Leo e Lia – Narrativa

Leo e Lia

di Laura Orvieto, edito da Giunti.
Leo e Lia
Leo e Lia

 

Mi accingo a commentare il libro di Laura Orvieto mentre fuori piove.
C’è un legame tra i libri e la pioggia, un senso di fratellanza. Entrambi condividono uno stato di quiete, scandiscono il tempo del segreto e del silenzio. La pioggia cade sulla terra e la ristora in profondità così come le parole ben scritte nutrono “il seme dello scrittore” che è dentro ad ogni bambino. Sembra difficile a credersi, ma è proprio così, ogni bambino racchiude un poeta e uno scrittore: naturalmente predisposti a leggere la realtà, formulando metafore; acuti osservatori di gesti ed espressioni corporee, imparano presto a giocare dramatizzando la vita; esseri musicali per eccellenza (imparano a parlare cantando), i bambini sono certamente i primi ad apprezzare con sincero trasporto una poesia e un racconto ben scritto.

Eppure sono i generi letterari che allontaniamo da loro il più possibile.
Riteniamo che la poesia o un racconto eccessivamente “lungo” e pieno di “parole difficili” non sia “per bambini” e senza accorgercene trasferiamo sui nostri figli, alunni, nipoti quella che è invece, molto spesso, una nostra difficoltà.

Spesso constato che questa avversione ad una prosa alta e ai versi si è generata attraverso lo stesso meccanismo: genitori e maestre che a loro volta sono stati tenuti lontani dalla poesia e dalla prosa d’autore quando erano piccoli e che le hanno conosciute poi, in noiose sessioni di parafrasi sui banchi di scuola.
Che peccato privare i nostri bambini della musicalità, del sapore, e dunque degli universi che solo la poesia e la bella prosa sanno creare!

 

Illustrazione di Vanna Vinci
Illustrazione di Vanna Vinci

 

Il libro di Laura Orvieto, illustrato da Vanna Vinci ed edito da Giunti junior è un piccolo capolavoro di delicatezza, di meraviglia e di poesia. Ventisette racconti brevi, ventisette scene di vita quotidiana nella Firenze dei primi del ‘900.
La prima edizione di Leo e Lia esce nel 1909 per la casa editrice Bemporad, già impegnata sul fronte dei ragazzi con “Il giornalino della Domenica” e poi madrina di “Pinocchio”. Nonostante sia passato più di un secolo il libro di Laura Orvieto è più che mai attuale. La Orvieto si ispira alla sua vita di madre e, come lei stessa dichiara nella sua autobiografia, “Leo e Lia” è il tentativo di “scrivere la storia dell’aprirsi alla vita dei suoi bambini”.
Trovo che in queste brevi parole sia racchiuso tutto il senso di questo libro.

 

Versione del 1909
Versione del 1909

 

In ogni racconto troviamo un adulto in grado di guidare i bambini in modo chiaro, semplice e dignitoso; un genitore o un’istitutrice che, attraverso i piccoli accadimenti di ogni giorno, insegnano a Leo, di quasi cinque anni, a “diventare grande”.
In un momento storico come il nostro in cui l’infanzia è così centrale, ma anche così carica di insicurezze, un libro come “Leo e Lia” è in grado di ricondurci al senso del vero, riattribuendo significato e autenticità a tematiche chiave come la morte, il dolore, e la felicità.

Leo e Lia è strutturato come un libro “di una volta”, le illustrazioni compaiono ogni tanto e più che a vere e proprie scene, ci troviamo davanti a dei graziosi cammei i cui colori, sotto la mano intelligente di Vanna Vinci, virano dall’ocra alle terre bruciate, regalando a tutto il libro un sapore retrò e prezioso.
Ci riaffiorano alla mente i libri che leggevamo – o ci leggevano – da bambini, e, insieme a quel ricordo, recuperiamo la sensazione di trepidante attesa che ci coglieva ad ogni svolta di pagina aspettando la tavola illustrata.
La prosa è fresca e leggera e perfetta per una lettura ad alta voce: periodi brevi, un lessico semplice ma raffinato ed un non so ché di buono che ci ricorda il sapore della fiaba raccontata intorno al focolare.
Non vi è nulla che non si adatti ad un bambino piccino.

Leggevo questi racconti a mio figlio quando aveva appena compiuto due anni e lui ogni volta ne veniva rapito. Emozionato aspettava l’arrivo di un’illustrazione ad ogni voltar di pagina ed aveva memorizzato più di una storia, finendo con allegria le frasi senza che gli venisse richiesto.
Amava sentirsi leggere lo stesso racconto più volte e, oltre a “l’uomo di neve” e a “Il segreto di Giacchino”, i suoi racconti preferiti erano senz’altro “Leo sconfigge il dragone” e “Storia di un pezzetto di pane”.
Sono le nostre storie della quiete, come le chiamo io, quelle in cui dopo un gioco ci si mette vicini sul divano; ma sono anche le storie della “buonanotte” e sono certa più di una volta vi capiterà – tale è la bellezza e la melodia della prosa – che i bambini si addormenteranno durante il racconto.

 

Illustrazione di Vanna Vinci per Leo e Lia
Illustrazione di Vanna Vinci per Leo e Lia

 

Vi suggerisco di approcciarvi al testo senza alcun pregiudizio, lasciando a voi stessi, per prima cosa, la possibilità di stupirvi. Le parole sono così belle e la prosa così fluente che non ci dobbiamo preoccupare di far passare o meno un significato: i nostri bambini prenderanno di ogni storia ciò che sono in grado di accogliere in quel momento come fanno, del resto, per ogni cosa della realtà.

Fosse anche solo per la musicalità del racconto, la raffinatezza di alcuni vocaboli, la suggestione delle illustrazioni, o l’ipnotico susseguirsi dell’inchiostro su intere pagine, sento che non sarebbe opportuno privare i nostri bambini delle storie che in modo così sapiente parlano al cuore.

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5 pensieri su “Leo e Lia – Narrativa

  1. Oggi la gente si meraviglia se scopre che un bimbo, per quanto piccolo, sia in grado di usare cellulari, pc, internet ecc… meglio di un adulto. Non c’e’ molto stupore invece quando lo si vede con un libro in mano mentre “legge” anche solo le figure!
    Ci sono ancora molti pregiudizi nei confronti dei libri in generale e dei buoni libri in particolare. Sono quindi d’accordo con te quando dici che “ogni bambino racchiude un poeta e uno scrittore” e non bisogna negare loro il piacere di un libro come questo.
    Ho una bimba di 5 anni e le ho letto libri sin dai primi mesi…già dall’età di un anno seguiva con attenzione letture di libri che ritenevo troppo lunghi per lei, ma che puntualmente mi chiedeva di rileggere! Sono sicura che questo libro sia bellissimo e non vedo l’ora di gustarmi il momento in cui lo avrò tra le mani e insieme alla mia piccola entreremo nel mondo li “lIA E lEO”.
    Grazie per le tue recensioni e…continuate così, siete fantastici!!

    1. Cara Mariangela,
      il tuo commento mi rafforza nella convinzione che ci sono sempre più genitori attenti e intelligenti come te che sanno ascoltare i propri figli e che leggono loro storie complesse fin dalla più tenera età. Questa buona abitudine non può che costruire per noi tutti un futuro migliore.
      Di solito ci si meraviglia dei gesti dei bambini quando si adoperano in qualcosa che risulta anche a noi di difficile comprensione od uso. Possiamo dunque chiederci se il libro sia per gli adulti contemporanei qualcosa di troppo facile o di troppo difficile o addirittura sconosciuto.
      La consuetudine con la carta stampata, la compagnia di una storia serale fa parte della nostra vita a tal punto da dare per scontato il buon utilizzo del libro? Temo purtroppo che la domanda possa essere retorica.
      Eppure i bambini, in età prescolare, sono affamati di immagini, di storie e di poesia. E’ in questa fase che si ara il campo per la semina futura e anche laddove la vita e l’esperienza porteranno ad un allontanamento dal campo del sapere e dell’immaginazione, i semi gettati nella prima infanzia troveranno la forza della gramigna per germogliare ancora, per intrufolarsi negli aridi margini delle banalità. Ci stupiremmo di un bambino che legge poesia? Gli riserveremmo la stessa meraviglia provata per un bambino intento ad usare un tablet con disinvoltura? Forse dovremmo spalancare la bocca in entrambi i casi perché ciò che più conta è la gioia che un bambino riesce a provare per il nuovo e il bello racchiusi nell’esperienza di ogni giorno. L’unica accortezza è quella di non commettere l’errore di ritenere una cosa più importante dell’altra e di concedere a noi stessi la possibilità di aprire il cuore alla felicità di ogni apprendimento. In questo modo il libro e il telefonino faranno parte dello stesso mondo e noi tracceremo ai piedi dei nostri figli labirinti di senso in cui perdersi vorrà dire trovare, cercare, crescere.

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