Siamo nella campagna inglese degli anni ’70. Mary Smith viene mandata da una prozia a passare la fine dell’estate. I suoi genitori sono in viaggio e sua sorella e fratello gemelli, più grandi di lei di cinque anni, sono ospiti a casa di amici. Mary si sente molto sfortunata: ha un nome banale, non sa fare nulla di speciale, è timida e riservata… insomma non crede di essere una bambina interessante. Poi incontra Tib, un piccolo gatto nero dagli occhi color smeraldo. Il giardiniere dice che è da un po’ che vede il gattino aggirarsi in cortile. Mary lo elegge a suo compagno di giochi, ma Tib è pur sempre un gatto, anzi un gatto piuttosto singolare e intelligente data la sua capacità di farsi intendere pur non dicendo nulla. Appare e scompare quando gli pare e piace. Seguendolo Mary troverà nel bosco qualcosa di raro e speciale. Nel frattempo il giardiniere le affida una piccola scopa per aiutarlo a raccogliere le foglie secche nel patio. Mary si impegna più che può – anche se Tib salta continuamente nel mucchio di foglie – ma all’improvviso la piccola scopa…

La scrittura di Mary Stewart è incantevole, è una melodia che aumenta via via d’intensità: dai grigi delle prime scene – pioggia, malinconia, donne anziane – ai verdi dorati della campagna inglese – boschi, ruscelli, vigneti -; dai gialli di una giornata di sole – foglie secche, dalie, rami di saggina -, ai blu della notte – stelle, vento, lago nebbioso.

In questo piccolo romanzo-gioiello ci sono quadri meravigliosi dipinti con precisione e amore.