I libri e i papà

Una caratteristica di questo mio diario è forse quella di scrivere in differita rispetto agli eventi: che sia l’uscita di un libro o di un albo o la giornata in cui si festeggia qualcosa o qualcuno, questo mio blog è sempre in ritardo come il Bianconiglio di Lewis Carroll o di Gilles Bachelet.

Tuttavia penso che le riflessioni debbano potersi rispecchiare nella realtà prima di poter emergere con chiarezza, e anche se alcuni pensieri nascono ancor prima di questo rispecchiamento, io preferisco di gran lunga esporvi le considerazioni che giungono in ritardo rispetto a quelle che arrivano in anticipo.

Eccomi dunque a raccontarvi i miei pensieri sui libri regalati in occasione della “festa del papà”.

I libri per “la festa del papà”

Per la concomitanza di due iniziative– il quarto compleanno della libreria e la campagna librerie in fiore – Radice-Labirinto non ha allestito, quest’anno, le sue vetrine con i libri dedicati alla festa del papà. Nonostante ciò numerose lettrici ci hanno chiesto consiglio circa un albo da regalare ai propri mariti, padri recenti o già navigati. Negli anni precedenti, quando la vetrina di Radice-Labirinto metteva in mostra gli albi che molte case editrici dedicano ai papà, la libreria veniva letteralmente presa d’assalto. Cosa che invece non succede mai con la vetrina dedicata alla festa della mamma.

Come mai?
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Illustrazione di Gilles Bachelet

Perché sono le donne, e in special modo le madri, le maggiori acquirenti di albi illustrati.

Certo, alcune donne comprano albi per se stesse già in tempi non sospetti, ma la maggior parte delle donne diventano appassionate di “libri per bambini” a partire dalla gravidanza. Un fenomeno che andrebbe analizzato sotto molti punti di vista, ma non è questa la sede in cui approfondire la questione.

Qui parliamo del fatto che sono le donne a regalare i libri agli uomini-papà, e sottolineo “papà” perché per gli uomini-non papà i “libri per bambini” non costituiscono un regalo desiderabile. E anche qui potrebbe nascere una riflessione importante, che fa il paio con i pensieri che si generano in me ogni volta che una famiglia entra in libreria, e l’uomo si accomoda in poltrona o dice alla moglie che l’aspetta fuori, magari portandosi dietro il bambino più piccolo, “Così non disturba” .

Per amor del vero ci sono anche padri molto attenti e partecipi, stregati dalle illustrazioni o in cerca di buone storie da leggere alla sera con i propri bambini, ma, almeno da noi, non sono la regola. La regola è vedersi formare sotto il portico della libreria – specialmente il sabato – gruppetti di padri che attendono il resto della famiglia, padri che ogni tanto si affacciano dalla porta per chiedere :”Hai finito?”.

Le madri e i libri per il papà

Allora cosa fanno le madri? In occasione della festa del papà, sia che si ritrovino un marito interessato o indifferente alla letteratura per l’infanzia, regalano o fanno regalare ai figli un bell’albo con protagonista un papà (parlo di albi perché mai si regala un libro di narrativa).

E com’è il papà negli albi?

Per lo più un mammo, un papà corrispondente a quell’idea di padre che le madri hanno ben in mente: un papà lettore, amorevole, con i gesti dolci di una madre (e se i gesti non sono perfetti i papà degli albi sono comunque degli adorabili pasticcioni), un papà che quando non è impegnato a dimostrare di essere un valido surrogato del ruolo materno è impegnato a fare il super eroe.

Il padre nell’albo illustrato è sempre visto con gli occhi della madre.

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Albo di Gilles Bachelet

Possiamo certamente cogliere l’ironia di alcune storie (domandandoci però se quell’ironia è colta dai bambini), ma possiamo anche provare a riflettere su che tipo di idea di padre rimandano questi libri. Se, come ci sentiamo dire spesso dalle madri, il libro per la festa del papà è regalato perché “così finalmente leggono un po’ anche loro”, che cosa otterremo donando un libro in cui l’uomo si vede negato? E non parlo volutamente di padre, ma di uomo.

Un papà-uomo

Perché – e sarebbe bene che anche le madri se lo ricordassero ogni tanto per loro stesse – dietro il padre c’è l’energia maschile.

E non voglio cadere qui in banali semplificazioni, ma non posso nemmeno pensare che un padre debba essere sempre felice di leggere di sé attraverso gli occhi della madre, un uomo dolce e amorevole finché si vuole, ma poco rispettato nella sua capacità di creare l’empatia con il pericolo, l’alterità, l’avventura, l’altrove, la frustrazione, la sfida, la lotta, la fantasia, il corpo inteso non come accudimento ma come corpo fisico capace di esplorare il limite, la tensione, il pudore, la relazione con l’altro.

Ecco, io non ho ancora incontrato un albo che parli del padre davvero, almeno tra quelli che vengono regalati dalle madri in occasione della festa del papà. Eppure la narrativa è piena di esempi stupendi senza la necessità di andare a scomodare il ruolo del papà in senso stretto, che in fondo è solo un ulteriore semplificazione, molto utile ai fini commerciali, ma meno dal punto di vista del bambino che le i padri e le madri, le donne e gli uomini, li vogliono incontrare nella loro complessità, nella loro inesauribile capacità, propria di tutti gli esseri umani dal cuore intelligente, di reinventarsi continuamente, di ricoprire ruoli diversi in base alle circostanze, di essere mobili e mai statici, mai solo delle mamme e mai solo dei papà.

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Illustrazione di Gilles Bachelet

Se desideriamo che gli uomini tornino a leggere per i propri figli, se desideriamo che i padri dedichino più attenzione ad un momento tanto importante come quello della lettura serale con i propri bambini, regaliamo loro qualcosa che li affascini davvero, che leggano non per fare contente le madri (e perché no anche loro stessi, il senso di colpa a volte fa miracoli), ma perché la storia che hanno per le mani è davvero straordinariamente bella.

Penso all’Isola del tesoro di Robert Louis Stevenson (Bur), a Robins Crusoe di Daniel Defoe (Bur), a Gli sporcelli di Roald Dahl (Salani), a Il messaggero delle stelle di Peter Sis (Rizzoli), ai Racconti di Lev Tolstoj (Nuova frontiera junior), a Lindberg di Torben Khulmman (Orecchio Acerbo), a Il mio gatto è proprio matto di Gilles Bachelet (Castoro), a Sott’acqua sotto terra di Aleksandra Mizielinska e Daniel Mizielinski (Electa Kids), a Le avventure di Huckleberry Finn di Mark Twain (Bur), a Mio padre il grande pirata di Davide Calì (Orecchio acerbo), al Catalogo dei genitori di Claude Ponti (Babalibri), a Il vaso vuoto di Demi (Rizzoli), a Il diario di Pollicino di Rebecca Deutremer (Rizzoli), a Il pericoloso libro delle cose da veri uomini di Conn Iggulden e Hal Iggulden (Mondadori)…

Albi sì, ma anche narrativa

E voi ora mi direte: ma noi vogliamo regalare albi! Alcuni di quelli citati lo sono, ma il punto è: perché albi e non la narrativa? Una delle questioni lasciate in sospeso dietro ogni mio post verte sul fatto che gli adulti non leggono più per se stessi, e quando si abbandona questa pratica si rischia di diventare genitori sostenitori solo dell’albo illustrato, quando invece la meraviglia delle immagini è racchiusa anche nelle parole.

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Illustrazione di Gilles Bachelet

Spesso sono proprio i padri che entrano da soli in libreria o che prestano attenzione alle scelte delle mogli, a chiedermi di mostrare loro delle storie “lunghe”.

Non sarebbe dunque magnifico assecondare questo bisogno maschile di storie e lasciare ai padri il compito di sfondare la porta (in verità sempre aperta) delle parole e dei libri con poche illustrazioni?

Le madri di solito sono molto preoccupate quando propongo loro “La magica medicina” di Roald Dahl per il loro bambino di quattro anni: hanno paura che il figlio si annoi, che non stia attento, che non ci siano abbastanza figure; ma i padri non esitano quasi mai. Forse perché hanno meno sotto controllo la situazione (o perché sono meno maniaci del controllo e più pronti alla frustrazione specie quando si tratta dei figli?), o forse perché l’altrove, la sfida e il pericolo, appartiene loro anche quando si approcciano ad un libro. Non saprei dire, ma di fatto gli uomini in libreria cercano più la narrativa rispetto alle donne che al primo albo illustrato si sdilinquiscono immediatamente (e ora sto volutamente esagerando, ma è indubbio che anche le case editrici si siano accorte da tempo di quanto le donne amino gli albi illustrati…).

Per i più piccoli

E per i più piccoli? A parte il fatto che come libraia non ho nessun timore a dare le parole ai bambini piccoli, se volete regalare un albo ad un papà allora non lasciatevi trarre in inganno dal “tema”, cercate delle storie che se anche non parlano direttamente del rapporto padre e figlio, lo incoraggiano con il loro spirito d’avventura, l’allegria, la vena più scura o grottesca.

E se proprio non sapete resistere al fascino del papà raccontato dagli albi illustrati scegliete i migliori: P di papà di Isabel Minhós Martins e Bernardo Carvalho (Topipittori) o Giosetta e il suo papà di Eugène Ionesco e Katharina Busshoff (Castoro).

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Illustrazione di Gilles Bachelet

 

Una nota a margine

Un ultimo appunto: notiamo che il regalo per la festa del papà è un rito legato specialmente ai primi anni di vita del bambino, poi tende a scomparire. Ed è forse anche per questo che si prediligono gli albi ai libri di narrativa, ma attenzione: è soprattutto nei primi anni del bambino che mettono radici le buone abitudini, e se i padri si sentono mammi sarà poi difficile che il rito della lettura non diventi un appannaggio delle madri; tanto ci siamo già loro a fare tutto, no? Lo dicono anche i libri e le vetrine svuotate in occasione del 19 marzo. Aiutiamo invece i papà a riscoprire la gioia della lettura che deve essere prima di tutto un piacere per se stessi. Vale naturalmente anche per le madri, ma qui il discorso è più complesso e difficile da sbrogliare, ma avremo certamente occasione di riparlarne.

 

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