GELATO di Elisabetta Pica e Silvia Borando, Minibombo 2018.
La caratteristica degli albi illustrati più riusciti della casa editrice Minibombo è certamente il quid narrativo. Potremmo definire il quid di Silvia Borando e di Elisabetta Pica (qui coautrice) come un piccolo fuoco d’artificio che rapido si apre nel cielo lasciandoci il sorriso sulle labbra. La vena narrativa di questa autrice (che è anche fondatrice della casa editrice Minibombo) è fresca, dinamica e piuttosto frizzante. I suoi libri più che contenere delle vere e proprie storie, si strutturano, potremmo dire, come sketch letterari.
Nato in ambito teatrale lo sketch è una breve scenetta comica o di contenuto leggero interpretata da uno o più attori. Grazie alla sua brevità lo sketch può essere utilizzato in diverse occasioni: alternato con altri numeri di intrattenimento, come intermezzo in contesti seri o unito ad altri sketch per formare uno spettacolo (quest’ultimo modo ben si adatta al mezzo televisivo).
Ragionando in termini di sketch letterari (definizione che è giusto specificare ho coniato io or ora e che potrebbe non essere condivisibile), gli albi di Minibombo – perché senz’altro di albi si tratta data la forte interconnessione tra testo e immagini – sono sempre piuttosto brevi e di segno pulito e lineare. Anche il formato è perfettamente allineato: un libro di media dimensione, dalla copertina cartonata, facile da infilare in borsa ed essere portato in giro all’occorrenza.
E se lo sketch è un genere nato a teatro dove lo sguardo, la voce e la mimica dell’attore contribuiscono in massima parte al gusto della storia, gli albi di Minibombo, sia nel loro formato che nella loro struttura grafica e tipografica, traducono la voglia del lettore di leggere il libro ad alta voce, aggiungendo alla già spiccata ironia della trama quel pizzico di drammaticità in più che qui non guasta affatto. (È da sottolineare, e da encomiare, il fatto che l’ironia negli albi di Minibombo sia sempre commisurata all’età dei suoi lettori di riferimento – bambini di tre o quattro anni)
In questo senso il testo e le illustrazioni dunque devono essere immediatamente intelleggibili e riconoscibili: i colori sono netti, rinchiusi in campiture precise, il carattere tipografico grande ed eloquente, i personaggi semplificati al massimo. Nel caso di “Gelato” il protagonista – un bambino di circa tre anni – è disegnato in modo che le sue espressioni facciali risultino subito emotivamente decifrabili. Lui desidera, vuole e pretende un gelato, ma il padre glielo nega ripetutamente.
I colori e la struttura dello sketch potrebbero far pensare ad un libro aspirina sui capricci o peggio ad un libro manuale sulle emozioni… invece come in tutti i buoni sketch che si rispettino il finale è spiazzante e imprevisto. E attenzione, non parlo della penultima pagina (che potrebbe trarci in inganno e farci credere che stiamo acquistando l’ennesimo albo per insegnare ad un bambino ad essere educato), ma dell’ultima silenziosissima (ma eloquentissima) illustrazione che ovviamente non vi svelerò nemmeno sotto tortura.
Un nuovo inchino allo spirito arguto di Silvia Borando che con la pubblicazione di questo albo riesce con ironia sottile a fare una critica, neanche tanto velata, a tutti i libri aspirina del mondo e contemporaneamente a doppiare il successo di “Guarda fuori” uscito proprio per Natale 2017.
E visto che anche “Gelato” esce vicino a Natale 2018, mi permetto di fare un augurio alla casa Minibombo e ancor di più alla sua editrice e scrittrice numero uno Silvia Borando: l’augurio di provare un domani a portare questo bel guizzo narrativo oltre le pagine di un albo illustrato a “sketch” per donarci una storia (illustrata o no) altrettanto ben costruita, una storia che ammicchi meno allo sketch televisivo o teatrale, per approdare ad una narrativa più complessa. Silvia Borando ha tutte le carte in regola per tentare il salto.
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