Il Piccolo Regno di Wu Ming 4, riporta come sottotitolo “una storia d’estate”, ma è molto di più. E’ la storia di un’infanzia che supera l’ultima delle tre soglie che la separano dall’età adulta: la prima è quella della scoperta dell’altro, la seconda è la scoperta del sé, la terza è la scoperta del male.
Ad ogni attraversamento si diventa più consapevoli di essere parte di un ciclo di vite intrecciate le une alle altre, di percepire l’esistenza come la somma di luci e di ombre, di ricordi e dimenticanze, di gioie e dolori.
Nel piccolo regno circoscritto tra la casa, il villaggio, il bosco e il fiume di una campagna inglese a cavallo tra le due grandi guerre, quattro bambini, capaci ancora di tradurre i segni invisibili della natura, di comprendere i gesti e i silenzi degli adulti più che le loro parole, vivono una storia di amicizia e fratellanza.
I bambini sono quattro cugini: Julius, Ariadne, Fedro e il protagonista – di cui non conosciamo il nome – che trascrive i suoi ricordi in prima persona.
Un prologo ed un epilogo incorniciano Il Piccolo Regno e gli conferiscono quella sospensione mitica capace di rendere questa storia d’estate importante anche per il lettore, efficacemente trasportato.
Libro, questo, che cito nella conferenza sul Perturbante, la seconda di un progetto di cicli di conferenze per sviluppare e approfondire in modo nuovo alcuni argomenti centrali della letteratura per bambini e ragazzi.
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