Un albo per finti intenditori.

Sono certa che le illustrazioni vi stiano già respingendo, e potrebbe essere ancora peggio con la storia; vi domanderete “Ma di cosa parla mai questo libro?”; “Che storia è? Non dice nulla.”
Eppure questo albo è tutt’altro che un libro vacuo e non è nemmeno un libro dallo spirito orientale dove le storie, come quella di “Ciri e Cirirì” (Terre di mezzo), vivono sospese in un “senza tempo” che basta a se stesso.

Al contrario “Si può avere la luna?” è un libro denso pur dipanandosi con estrema semplicità.

La storia è quella di Volpe e di Asino, due animali che hanno imparato ad adattarsi, chi più chi meno, alla vita di città. Come da tradizione la volpe è più scaltra, mentre l’asino, pur sgobbando da mattina a sera, non riesce a condurre un’esistenza soddisfacente. Sono amici. La volpe si chiama Clive (ma non è il suo vero nome, solo le altre volpi possono conoscerlo) e l’asino Humprhey.

Humprhey non se la passa un granché bene, ma Clive gli fa notare una busta azzurra nella borsa che Humprhey porta con sè. La busta contiene due biglietti per il teatro. Così i due vanno a vedere la prima di “Si può avere la luna?”. Il finale dello spettacolo, scrive Tohby Riddle, è agrodolce, come la vita. L’asino si commuove, e non sarà l’unica volta in questa incantevole serata dove tutto sembra un dono. Il libro di chiude con i due amici che si augurano la buonanotte abbracciandosi.

Tutto qui? Voi direte. Sì, finalmente tutto qui. Ho letto il libro con il terrore di trovare una chiosa e invece il libro resta intatto come un piccolo miracolo.

Vi ho convinti?