Il libro si compone unicamente di disegni a matita. I dialoghi, del resto, sarebbero stati superflui e avrebbero indubbiamente allontanato il lettore dal coinvolgimento emotivo totale. Non possiamo dar torto a Shaun Tan quando parla della potenza del “racconto silenzioso”:

“…Non solo nella rimozione della distrazione che possono dare le parole, ma nel rallentare indirettamente il lettore in modo che esso si concentri su ogni piccolo oggetto e azione, come pure riflettere in molti modi sulla storia in generale. Non c’è alcuna guida con riferimento a come le immagini potrebbero essere interpretate e noi dobbiamo da soli esaminarle in cerca del loro significato. Le parole hanno un’influenza notevole sulla nostra attenzione e sul modo in cui interpretiamo le immagini concomitanti: nella loro assenza, un’immagine può avere spesso un significato più concettuale e invitare a un’attenzione più duratura da parte del lettore”.

Errore di pregiudizio, dunque, collocare un’opera del genere nella categoria dei libri illustrati per ragazzi, oppure pensare che sia rivolta al pubblico della nicchia fumettistica: Shaun Tan è autore di un capolavoro assoluto che, oltre a trovare unanime plauso, è destinato a rimanere pietra miliare nell’editoria di questo secolo. E’ doveroso ritagliarsi un paio d’ore di silenziosa solitudine, assistiti da una luce calda e non invadente che ponga in rilievo il suggestivo effetto di “stampa fotografica d’inizio novecento” che contraddistingue questi disegni.

Un albo esemplare, un capolavoro, un silent book che tutti dovrebbero avere nella propria libreria, specie se sono lettori-viaggiatori.

“Gran parte di questo libro è ispirata ad aneddoti raccontati da migranti di varie nazionalità ed epoche, compresi quelli di mio padre, che dalla Malesia emigrò in Australia occidentale nel 1960”.

Non vi resta che scoprirlo.