Le trame ben costruite possono avvicinare i bambini alle storie e quindi al mondo, inteso sia nella sua accezione di creato – con le piante, gli animali, le pietre, l’acqua, la terra… – sia come insieme di voci e pensieri. E considerando questa vicinanza tanto stretta con gli esseri viventi non potevo non tenere in considerazione anche la dimensione spirituale dei bambini, almeno nel modo in cui può essere percepita da un punto di vista particolare: quello della scrittura e della lettura condivisa.

Tenere aperta questa sorgente di meraviglia, nutrendo quella che potremmo chiamare intelligenza esistenziale potrebbe rivelarsi un autentico dono per la vita interiore.

Questa è una fiaba che a mio avviso tiene insieme, seppure nascostamente, tutte queste cose: si tratta de “Il principe felice” di Oscar Wilde, una fiaba che da piccola amavo moltissimo.

Non vi è dubbio che qui si è al cospetto di una fiaba non solo dall’altissima fattura letteraria (la lingua è quella forbita e splendente di Oscar Wilde),una fiaba autografa, di una narrazione che non ha un corrispettivo nel racconto popolare. Oscar Wilde la scrive per i suoi bambini (era un grande affabulatore) e la inventa ex novo, prendendo a piene mani parole e immagini dalla sua sconfinata e fervida fantasia.

Si può quindi dire che rispetto al racconto popolare questa fiaba contenga meno sostrati, “meno vecchine”, per dirla con il mio rito del “C’era una volta”, perché le sue radici non affondano in un passato lontanissimo. E se è indubbio che nel “Principe felice” si avvertano i valori dell’autore (la sua ironia così come la sua concezione di amore e compassione emergono ad ogni passo), è anche vero che Oscar Wilde, come Hans Christian Andersen, rientra in quella piccolissima rosa di “inventori di fiabe” che è riuscita a non tradire il genere – seppur aggiungendo una vena psicologica e molti orpelli linguistici – tanto che queste fiabe autografe hanno finito per far parte, in modo quasi indistinto, dello stesso immaginario da cui recuperiamo titoli come Biancaneve, Cenerentola, Hansel e Gretel…ovvero dal repertorio letterario/popolare dei fratelli Grimm e di Perrault.

In questa fiaba c’è un dialogo sempre aperto con la natura e la morte, una spiritualità profonda e quieta, e la famiglia del mondo di cui prendersi cura. E c’è una rondine, il cuore di un Principe e le ali di un angelo che viene a raccogliere ciò che di più prezioso riesce a trovare sulla terra.

Ps. Questo volume riunisce le due raccolte: Il principe felice e altre fiabe e La casa dei melograni. Scritte dall’autore per i figli con intento educativo, fiabe e storie alludono sottilmente alle contraddizioni dalla morale vittoriana. Troviamo tra gli altri un Principe felice che non è poi così felice e un Gigante egoista che impara ad amare i bambini, ma anche un Razzo ragguardevole e un tormentato Figlio delle Stelle. Le illustrazioni di Mauro Evangelista interpretano ed esaltano l’incanto di una scrittura precisa e musicale.