Libri per maschi e per femmine

Spesso i genitori in libreria ci chiedono albi con protagonisti maschili o femminili a seconda se il destinatario del libro è un bambino o una bambina.

Fino agli 8/9 anni e specialmente in età prescolare, il lettore, non essendosi ancora individuato culturalmente in modo specifico come maschio o come femmina, riesce a godere indistintamente di una storia – se essa è bella – anche nel caso in cui il protagonista non abbia il suo stesso sesso.

Questo non significa che un bambino o una bambina non sanno di essere maschi o femmine fin dalla scuola dell’infanzia, ma che come bambini e bambine sono ancora molto aperti ad accogliere l’Altro, a interiorizzare esperienze attraverso le storie dei libri qualunque siano i protagonisti.

In genere fino ai nove anni i bambini non essendosi ancora posizionati idealmente in ciò che distingue nel profondo le due energie maschile e femminile, si approcciano al libro con grande libertà e serenità. Intorno ai nove anni invece – e parlo specialmente per quanto riguarda la narrativa dove rispetto all’albo la profondità della storia permette una maggiore identificazione – l’empatia con il protagonista o la protagonista diventa un criterio di scelta quando si tratta di portarsi a casa un libro dallo scaffale.

Dai sei anni e in particolare con l’ingresso alla scuola primaria, l’appartenenza al gruppo dei maschi e delle femmine diventa sempre più importante nel processo di individuazione culturale e sociale – basti pensare a come i maschi prendono in giro le femmine e viceversa in un gioco di attrazione e repulsione senza malizia. Credo non ci sia nessun problema in questo processo di individuazione e che non ci sia bisogno di scomodare per una simile questione l’ampio dibattito degli ultimi anni sui modelli maschili e femminili.

Armstrong
Armstrong di Torben Kullaman – Orecchio acerbo 2016

Sono altresì convinta che nemmeno si possa fare di tutta l’erba un fascio dicendo che nessun bambino di nove anni potrebbe non voler leggere “L’evoluzione di Calpurnia” di Jaqueline Kelly o che una maestra ad una classe o un genitore nell’intimità di una sera domestica, non possa proporre alla classe da un lato e ad un figlio dall’altro, la lettura di “Atalanta” di Gianni Rodari.

Riporto qui la mia esperienza di libraia che vede i bambini e le bambine di nove anni prediligere certi titoli ad altri, o rifiutarsi, con cognizione di causa, di regalare il libro delle principesse di Rebecca Deutremer ad un compagno o “Il pericoloso libro delle cose da veri uomini” di Conn Iggulden ad una compagna. Anche se come libraia ritengo che entrambi i libri potrebbero contenere sorprese e risultare in egual modo interessanti sia per un maschio che per una femmina, sono anche dell’idea che una certa energia maschile e femminile debba essere libera di esprimersi quando non nasconde altro che un processo di individuazione o la sperimentazione di uno stereotipo di riferimento (stereotipi che ricordiamo hanno una valenza molto importante all’interno di ogni società)

pericoloso libro
Copertina – Mondadori

 

In età prescolare, è spesso lo sguardo adulto che spinge il bambino in una direzione o in un altra anche nelle scelta dei libri, e complice un’atmosfera culturale particolarmente accesa sulle questioni legate ai generi sessuali, porta il piccolo lettore ad allontanarsi da quella che è, a mio avviso, l’unica cosa capace di rendere un libro attraente o meno: la storia.

Per un bambino piccolo è molto più facile identificarsi con la trama che non con il protagonista perché quello che resta dopo la lettura è il delinearsi della storia e non se il protagonista sia un maschio o una femmina. Inoltre anche nel caso in cui il lettore si identificasse con “la” o “il” protagonista, sarebbe solo un sano esercizio di immedesimazione nell’Altro (con la A maiuscola), cioè nel diverso da sé, e il diverso da sé può essere sia maschile che femminile. Quante donne infatti potrebbero definirsi uguali ad un altra donna? E la stessa cosa vale per gli uomini.

Rifuggiamo dunque da questo tipo di pensieri e teniamo il più lontani possibile i nostri pregiudizi e le nostre paure adulte dai libri e lasciamo che le storie, quelle belle, si disegnino libere tra le pagine.

Chiedimi cosa mi piace
Copertina – Terre di Mezzo

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