Cinquantasei racconti da gustarsi come cioccolatini, alcuni dal sapore più dolce, altri leggermente aciduli e alcuni con un punta di peperoncino. Un libro da sfogliare passo a passo o da consultare all’indice cercando il titolo che ci ispira di più; cosa preferite? Andare in ordine o saltare da un disegno all’altro di Matticchio? Sono schizzi anche i suoi, come li furono quelli di Bruno Munari per le “Favole al telefono”, suggestioni veloci – benché più didascaliche rispetto all’impronta munariana , ma mai scontate – lasciate a fondo pagina, a matita, in calce a quasi a tutti i racconti.

I racconti sono deliziosi: da Tre volte bau, a Sette per trette, da L’orso non dorme (un vero e proprio omaggio alla lettura) ad Aurelio abbraccia la Luna.

Il lettore si troverà davanti ad una lunga carrellata di scenari e situazioni differenti, sorriderà, si commuoverà, si immergerà in un libro che, come una scatola di cioccolatini assortiti, si vorrebbe non finisse mai.
Ha il sapore di una piccola parabola, ma senza la morale, una storiella da tenere in tasca per i momenti migliori (o peggiori), parole inanellate così bene da essere donate come una collana di perline.

Se non sono riuscita ad insaporire il vostro appetito, potete leggere l’intera recensione qui https://www.radicelabirinto.it/ultimo-venne-il-verme/

In una diretta Instagram  (che potete ascoltare qui https://www.instagram.com/p/CT7qXO3AUAr/) lo intreccio al libro L’orologio meccanico di Philip Pullman (che potete trovare qui https://www.radicelabirinto.it/prodotto/lorologio-meccanico/), e al libro I figli di mastro vetraio di Maria Gripe (che potete trovare qui https://www.radicelabirinto.it/prodotto/i-figli-del-mastro-vetraio/).