Il racconto narra la storia di Ernesto, che dopo il primo giorno di scuola decide che non vi andrà mai più perché lì gli viene insegnato solo quello che non sa. Avete letto bene: quello che non sa.
Per il lettore – specialmente per il lettore adulto, ma probabilmente anche per il lettore bambino – tutto ciò è sconvolgente. Non ci hanno sempre detto che bisogna andare a scuola per imparare proprio ciò che non sappiamo?
Eppure Ernesto rompe ogni logica del consenso, ci espone ad un pensiero intriso di una libertà debordante; ma questa visione indipendente e forte lo porta ad ascoltare l’innocenza dell’universo che egli osserva e riconosce dentro di sé piuttosto che le lettere e i numeri di un sussidiario.
Marguerite Duras ci mette di fronte ad un racconto che esercita su di noi una resistenza così congenita alla libertà di pensiero da risultare fastidioso. Di fronte ad Ernesto siamo intimamente dilaniati: qualcosa in lui ci attrae inesorabilmente, ma dall’altro lato anche noi vorremmo gridare, alla stregua del maestro che si trova a discorrere con questo strano bambino, il nostro secco:
“NO! Non è così che funziona, Ernesto”.
Insomma, miei cari lettori, di Ah! Ernesto potrei parlare per ore ed ore. Siamo di fronte ad un capolavoro.
Ve ne parlo qui, in una mia recensione https://www.radicelabirinto.it/ahernesto/
E ve ne parlo sia nella conferenza Emozioni e sentimenti, e sia nella conferenza sul Perturbante, le prime due di un progetto di cicli di conferenze per sviluppare e approfondire in modo nuovo alcuni argomenti centrali della letteratura per bambini e ragazzi.
Per saperne di più https://www.radicelabirinto.it/formazione/i-corsi-online-di-alessia/