Ho sempre amato la mitologia, le leggende, le fiabe, le storie e le biografie. “Omero è stato qui” è tutte queste cose insieme. La Nadia bambina che ascolta e studia, e la Nadia adulta che ricorda e scrive ci regalano una piccola antologia in cui ritrovare intatto lo spirito bambino, il tempo del focolare e il fascino imperturito di luoghi che ancora oggi conservano il sapore antico di miti e leggende.

Mi sembra che questo libro, che è di fatto una raccolta di racconti, sia un invito a ritrovare qualcosa di profondo che ognuno di noi suppongo custodisca. In primo luogo il senso di appartenenza ad una terra. E i luoghi non sono solo luoghi, ma storie di luoghi, perché non posso sentire quelle campane senza che la memria si impregni immediatamente di sensazioni, parole e racconti. E forse così è stato per tutti in qualsiasi tempo, a qualsiasi latitudine: la memoria personale e quella dei luoghi ha vivificato colline, montagne, strade; ha intessuto miti, racconti, leggende intorno ad angoli di mondo; ha fatto sì che un pilone, uno stretto, una piazza si siano fatti scrigno di memoria e di vita, tanta vita, di cui ora noi siamo parte.

E a rendere viva la memoria dei luoghi, ci sono le voci. Voci che parlano, voci che raccontano, voci che sussurrano. Nadia Terranova raccoglie queste voci e le dipana lungo tutto il libro, come srotolasse contemporaneamente il gomitolo dei suoi giorni e quello di un tempo mitico e lontano. L’intreccio che ne esce è lieve, sapiente (del resto siamo nelle mani di una scrittrice talentuosa).

Sorprende accorgersi che in questo libro ci siano sempre accanto a noi due io narranti: la donna e la bambina, impossibile scindere l’una dall’altra.

Tutte le storie sono vere nel momente e nel modo in cui decidiamo che lo sono. Qui ho scelto le versioni che erano vere per la bambina che sono stata, la bambini che ascoltava e leggeva, e le ho narrate nel modo in cui le ho sempre ri-narrate a me stessa prima che agli altri.

Narrare a se stessi è un atto importante, così frequente forse da rischiare di diventare banale o insignificante. E’ bello che Nadia Terranova ci ricordi di quanto un gesto tanto semplice stabilica quale sia per noi il confine tra finzione e reraltà.

Prima di raccontare fiabe, miti e leggende ai nostri figli è a noi che dobbiamo ricordarle, annodando stretto il tempo del mito con quello dell’infanzia, il tempo dei luoghi con quello delle storie. “Omero è stato qui” di Nadia Terranova, sarà senz’altro un valido aiuto.