con tranquillità crescendo il proprio bambino, e sono persuasa che ciò che fa stare bene l’adulto andrà per lo più a beneficio dei più piccoli.
Sono altrettanto convinta però che in educazione le paure hanno sempre più preso il posto del buon senso e di un certo coraggio pedagogico e se questo atteggiamento dovesse perpetuarsi ancora troppo a lungo o addirittura diventare la norma, coltiveremo nei nostri figli ansie e timori che non gli appartengono, oltre a creare genitori tesi, infelici e insoddisfatti.
Dunque questa analisi vuole essere d’aiuto a chi sente di voler introdurre una chiave di lettura diversa quando osserva il gioco del proprio bambino, per formulare e provocare nuovi pensieri in grado di accompagnare l’infanzia verso un orizzonte di ritrovata serenità e spensieratezza.

Questo post fa parte della serie UN MATERASSO ROSSO. Per leggere i post precedenti:
Un materasso rosso
Un materasso rosso #2
Genitori invadenti? #1 Tutti in fila!
Genitori invadenti? #2 Divieto di sosta
Genitori invadenti? #3 Alla rovescia
Genitori invadenti? #4 A modo mio
Genitori invadenti? #5 e #6
Genitori invadenti? #7 Corri topolino!
Genitori invadenti? #8 Incontri ravvicinati

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