Il buon libro per bambini è spesso legato a buoni contesti culturali: a famiglie di lettori e a scuole seguite da un coordinamento pedagogico qualificato. Non è detto che questi ambienti sappiano individuare il buon libro da quello meno buono, ma di certo sono contesti in cui il libro approda non solo con disinvoltura, ma anche con la volontà di fare bene.
“Il fare bene” è associato all’idea – non sempre consapevole – che un bambino lettore possa diventare più intelligente, capace, disponibile e più ricco (di vocaboli e linguaggi ); e questo non tanto rispetto agli altri bambini, ma rispetto ad un ideale promosso dalla società contemporanea che veicola un’infanzia performante, sensibile e foriera di un futuro migliore.

Chiaramente in veste di libraia vorrei specificare che i buoni libri e le buone storie sono decisamente più efficaci per far attecchire una visione del mondo e di sè veramente ricca, ma non è di questo che oggi mi preme parlare. Vorrei invece tener buono il fatto che indipendentemente dal libro, un bambino che legge ha molte probabilità di acquisire una consapevolezza di sè e del mondo piuttosto forte.

Le capacità che i bambini sviluppano a partire dai libri ( ma potrei dire anche da altri stimoli a loro disposizione ) e in particolare la capacità di leggere il mondo e se stessi non corrispondono poi alla sperimentazione delle capacità stesse. I bambini sono molto soli. Isolati mi viene da dire. In buona sostanza soffrono di grandi solitudini. (Con un gioco di parole mi verrebbe anche da dire che sono “piccoli soli”, astri splendenti, solitari e venerati, delle loro  galassie famigliari).

I bambini possono passare molte ore davanti alla grande affabulatrice dei nostri salotti, la televisione; quando hanno occasione di stare in società vengono incoraggiati a giocare con tablet e telefoni per non disturbare; e anche quando non sono impegnati in queste attività, perché possiedono genitori attenti e lungimiranti, hanno comunque scarse possibilità di incontrare altri bambini in contesti liberi, ovvero aldilà della scuola o di tutte quelle circostanze in cui l’adulto è sempre estremamente presente (perfino al parco giochi).

Giocare per un bambino è tutto, forse, più che leggere. Se i bambini leggessero e giocassero sarebbe davvero magnifico. Perché, dunque, avere questo libro nella propria libreria domestica, non potrebbe essere un valido inizio?

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