Un’intervista a Marco Somà

Caro Marco,
pare ci sia un temporale in arrivo, ma le nuvole grigie filtrano i raggi del sole così da stendere sopra ogni cosa un’atmosfera da vecchia cartolina. Il giardino, oggi, sembra molto antico. Abbiamo notato che cambia aspetto a seconda dell’illustratore che si ritrova a passeggiare in esso. La sua anima viva e pulsante si accorda con la poetica profonda del nostro interlocutore, mutando colori, profumi, giochi d’ombra e rivelando nuovi sentieri tra l’erba.
L’odore della terra si fa più intenso e fragrante e ci pare che la tavolozza dei toni bruni e ocra si arricchisca di sfumature inaspettate come nelle tavole della Gallinella Rossa.
Cosa rappresenta per te la terra? I tuoi nonni sono stati dei contadini, quanto del loro immaginario è oggi parte della tua poetica?

Per me la terra è una fonte inesauribile d’ispirazione.
Quando penso alla natura, penso inevitabilmente alla mia infanzia. Ogni volta che immagino una nuova ambientazione per una tavola attingo tra i miei ricordi di bambino che sono tutti, o quasi, legati ai giochi che facevo all’aperto. Sono stato un bambino fortunato perché ho vissuto la mia infanzia in campagna a cavallo tra gli anni ‘80 e ’90, periodo in cui c’erano forse meno paure da parte dei nonni e dei genitori a lasciare più liberi noi bambini, permettendoci di giocare fuori senza troppe ansie.
Quando si è piccoli si ha un rapporto tutto speciale con la natura, e proprio attraverso il disegno cerco il modo di riportarlo alla luce.
Una cosa che amavo molto da bambino, era il tempo che trascorrevo con i miei nonni.
Forse proprio il loro modo di intrattenermi con i loro racconti di gioventù o le leggende sulle masche (le creature fantastiche che popolavano i boschi delle nostre zone) ha nutrito il mio immaginario e ha fatto nascere in me il desiderio di voler raccontare storie a mia volta… con un linguaggio a me più congeniale: il disegno.

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Passeggiando siamo arrivati al piccolo stagno circondato da giunchi e narcisi.
Se ora improvvisamente si mettesse a piovere, credo ci ritroveremmo in allegra compagnia delle rane del tuo albo illustrato “La regina delle rane”. Una collaborazione importante per te quella con Davide Calì, il quale scrive del tuo talento con parole piene di entusiasmo. Cosa succede quando una storia entra a far parte della tua immaginazione? Sotto quale stella inizia la tua ricerca iconografica e come scegli i colori?

E’ un momento magico, forse uno dei miei preferiti nella creazione di un albo, perché riesco a sovrapporre la mia visione della storia a quella dell’autore. Una volta letta la storia inizia il processo creativo dove mi immagino i personaggi, l’ambientazione e l’epoca in cui ambientare la storia; da qui tutto prende vita e inizia il momento di ricerca di ogni elemento che inserirò nelle varie tavole. È un processo che varia da storia a storia, a volte è immediato, altre volte è più lungo e tortuoso.
Sono molte le cose che influenzano la mia immaginazione, da un’opera pittorica, ad un film, da una cosa letta alla luce particolare che c’è in alcune ore del giorno; non so mai quale sarà la chiave di volta che darà il la a tutta la ricerca iconografica del libro. La scelta dei colori varia molto in base al tipo di storia su cui sto lavorando: una storia divertente o leggera mi suggerisce colori accesi e vivaci, mentre una storia più poetica la associo meglio a dei colori delicati o ad un tratto a matita essenziale senza l’ausilio dei colori.


Le tue tavole ci riportano quasi sempre nel passato: i colori che scegli, le inquadrature raffinate sembrano dire di te che sei una persona poetica. Ai lettori piace fantasticare sulla vita di scrittori e illustratori, pensare a dove scrivono o dipingono e a cosa pensano mentre lasciano che penna e matita scivolino sul foglio. E’ un linguaggio che ti è affine, quello della poesia? Il passato cosa rappresenta per te?

Ho sempre amato la poesia quando andavo a scuola, la trovo affascinante come modo d’espressione perché a volte in poche parole si racconta un’intera storia. Sicuramente i testi su cui preferisco lavorare sono testi poetici o comunque storie che invitano a pensare, e che celano al loro interno significati e piani di lettura diversi. Li preferisco perché mi danno la possibilità di creare delle illustrazioni che possono avere diversi punti di vista in base al lettore che si trovano davanti.
Mi lascio affascinare ed influenzare molto dal passato, mi piacciono ovviamente le atmosfere e le mode delle varie epoche, ma più di tutto mi affascina il design e le forme di alcuni oggetti che oggi nemmeno esistono più, ma che caratterizzavano il tempo in cui erano creati. Questi oggetti inseriti nelle mie tavole credo che creino curiosità nel lettore, e a volte strappino un sorriso.

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Possiamo dire che quasi tutti i tuoi libri hanno come protagonisti degli animali: gallinelle, giraffe, rane, volpi, cervi… Tempo fa nel Blog della libreria “Le stanze del labirinto” nell’articolo “L’altra maialina” ho portato avanti una riflessione sul perché oggi si preferisca parlare della quotidianità dei bambini prendendo come protagonisti gli animali. I bambini compaiono più spesso nei libri dove si deve affrontare una problematica del quotidiano (ciuccio, vasino, scuola..), ma quasi mai quando si deve raccontare una storia semplice, allegra o edificante.
Tu cosa ne pensi? Ami particolarmente illustrare animali o ti viene richiesto?

Concordo con ciò che dice Leo Lionni quando affermava che per un qualsiasi bambino sia più facile identificarsi in un animale o in un pezzo di carta o in un colore che sono dei simboli, perché in questo modo ogni bambino di qualsiasi razza o età non avrà problemi ad immedesimarsi nel protagonista della storia.
Io prediligo, in genere, storie con personaggi animali, un po’ per l’amore smisurato che ho nei loro confronti e un po’ perché attraverso essi mi viene più naturale riuscire ad esprimere certe emozioni. Di conseguenza gli editori che mi contattano, forse proprio perché vedono nei miei lavori questa attitudine, tendono a propormi storie con protagonisti degli animali.


Qualche goccia comincia a cadere dal cielo e il gracidio delle rane si intensifica ogni minuto di più. Il giardino ci avvisa che è ora di trovarci un riparo. Com’è il tuo rapporto con la natura? Il tuo albo “La Gallinella Rossa” è ricco di rimandi al mondo vegetale: quella per la botanica è una passione che coltivi da sempre? Quale luogo di un giardino ti è più congeniale?

Il mio rapporto con la natura è ottimo perché è un elemento in cui mi sento a mio agio e che preferisco alla città. Essendo cresciuto in campagna sono sempre stato circondato da piante e fiori che mi incuriosivano e che mi divertivo a disegnare. Non ho mai studiato botanica, ma credo di averla sempre avuta un po’ nelle vene. In tutte le mie illustrazioni, o in quasi tutte, c’è un elemento botanico anche se a volte me ne rendo conto solo una volta ultimata la tavola stessa. Non studio a tavolino cosa mettere, ovviamente mi informo sul tipo di flora e fauna che abitano l’ambientazione che ho deciso di utilizzare, ma poi lascio libero sfogo alla fantasia.
Il mio posto preferito del giardino? E’ sicuramente quel Noce bianco che sovrasta maestoso sul fondo… non resisterei alla tentazione di arrampicarmi su uno dei suoi forti rami, appoggiare la schiena al tronco, chiudere gli occhi, fare un grosso respiro, e poi riaprirli per guardare i raggi che filtrano tra le foglie mentre ondeggiano al vento… che pace…

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Il temporale è iniziato. Prestiamo a Marco un loden e delle calosce per continuare a passeggiare nel giardino indisturbato; per qualche motivo intuiamo che la pioggia non lo disturbi affatto, specialmente se ci si può abbandonare ad essa senza riserve.
Per quanto giovanissimo, Marco è già sulla strada per diventare un importante illustratore. Oggi però, mentre cammina sotto l’acqua, ci pare di capire che il suo talento non possa essere separato dalla capacità di godere della bellezza di un giardino lucido sotto un temporale.
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Grazie Marco per essere stato con noi nel nostro giardino.

Biografia

marco-samà-illustratoreMarco Somà nasce a Cuneo nel 1983. Dopo aver studiato pittura all’Accademia di Belle Arti, frequenta il Master in Illustrazione per l’Editoria Ars in Fabula a Macerata.
Lavora come illustratore di libri per ragazzi ed è docente d’illustrazione e tecniche pittoriche nella stessa Accademia dove ha studiato.
I suoi libri sono stati pubblicati da diverse Case Editrici in Italia e all’estero, tra cui: EL, Emme Edizioni, Einaudi Ragazzi, Kite Edizioni, Kalandraka, ELI Readers, Giunti Progetti Educativi, Bruaà Editora, Zorro Rojo, Rue du Monde, Pulo do Gato, Ediciònes Tekolote e OQO Editora.
Le sue illustrazioni sono state selezionate per l’Annual 2011 dell’Associazione Illustratori, alla 31° Edizione delle Immagini della Fantasia di Sarmede e per la Mostra illustratori della Fiera del Libro di Bologna nel 2011, 2013 e nel 2014.

Bibliografia

  • No Hace falta la voz – OQO editora (settembre 2013)
  • The call of the wild – Eli Readers (febbraio 2013)
  • A rainha das ras nao pode molhar os pés – Bruaà Editora (ottobre 2012)
  • Lo scimmiotto sagace e il cinghiale – Emme Edizioni (pubblicazione prevista: settembre 2012)
  • La Gallinella rossa – Kalandraka Ed. (in fase di pubblicazione)
  • Volare alto. La gioia delle piccole cose – Roberto Piumini – Giunti Progetti Educativi (febbraio 2012)
  • Il bambino di vetro – Fabrizio Silei – Einaudi Ragazzi (maggio 2011)

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