Ci sono sempre diversi punti di vista nei romanzi di Rumer Godden: benché sia facile individuare il protagonista, non fluttuano mai come fantasmi i personaggi secondari delle sue trame, ma ciascuno di essi acquista, anche se con brevi pennellate, uno spessore interessante non solo ai fini della storia, ma nell’immaginario del lettore.

In Bambole Giapponesi in particolare, uno dei punti di vista è del tutto inaspettato perché è quello di due bambole di fine ceramica dai tratti orientali con kimono ricamati, Fiore e Felicità, che viaggiano dall’America all’Inghilterra desiderando diventare il balocco di una bambina rispettosa e gentile.

Hanno una voce propria queste due bamboline giapponesi che, nel destino del loro desiderio, intrecciano il destino di Nona, una bambina da poco trasferitesi dall’India all’Inghilterra, che si sente sola e incompresa, che ha paura della città, dei nuovi rapporti familiari e di essere se stessa. Come negli altri splendidi racconti di Rumer Godden (1907 -1998) il nucleo luminoso della storia è il di svelarsi di una solitudine, anzi più di una, che si schiude al tepore dell’affetto e della dedizione.

Di Bambole Giapponesi non vi vorrei raccontare la trama, ma la delicatezza con cui l’autrice ci porta a percorrere un piccolo tratto della vita di Nona, un pezzo di cammino che inaspettatamente concorre a disegnare la strada futura di un’intera esistenza.

Ma non lasciatevi ingannare dall’apparente semplicità del racconto: lo sbocciare della bambine di Rumer Godden non è mai privo di dolore o di tristezza; tuttavia sotto la sua penna sapiente gli ostacoli della vita diventano così importanti da risultare necessari alla vita stessa.

Come si può crescere infatti senza affrontare il cambiamento, senza accogliere le avversità, senza incontrare gli altri?

E nei romanzi di Rumer Godden non è solo la protagonista, in questo caso Nona, a maturare, ma tutte le persone che la circondano: dalla famiglia che la adotta fino al libraio di quartiere, tutti sono investiti di responsabilità e travolti dalla bellezza di un’onda gentile che giorno dopo giorno porta doni dal mare profondo.

Questa scrittrice è capace di una lievità e di una dolcezza così potenti che le sue storie risultano davvero speciali, e se il lieto fine è assicurato e forse a volte perfino troppo perfetto, c’è una tale sensazione di tenerezza nelle sue trame da avvolgere il cuore in una sensazione di gioia e tranquillità.

In Rumer Godden la voce è autentica, mai banale, le situazioni che descrive non sono mai prive di controluce, di momenti difficili, di quella durezza che la vita degli emarginati o dei diversi porta quasi sempre con sé. Ma ogni sentimento, anche quello più oscuro, è affrontato con rispetto e tatto, come se l’autrice avesse pudore dei suoi stessi personaggi, indagati con discrezione, mantenendo sempre la giusta distanza tra l’eccessivo coinvolgimento che sempre arrischia il narratore onnisciente, e la voce impersonale di un racconto di cronaca.

Della stessa autrice consiglio La bambina selvaggia (che potete trovare qui https://www.radicelabirinto.it/prodotto/la-bambina-selvaggia/ ).

Per accendere lo sguardo degli adulti che vogliono riscoprirsi lettori consiglio Nella città una rosa. Lo trovate qui https://www.radicelabirinto.it/prodotto/nella-citta-una-rosa/