“La voce delle ombre” si muove, devo dire con grande agilità dato il peso specifico dell’argomento, sul delicato confine che separa nell’immaginario comune, spiriti, fantasmi e anime. Siamo nel 1600 sotto il regno di Carlo I e l’eco dell’inquisizione è ancora forte e presente. In questo romanzo ci troviamo di fronte alla trama meno complessa della Hardinge; tuttavia non mancano colpi di scena e passaggi narrativi di notevole pregio. Per la densità e la difficoltà del tema, l’autrice cede ogni tanto il passo al grottesco, specie nella seconda parte del romanzo, ma Makepeace, la ragazza protagonista del racconto, risulta sempre credibile. In effetti è attraverso di lei che l’autrice dona al lettore una chiave di lettura efficace, tenendolo costantemente in bilico tra razionalità, compassione e occultismo, e consegnandoli un romanzo che pone domande non scontate sulla vita e la morte.