“Un bel mattino, insomma non proprio bello, anzi un mattino abbastanza brutto, stavo passeggiando con il mio amico Miki, il vecchio pony. A un certo punto, sotto un lampione ho trovato una pianta. Qualcuno l’aveva buttata. Qualcuno non l’amava più, penso.”

“Questo immenso non sapere” messo in luce leggendo e sfogliando “La conferenza degli uccelli” di Peter Sìs (per citare il titolo di un libro di Chandra Lidia Candiani che vi consiglio di avere nella vostra libreria), mi fa atterrare su un consiglio di lettura che solitamente alla maggior parte dei lettori adulti risulta un po’ scomodo.

Luigi apre le porte al tema dell’assurdo che abita fin dai quattro anni la fantasia bambina. Anche i bambini che fin da piccoli dimostrano un carattere più razionale e concreto, ospitano nelle loro immaginazione snodi imprevedibili, fosse solo per il fatto che non comprendendo appieno i meccanismi della realtà, sono portati a formulare ipotesi circa il funzionamento del mondo. Ed ecco che lì, tra le pieghe del pensiero realistico, trova lo spazio giusto per germogliare il non-sense, trampolino fantastico per nuove scoperte e per vagabondaggi nell’invisibile. Credo sia per questo che a molti adulti, Luigi risulti tanto ostile: perché più ci abituiamo a gestire e razionalizzare gli ingranaggi del mondo, più la nostra mente tende ad irrigidirsi e a non offrire asilo al non-sense, nemmeno per gioco, nemmeno per sbaglio.

Non è quindi un caso, se Luigi piace così tanto ai bambini, ma anche a tutti quei ragazzi e quegli adulti che hanno avuto la possibilità, per indole, per vocazione o per educazione, di coltivare in loro un approccio artistico, e quindi flessibile, alla realtà. E come ridono! Allora penso che sarebbe interessante che Luigi fosse recapitato nelle mani di qualunque bambino, realista o fantasioso che sia, perché lasciare spazio all’imprevisto invita al mistero, ad accogliere il nuovo, a credere che esistano più possibilità contemporaneamente.

E leggendo Luigi sarà anche un altro sentimento a trovare ospitalità nel vostro cuore: la benevolenza. Sì perché è quando ci apriamo al nuovo e all’imprevisto, quando cioè esercitiamo, come direbbe Simurg re degli uccelli, il non-attaccamento alla realtà, che si apre davanti a noi l’opportunità di abbracciare ciò che ancora non conosciamo o non abbiamo compreso e siamo disposti a credere nel futuro, in noi stessi e in ciò che sfugge all’esercizio della logica. Un bella opportunità anche per il lettore adulto, no?

Dai 4 anni. Alla primaria senza dubbio, anche fino alla quinta. Alle secondarie per ridere un po’ e immaginare forse tante storie simili. Agli adulti spiritosi, esteti, artisti…e anche a quelli che non lo sono, che non si sa mai.