C’è una parola nell’albo illustrato di Levi Pinfold che senti forte in ogni pagina senza leggerla mai; compare solo alla fine, nell’ultima riga dell’ultima pagina. Ho deciso di non tradire lo spirito di “Cane Nero” e quindi anche io, come l’autore e illustratore australiano, non vi parlerò di lei, di quella parola forte e penetrante che ogni adulto e bambino conosce perché fa parte della vita di tutti. E non faccio questo per evitare un problema, ma piuttosto per affrontarlo sotto una luce differente come fa Levi Pinfold, traducendo attraverso figure e parole, un pensiero che da sempre mi accompagna, e cioè che la metafora sia uno dei mezzi più efficaci con cui parlare ai bambini.
La bellezza di questo libro risiede esattamente nel suo non detto, nella forza di esprimere con grazia e ironia quel sentimento che sottrae dallo stupore di ciascuno l’anima bambina, e che non ci permette più di vedere la meraviglia nascosta in ciò che è inaspettato.
La famiglia Hope si sveglia una mattina e scorge fuori dalla finestra un enorme cane nero: il papà lo descrive grande come una tigre, la mamma come un elefante, la figlia maggiore come un Tirannosauro Rex e il secondo figlio come l’incredibile Hulk. In un crescendo di suggestioni, le tavole di Levi Pinfold, ammiccano al terribile cane demoniaco del folklore anglosassone, con i suoi occhi di brace, il pelo irsuto e le zampe possenti.
Fino a metà albo, di questo animale intravediamo solo due dettagli: il suo occhio penetrante e il suo ispido pelo nero. Entrambi questi particolari occupano l’intera luce delle finestre di casa Hope e tanto basta perché le sue proporzioni diventino, in confronto agli oggetti della quotidianità, spropositate.
Le tavole di Levi Pinfolf hanno un sapore antico, riportando in auge l’amore per il dettaglio e il realismo. L’impressione generale è tuttavia di grande freschezza dato che Levi Pinfold introduce evidenti richiami alla pittura contemporanea: corpi allungati, tagli prospettici insoliti e sorprendenti e un tocco gotico molto peculiare che esprime, in un tratto quanto mai raffinato, una certa propensione al grottesco.
I colori sono caldi e pastosi, e riescono a tradurre con efficacia la quotidianità di una famiglia che sa accogliere l’amabile disordine dei bambini in stanze piene di bellezza.
Ci sono poi, affiancate alle tavole principali, vignette più piccole, tutte nei toni del seppia, dove Levi Pinfold ci invita con discrezione e quasi pudore, a sbirciare i gesti della famiglia Hope che in preda al panico cerca improbabili strategie per difendersi da Cane nero.
La confusione cessa per qualche istante quando Small Hope, la piccola della famiglia, indossato il cappottino giallo, nello stupore generale, esce in cortile per affrontare il grande animale.
Quando per la prima volta vediamo Cane Nero per intero, ci troviamo di fronte ad una tavola di straordinaria forza e bellezza, in cui l’animale, paragonato alla minuscola statura di Small Hope, ci appare davvero mastodontico.
A rafforzare il nostro terrore interviene una nuova scala cromatica: mentre all’interno la casa brillava nei toni del rosso e dell’arancio, ora ci troviamo all’esterno dove tutto è grigio, nevica e fa freddo.
Ed è proprio in questo momento che un’impressione di dolcezza si insinua in noi: forse Cane Nero si sente solo oppure si è smarrito. Vuole giocare? Levi Pinfold pare voler assecondare questa nostra intuizione e ci mostra Cane nero intento ad annusare Small Hope. Un naso enorme, umido e curioso occupa quasi tutto lo spazio disponibile, la testa è in mezzo alle zampe e ci sembra di sentirlo scodinzolare. Siamo tentati di lanciargli una palla, di metterci a correre per farci inseguire… Ma detto, fatto! Ci pensa Small a farci correre di pagina in pagina!
Il ritmo del passo è quello di una canzoncina che recita “Se mi vuoi mangiare, prima mi devi acchiappare (…) Se mi vuoi seguire, ti devi rimpicciolire!”
Le prospettive diagonali usate da Levi Pinfold nelle illustrazioni successive all’incontro con Cane Nero, ci danno perfettamente l’idea dell’inseguimento proiettando le zampe e il corpo dell’animale fuori dalla pagina, quasi volesse prendere anche noi.
E mentre Small si infila in un cespuglio, passa sotto un ponte, fa un giro intorno alle giostre del parco giochi, Cane Nero diventa sempre più piccolo, fino a introdursi nella gattaiola della porta di casa Hope.
Come va a finire non ve lo vogliamo svelare, ma una cosa è certa: Cane Nero è un albo prezioso perché ci racconta con semplicità e maestria quanto fallaci siano le prime impressioni e quanto sia necessario affrontare con coraggio i propri fantasmi.
A volte le cose sembrano diverse da quello che sono e ci paiono sempre più inaffrontabili mano a mano che culliamo dentro di noi il loro pensiero.
Allora la cosa migliore è uscire allo scoperto, cantare e mettersi a correre, per sentir fluire respiro e cuore. Seguendo il ritmo del suo battito recupereremo prima la dimensione delle cose e poi quella dei nostri pensieri. I bambini possono essere, in questo, grandi maestri perché, anche se li immaginiamo fluttuare nel mondo incantato dell’infanzia, sono perfettamente in grado di gestire la realtà con coraggio, determinazione e senza pregiudizi.
Il futuro sta in una piccola speranza, ma così potente da illuminare la vita di molti.
4 pensieri su “Cane Nero – Albo Illustrato”
Che dire. Ogni recensione e’ un nutrimento per l’anima . Che bell’incontro questa libraia appassionata che offre i suoi libri come se fossero prelibate praline. Ti fa scoprire l’involucro, annusarne il profumo , spiega i sapori che sentirai al palato se sarai sensibile e attento, e dopo l’attesa finalmente ti gusterai il cioccolato nella bontà che racchiude al cuore. Grazie Alessia.