Ti cerco, ti trovo – Albo illustrato

 

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L’albo illustrato, il vero albo illustrato, è un equilibrista: tiene teso il nostro sguardo fino a quando sul filo non restano che le ultime parole, l’ultima figura.
Antony Browne, tra i più importanti autori di albi illustrati, sa come disegnare il filo della storie.
C’è qualcosa di vibrante nei suoi libri, una tensione narrativa che potremmo definire inquieta.

Due bambini, Poppy e Cy, hanno perduto il loro cane. Sono tristi e non sanno come passare il tempo. Cy propone di giocare a nascondino, Poppy è d’accordo. Uno, due, tre, quattro…
Cy ha trovato una capanna di rami nella quale nascondersi, è emozionato perché questa volta sua sorella non lo troverà così facilmente, eppure per qualche ragione inizia a tremare.
Poppy indossa un golfino rosso.

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Poppy e Cy giocano, ma il lettore continua ad avvertire un peso sul cuore perché quella prima tavola con i due bambini seduti di spalle alla finestra nella cui intelaiatura è infilata la foto del loro cane, crea un antecedente potente.
Il bosco per Antony Browne diventa sempre qualcos’altro, il posto dove i bambini sperimentano la propria solitudine, il proprio dolore o la propria disperazione. In questo albo il gioco del nascondino è doppiamente simbolico: Cy si è nascosto così bene che Poppy non riesce a trovarlo e Goldie, il loro cane, è lì fuori da qualche parte.
L’inquietudine, come sempre negli albi di questo straordinario autore, diventa la condizione necessaria per trovare una rassicurazione, la chiave con cui il doppio registro narrativo, senza sforzi, mescola conscio ed inconscio.

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La storia si svolge al tramonto. Le ombre sono lunghe, scure, ma il cielo è terso in questa bella sera d’autunno. Pare di percepire l’aria pungente.
Il bosco, sebbene così nitido e luminoso, resta un luogo misterioso, pieno di ombre, di giochi di luce: i rami, le radici e la corteccia degli alberi sembrano o celano volti, animali, addirittura cose. Antony Browne con l’albo illustrato “Nel bosco” ci aveva già chiesto di guardare meglio, di restare vigili, ma qui l’invito è ancora più esplicito: il lettore deve giocare a nascondino con Poppy e Cy. Cosa si nasconde nel bosco? Per Antony Browne il bosco è come una seconda dimensione, un paesaggio peculiare dove si esercitano forze potenti, il luogo del nascondimento per eccellenza. Ed è lì che bisogna inoltrarsi per capire, sentire, percepire la natura umana, quella delle cose e perfino la ieraticità dei manufatti.

Il gioco del nascondino è un gioco antico, forse il gioco simbolico più antico di tutti, quasi un rito iniziatico. C’è una preda, c’è un cacciatore e c’è una tana, quella che ti salva e ti libera, e quella dove ti nascondi, ma che non ti può tenere al sicuro per sempre. Nel libro di Antony Browne, il lettore interpreta entrambe le parti – quella del cercatore e quella della preda – perché è questo che fa la letteratura, ci dà la possibilità di sperimentare e scambiare i ruoli, di attraversare i boschi, da quelli delle fiabe a quelli degli albi.

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Antony Browne però non ci lascia mai senza un lieto fine, per questo autore le storie sono un dono, un luogo dove coltivare la speranza; ma come per le fiabe, non è possibile giungere ad una conclusione risolutiva senza aver intrapreso il cammino del bosco, letteralmente. Bisogna avere paura, addentrarsi nel profondo di noi stessi, perdersi per ritrovarsi. In principio si sta sulla soglia – come i due bambini restano sull’orlo della cornice della terza tavola – si ascolta, si valuta, si sta in attesa, si trattiene il fiato. Poi il gioco inizia.

Ma quando il gioco finisce viene da chiedersi: chi stava cercando chi? Quanto la paura di Cy di non essere trovato era dovuta ad un rapporto empatico con il cagnolino perduto? Sono le domande aperte e lasciate sottese a fare di questo albo un libro degno di essere sfogliato con attenzione.
Lo sfondo della tavola finale crea l’ultimo potente spaesamento della storia: quella corsa dei due bambini verso la casa-roulotte, parcheggiata in un bosco dietro ad un palazzone di periferia, pone nuovi dubbi, suggerendo una prospettiva diversa rispetto a quanto ci aveva raccontato la prima tavola. Il nostro sentire cambia radicalmente e mette in luce qualcosa su cui inizialmente non avevamo posato lo sguardo. Senza dare troppe spiegazioni, ma solo attraverso un’illustrazione vivida, potente e precisa, Antony Browne ci invita ad osservare la realtà con occhi più attenti.

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