Favole di animali di Esopo e Fedro

Favole di animali

di Esopo e Fedro, illustrate e redatte da Attilio, edito da Lapis

Gli animali sono nelle fiabe misteriose creature, benevole o malvagie, esseri dai poteri straordinari o temibili predatori. Nelle favole invece gli uomini attribuiscono agli animali vizi e virtù a seconda del rapporto che essi intrattengono con loro: astuta è la volpe e infida, laboriosa la formica, gentile la cicogna, aggressivo e forte il leone. Nel mito poi l’animale è psicopompo, ovvero incarnazione di un dio, creatura trasmutata per gelosia o per amore, capace di sedurre o di condurre nel regno dei morti.

Quante qualità nascondono gli animali e quante storie hanno abitato nel tempo?

E oggi? Da Beatrix Potter in poi, l’animale diventa creatura affabile e vicina al sentire bambino; la sua popolarità e benevolenza cresce in rapporto all’idea d’infanzia sviluppata via via dalla società occidentale borghese.

Nella contemporaneità, l’albo illustrato si popola di animali che con sempre maggiore frequenza sostituiscono il bambino nel rappresentare la sua quotidianità, che proprio attraverso gli animali si fa sempre più piccina e rassicurante.

Eppure la ferinità in tutte le sue forme ci affascina ancora e conduce inesorabilmente il bambino verso la bocca del lupo. E se l’orso ha perso ormai ogni ferocia, l’animale fiabesco, parlante, ingannatore o divoratore ancora seduce i nostri focolari ricordandoci la parte più istintiva e selvatica della nostra natura umana.

Per ripercorrere la storia degli animali nella letteratura, le favole di Esopo e Fedro sono un ottimo inizio, e questo libro, pubblicato dalla Lapis edizioni con le magnifiche illustrazioni di Attilio, è senza dubbio una partenza ricca di fascino.

Questa edizione è in verità una ripubblicazione: anche se la veste grafica è diversa e lo stesso Attilio ha rivisto e rinfrescato i suoi animali, la prima versione di questo libro illustrato risale agli anni ‘80.

Ho la fortuna di possederne una copia nella mia libreria domestica e le sono molto affezionata. Ragion per cui non potevo che gioire nel poter riporre sugli scaffali di Radice-Labirinto un’edizione preziosa e bella di Favole di Esopo e Fedro di Attilio Cassinelli. La potenza del segno di Attilio emerge chiara da ogni pagina, e i testi essenziali e profondi delle favole rilucono ancora di più grazie alla forza di quel tratto pulito e minimale perché in esso trovano un rispecchiamento perfetto e nuovo ad un tempo. Le favole assomigliano nella loro scrittura ficante alle parabole; e se il verbo “parlare” deriva da “parabolare” ( ovvero parlare per parabole), le favole, proprio in virtù delle loro sceltissime parole, producono un forte ammaliamento sul lettore, il quale, a sua volta, attraverso di esse, può esercitare un altro tipo di fantasia, quella cioè che trova il proprio potere di espansione dentro ad un recinto molto preciso.

Diverse sono le fiabe, i cui confini, seppur circoscritti tra boschi e paesaggi di un’essenzialità e bidimensionalitá disarmanti, permettono, come ben scriveva Italo Calvino, di essere viste come un catalogo di destini. Le favole non sono affatto cataloghi di destini, ma vademecum molto chiari di comportamenti corretti o scorretti, di cause e di effetti, di contingenze e conseguenze; un recinto appunto che sfida a cercare il proprio spirito, la nostra visione delle cose, un modo, insomma, per renderle vive e non vederle solo come leggi fisse e ineluttabili.

Starete dalla parte del topo o del leone? Della cicala o della formica? Della volpe o della cicogna? È sempre possibile muoversi tra le storie anche quando apparentemente tutto sembra già stabilito. Per questo le favole tengono in esercizio la fantasia e ci spronano a cambiare modelli e visioni dentro a spazi che potrebbero essere avvertiti come ristretti.

Sì, avete ragione, é di certo una lettura sovversiva la mia che vi porgo una chiave interpretativa anziché normativa; ma non pensate per questo che non ami le favole, tutt’altro! Credo che nella loro nuditá esse siano sempre contemporanee e ci chiamino ad assolvere un compito di realtà applicando fantasia, creatività e immaginazione ( il famoso trittico munariano): le potete prendere così come sono ( perfette nella loro sbalorditiva verità) o tentare la via del pensiero applicato, farle respirare con il vostro contesto e il vostro intelletto, farle vibrare lungo il vostro cammino, manipolarle e distorcerle, se lo ritenete opportuno (e non sareste di certo i primi!).

E credo stia proprio in questo loro potenziale di cambiamento ed evasione il motivo del loro successo nel tempo: cosí perfettamente normative da far valere ad un tempo la regola e la ribellione, una medaglia che ci si offre mostrando contemporaneamente le sue due faccie, un paradosso incantevole.

La fiaba, per contro, è tutt’altro; la fiaba è simbolo, una medaglia spezzata in due di cui la storia tiene una parte e voi l’altra, non ci è dato di percepire la loro verità in un’unicità temporale. E se la fiaba é simbolo e metafora, la favola è paragone e verosimiglianza ed è per tale motivo che la morale è parte inestricabile del suo fascino. Inutile storcere il naso, sono così, nude e crude: vere E false, giuste E sbagliate. In quella “e” di congiunzione che non può essere una “o” disgiuntiva, risiede l’incommensurabile fascino di autori come Esopo e Fedro. Attilio con il suo nitore e la sua forza riesce a condensare quella “E” in ogni animale disegnato sullo sfondo bianco. Sospeso eppure grave, semplice eppure complesso ed espressivo, immediatamente riconoscibile eppure allenatore infinito di immaginazione.

Gli animali di Attilio si fissano nella memoria alla stregua dei personaggi delle favole, sono qui – sugli scaffali di Radice-Labirinto – e lì – nella memoria di me bambina che negli anni ‘80 sfogliava lo stesso libro che ora voi potete tenere tra le mani. Sempre fresche, sempre belle, forse un po’ più splendenti sulla pagina bianca opaca, con quel tocco che le dispone nello spazio con un’attenzione alla grafica che risente dell’esperienza editoriale di un mercato che negli ultimi quindici anni ha dato pregio alla letteratura illustrata per bambini e ragazzi.

Settantuno favole, più di cento animali da guardare e riguardare.

Un’ ultima nota. Studiai la favola in modo approfondito qualche anno fa in occasione di una conferenza che tenni presso la biblioteca di Pegognaga: anche se sono gli animali i protagonisti più noti di questo genere letterario, in particolare in Esopo (un personaggio quanto mai affascinante di cui si sa pochissimo e proprio per questo molto vicino alla figura letteraria di Omero), sono anche uomini e piante a dialogare tra loro. La morale inoltre non era sempre presente, anzi, essendo Esopo un viandante, le sue favole raccontate a memoria sulle piazze dei mercati e solo successivamente raccolte su pergamena, subirono numerose influenze, contaminandosi con leggende sia africane che persiane. Se accostate bene le orecchie questi antichi sussurrii sono ancora ben riconoscibili.

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