Alla mostra internazione del libro per ragazzi di Bologna c’è un muro, o meglio, una serie di pannelli che nel giro di poche ore dall’apertura della fiera, si riempiono di illustrazioni, biglietti da visita, cartoline e manifesti. Sono le preghiere dei giovani illustratori che sperano di essere notati da qualche editore e di iniziare a lavorare. Amo dedicare tempo a questa parte della fiera dai più bistrattata, perché il muro mi ha sempre raccontato molte cose: quali sono gli stili più seguiti del momento, quali soggetti fanno capolino tra gli altri, qual è il livello di cura con cui gli aspiranti illustratori presentano il proprio lavoro, anche se si tratta di esporre una singola immagine. Insomma, il muro rivela il mondo sommerso sotto lo smagliante universo degli stand allestiti, è l’iceberg che spinge in superficie le tavole selezionate per la mostra degli illustratori, ed è in grado di farci sentire quale eco gli illustratori più affermati producono su chi è alle prime armi (o quasi).

Certo, il muro è solo una parte del vasto panorama che si può ammirare alla fiera del libro di Bologna, e può non essere una boccata di aria fresca come passeggiare tra le tavole degli illustratori selezionati; ma sicuramente è un punto privilegiato da cui osservare una fetta importante del mercato dell’editoria per l’infanzia, ricordando che le poetiche che il muro esprime sono molto più vicine al pubblico medio di una libreria per ragazzi di quanto non si creda.

A volte poi può capitare che alcuni aspiranti illustratori “da muro” siano divenuti illustratori importanti, e può essere divertente guardare quei pannelli densamente popolati, formulando scommesse. Quest’anno non ho notato nulla di rilevante, niente di nuovo sotto il sole e questo un po’ mi preoccupa.
Di contro, passeggiando quattro giorni per la fiera, mi è parso di cogliere un cambiamento che aspettavo da tempo, ovvero un ritorno all’illustrazione figurativa.

Joanna Concejo, da me incontrata per la prima volta proprio in fiera, fa parte di questo cambiamento, ovvero tavole dai colori spenti, spesso disegnate a matita, dalle forme allungate e dalle ombre dense che evocano atmosfere surreali, illustrazioni dove la rarefazione narrativa è aumentata o sublimata dal livello onirico della rappresentazione.

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