Raccontami

Le date di questo seminario per l'anno 2018/2019 sono in via di definizione.

A chi si rivolge:

Il seminario si rivolge a tutti coloro che amano le fiabe e desiderano riscoprire la bellezza del racconto orale.

 

Premessa

Il mio trisnonno si chiamava Massimiliano, era nato nel 1873 a Guiglia, un paesino degli appennini modenesi, e non aveva frequentato la scuola elementare. Faceva il contadino e alla sera, nella stalla, tra l’alito caldo delle mucche e il profumo del fieno, raccontava ai suoi numerosi nipoti le storie della vita agreste e le fiabe della tradizione.
“Quante ne sapeva!” mi dice oggi la mia cara nonna che di anni ne ha 87. “Noi ci sedevamo intorno a lui e il nonno raccontava e raccontava. Ah se potessi ricordarmele tutte!”.

Mio nonno faceva il ferroviere così lo Stato gli aveva concesso di abitare nella casa cantoniera della stazione centrale di Modena, Passavo molto tempo con la nonna e a volte andavo a dormire nel suo letto.
Ricordo le lenzuola ruvide di cotone, l’odore del nonno sul cuscino e le mie fiabe preferite: Prezzemolina, dove compariva il Pitofè – “Non ho mangiato né bevuto, il Pitofè non ho veduto” – e La bella dai capelli d’oro, dove le stoviglie parlavano e la scopa faceva la spia alla strega.

Mentre la nonna raccontava al buio, io guardavo le luci che gli scuri disegnavano sul soffitto e sentivo i treni passare. La stanza da letto della nonna era la più fredda della casa – ancora oggi lei non accende il calorifero dove dorme – e io mi rincantucciavo contro il suo corpo soffice avvolto in una camicia da notte di flanella, infilavo i miei piedi tra le sue gambe e cercavo di rimanere il più immobile possibile.

 

L’importanza dell’imprinting

Non è facile oggi parlare di narrazione. In libreria bisogna sempre specificare ai genitori che si prenotano per Il focolare delle fiabe, che una narrazione non è né una lettura ad alta voce né tanto meno una “lettura animata”.

Si può capire meglio il valore di una fiaba raccontata a memoria e distinguerla da una lettura ad alta voce se abbiamo avuto un imprinting: se durante l’infanzia, qualcuno ha narrato per noi  sarà più facile riscoprirsi narratori e riaccendere la fiamma del proprio focolare domestico, perché qualcosa di estremamente potente si imprime nell’immaginazione, un incanto che travalica il tempo e sa riemergere quando richiamato.

Ma che ne è oggi del racconto orale?

 

Siamo esseri narranti

Ogni essere umano ha il diritto di essere accompagnato nella consapevolezza di percepirsi come un essere narrante. Ognuno di noi è infatti la somma delle storie che ha vissuto o ascoltato, storie che come nel mito, si intrecciano continuamente.

Da sempre nel bosco si nasconde un patrimonio collettivo di saperi e competenze che ha trovato nella fiaba il modo più semplice ed efficace di palesarsi.

La fiaba è una miniera di tesori, un luogo fertile in cui seminare le esigenze della propria immaginazione.
Le fiabe anche nei loro aspetti più grotteschi e oscuri, ci educano ad affinare l’istinto, il senso critico e l’intelligenza. Le fiabe, dall’alba dei tempi, costruiscono in noi un cuore intelligente.

 

Il racconto orale

Strumento principe in tale processo è il racconto orale attraverso il quale si riconquista la forza del pensiero e la capacità di immaginare. Rafforzando l’immaginazione e la volontà le storie diventeranno la fonte primaria di ispirazione, mondi dai confini indefiniti nei quali rincorrere la propria voglia di scoprire e domandare.

C’è stato un tempo in cui narrare era un gesto quotidiano e in cui le fiabe rotolavano come biglie dorate di bocca in bocca.

C’è spazio nella contemporaneità per l’illud tempus, ovvero per il C'era una volta?

 

Aspirazioni

 

Questo Seminario aspira a riportare agli iscritti l'incanto del rito del focolare. Spogliando la voce di ogni enfasi  ridaremo suono e colore alle parole della fiaba.

Il racconto del focolare è un racconto intimo che non ha nulla a che vedere con l’attorialità né con l’animazione. E’ un rito che avvicina i bambini al proprio immaginario interno, che semina la bellezza delle parole, che apre le porte alla narrativa e all’ascolto. E se dobbiamo dimenticare ogni velleità attoriale (è proprio necessario a mio avviso per instaurare un vero legame tra il bambino, la storia e il narratore), il racconto orale esige la sapienza delle parole.

Il focolare è un luogo di quiete, dove il tempo si dilata, dove si impara la pazienza, virtù necessaria se si desidera incoraggiare nei bambini un orecchio d’oro e nel narratore una lingua sapiente. Bisogna provare e riprovare, narrare e narrare. Le parole del focolare si costruiscono, parole che nascono nel caldo di una stalla e che possono anche essere semplici senza per questo risultare povere.

Le parole delle fiabe sono precise, scarne e splendenti come quelle che Calvino o i fratelli Grimm attinsero dal repertorio popolare italiano e tedesco.

Un’operazione di semplificazione che richiede costante vigilanza e cura, una narrazione che impone alla memoria di non fissarsi, ma che, al tempo stesso, esige parole esatte.

Narrare nel focolare è  fonte di piacere e di gioia, guardare negli occhi chi ascolta e sentire che il solco narrativo si disegna vivo e vibrante tra il narratore e i bambini, permette di instaurare con loro una relazione affettiva profonda.

E questo non avviene solo con i più piccoli, seppure spesso molto più disponibili all’incanto, ma anche con gli adulti, a cui le fiabe non devono essere mai negate.

Per narrare bisogna articolare il pensiero, imparare a vedere prima di enunciare; queste capacità si possono senza dubbio coltivare, e risulteranno utili non solo nel raccontare una fiaba, ma in molti altri ambiti, perché saper parlare significa incantare, guidare, spronare, incuriosire, tenere l’attenzione.

 

Percorso

A partire dalle fiabe della tradizione nordica e italiana getteremo luce sul repertorio fiabesco. Protetti dalla fiamma benevola della Baba Jaga, figura straordinaria e liminare tra il buio e la luce, porremo le basi per un’educazione estetica, ovvero un’educazione al sentire, coltivando in noi un cuore e un orecchio d’oro.

 

Durante la giornata si narrerà e si lavorerà con il corpo e la voce.
Si cucirà e canterà e si starà in ascolto.


Modalità e Costi

 

Per i privati

Un Seminario di una giornata aperto ai singoli utenti.

Il seminario si svolge dalle ore 10 alle ore 18 con una pausa pranzo di 1 ora e mezza dalle 13 alle 14:30 e piccoli intervalli di 10 muniti durante il seminario.

 

Il costo a persona è di 80 euro.

E' possibile utilizzare per il pagamento la CARTA DEL DOCENTE.

 

Il seminario si svolge a Scuola Radice, sede dell'Associazione di promozione sociale senza scopo di lucro “Radice”, in Via Traversa S.Giorgio, 22 a Carpi. Possibilità di parcheggio in loco.

Il seminario si attiva al raggiungimento di 20 iscritti.

Per prenotarsi scrivere a info@radicelabirinto.it

Per agevolare gli iscritti e non dover spostare nuovamente l'automobile, il pranzo a buffet (prevalentemente vegetariano) è a cura dell'Associazione “Radice”.

Ha un costo – aggiuntivo - di 10 euro a persona. Il pranzo si paga in loco.

Attestato:
Alla fine del seminario verrà rilasciato un attestato di partecipazione.

Per ENTI E BIBLIOTECHE

 

Un Seminario della durata di una giornata presso una Biblioteca o un Ente.

Il seminario dura una giornata, dalle 10 alle 18 con una pausa pranzo di 1 ora e mezza e piccoli intervalli di 10 muniti durante il seminario.

Il seminario può essere svolto in qualsiasi luogo si abbia a disposizione una sala accogliente.

Partecipanti:

Numero massimo: 20 persone.
Numero minimo: 10 persone.

Alla fine del Seminario viene rilasciato un attestato di partecipazione.

 

Costo:
Il Seminario ha un costo di 1000 euro più IVA al 22%.

Se l'ente preferisce, potrà far pagare una quota di partecipazione a sua scelta ad ogni iscritto. In tal caso questa verrà versata direttamente alla libreria (a fronte di emissione di ricevuta fiscale) e l'ente dovrà solo garantire il raggiungimento della cifra minima di 1000 euro + IVA coprendo l'eventuale differenza negativa.

 

 

Per approfondire le tematiche del corso

Sul blog di Alessia Napolitano “Pensare i libri” potete leggere i seguenti articoli: