Nonno verde – Albo Illustrato

nonno verdeVince il premio Andersen per il miglior albo illustrato… “Nonno Verde” di Lane Smith!
Se il premio Andersen fosse annunciato così, come alla premiazione della notte degli Oscar vedremmo alzarsi tra le fila di poltroncine rosse gremite di gente che applaude un simpatico nonnino con cappello di paglia, stivali di gomma e molti ciuffi d’erba infilati qua e là tra la salopette di tela spessa.
Forse ci saremmo aspettati Lane Smith con i suoi lineamenti puliti e giovanili, invece scopriamo che ha preferito rimanere a casa e mandare avanti il nonno, preservando quel mistero che ogni lettore vorrebbe fosse mantenuto riguardo al volto dell’autore, quasi che quest’ultimo potesse con la sua presenza sciupare la magia di una storia che abbiamo molto amato.
Quindi eccolo qui questo attempato nonnino, dirigersi sicuro e candido a ritirare il suo premio che, a ben vedere, dovrebbe essergli dato alla carriera perché, come si legge nel libro, ha avuto davvero una vita intensa.
Una vita normale, in fin dei conti, ma al pari di tutte le vite vissute intensamente meriterebbe di essere riconosciuta come speciale.

Nonno Verdeè nato tanto tempo fa… prima dei computer, dei cellulari e della televisione“ si legge nell’albo edito in Italia dalla Rizzoli, ma la cosa che più ci colpisce è che questo signore, ormai anziano, pare essere nato in un giardino. Non c’è infatti una sola illustrazione nel libro che non profumi di alberi, di siepi di buxus o di erba. Siamo invitati pagina dopo pagina a scoprire le meraviglie di un giardino segreto e ad entrare contemporaneamente, in punta di piedi, nella storia di una vita tenera e delicata che ci sorprende per la sua poesia.
Ci troviamo immersi in un incantesimo verde reso possibile da una metafora primordiale: la vita è un giardino, un luogo magico e ancestrale dal quale, è vero, siamo stati cacciati, ma che possiamo ritrovare ogni qualvolta riusciamo a coltivare il nostro presente con cura e amore.

nonno verde 2Un viale alberato ci invita ad entrare e già ci sembra di avvertire sulla pelle il fresco dell’ombra. Nella pagina accanto un bambino con le galosce sta aprendo il rubinetto per azionare il tubo dell’acqua e innaffiare il giardino.
Un gesto semplice e meravigliosamente allegro che la dice lunga sulla qualità della vita di Nonno Verde. Quanti bambini vorrebbero poter giocare con il tubo dell’acqua e bagnare qualsiasi angolo del giardino, vialetti e muretti di cinta compresi? La meraviglia di un’infanzia non finisce qui perché il nonno “è cresciuto in una fattoria con i maiali, il grano, le carote… e le uova”. Pare strano pensare alla qualità della nostra esistenza a partire da queste piccole cose?

Mi ricordo quando, giovanissima, andai ad insegnare in un piccolo asilo di campagna in provincia di Mirandola. La prima cosa che sentii varcata la soglia fu la voce di un bambino che mi disse “Io sono Nitola Bassi e uccido i maiali tol toltello”. Il “feroce Nitola” non avrà certo saputo pronunciare la “c” dura, ma sono certa che avesse tutto un mondo con cui giocare e magari un nonno da cui imparare tante cose.
Il pronipote che racconta la storia di questo albo ha avuto sicuramente la fortuna di avere un simile maestro: il sapere di Nonno Verde, il suo amore per il giardino passa intatto nelle sue piccole mani tanto che, fino alla fine del libro, non capiamo se il bambino delle illustrazioni è il nonno o il nipote, quasi che le due entità fossero diventate una. Del resto Lane Smith ci tiene volutamente nel dubbio usando una terza persona il cui soggetto non si definisce fino all’incontro con il bambino-narratore. Lo scrittore ci dice così che in un giardino è possibile condividere storie e saperi e che lo scambio delle emozioni avviene attraverso una silenziosa magia verde che, come la linfa delle piante, è capace di ridare vita a ciò che sembra perduto per sempre.
nonno verde 4Il giardino di Nonno Verde è poi fatto anche di altre storie, quelle in grado di rendere magica l’infanzia e di gettare i semi per il futuro nel cuore dei bambini sensibili. Libri come “Il giardino segreto” o “Il meraviglioso mago di Oz” hanno messo radici non solo nei pensieri del giovane nonno instillando in lui un desiderio di fusione con la natura, ma sono diventati bellissime statue verdi nel suo giardino, c’è persino la casetta di Dorothy sollevata da un ciclone.

Nonno verde “prima si ricordava tutto; ora è abbastanza vecchio… ma le cose importanti è il giardino che le ricorda per lui” si legge nelle ultime pagine e tra le siepi di bosso ben potate anche noi possiamo leggere la sua storia.
Sappiamo che ha avuto la rosolia, che si è innamorato e che è andato in guerra. La tavola che illustra questa parte della storia è la mia preferita perché raccontare la guerra non è mai facile, ma se lo fa un giardino possiamo coglierne tutta la fragilità e la disperazione senza turbamenti: se è un albero in fiore a simulare l’esplosione del cannone, se è un aeroplano di bosso cresciuto su un ramo secco a planare nel cielo e se la perdita delle persone care è racchiusa in quel gesto tenerissimo di raccogliere un paio di occhiali caduti sul prato, allora possiamo pensare che ritrovare la pace dopo tanto smarrimento è davvero possibile.

Una volta a Villa Pallavicini a Pegli, vicino Genova, sono entrata in un giardino dimenticato; le edere avevano avvolto gli alberi e la menta e le graminacee avevano preso possesso delle vecchie giostre arrugginite. Un senso di pace e di malinconia mi ha colto al pensiero di quanta vita fosse passata su quel prato e quanta ancora, anche se in forma diversa, popolava ora quel piccolo pezzo di terra. La stessa emozione ho provato leggendo questo albo delicato che nasconde poesia in ogni dettaglio, come in quel carrellino che il bambino si trascina dietro, quasi in ogni pagina, con dentro una piccola scopa, una paletta, un paio di cesoie, un innaffiatoio, dei guanti e una bustina di semi (perché non si sa mai che ci si imbatta in un vaso vuoto).

nonno verde 3Da piccola ho tentato di coltivare un pezzetto di terra arida e argillosa nel prato davanti a casa, lo curavo con tutto l’impegno di cui ero capace: lo coprivo con l’ombrello se c’era un temporale, rivoltavo spesso le piccole zolle con un cucchiaio da cucina e spendevo tutte le mie 500 lire per sacchi di terra buona, semi e concime. Mio nonno coltivava un orto nei terreni devoluti dal comune e mi ha sempre dato dei buoni consigli e anche se alla fine non sono riuscita a raccogliere nemmeno una carota, oggi non potrei coltivare il desiderio di donare a mio figlio un giardino senza quei pomeriggi trascorsi in campagna insieme a lui.

Ecco, questo libro è così: risveglia memorie, dà respiro ai ricordi senza tristezza, dona la consapevolezza che nulla è perduto per sempre se hai accanto un giardino.
Mi piace pensare che sarebbero queste le parole di “Nonno Verde” mentre ritira il premio Andersen 2013 perché è forse nella beatitudine di una vita serena all’aria aperta che risiede il senso del nostro passato e del nostro futuro.

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