La saga di “Katitzi”

Katitzi

la saga autobiografica scritta da Katarina Taikon, edito da Iperborea.

Katarina Taikon (1932 – 1995) è una celebre scrittrice per l’infanzia svedese.

I suoi libri dedicati a Katitzi si ispirano all’infanzia dell’autrice. Katarina Taikon ha scritto tredici libri su Katitzi tra il 1969 e il 1980 e grazie alla casa editrice Iperborea finalmente il primo libro arriva in Italia e viene raggiunto nell’estate 2020 dal secondo capitolo, “Katitzi e il piccolo Swing” e a marzo 2021 dal terzo capitolo, “Katitzi nella buca dei serpenti” (alla fine della recensione troverete i link per acquistarli).

La fama di Katarina Taikon in Svezia è pari a quella di Astrid Lindgren e non solo per la qualità della sua opera, ma per essere stata una tenace attivista contro la discriminazione del popolo Rom.

Nata da madre svedese e padre Rom, da bambina ha vissuto in prima persona la condizione di chi è relegato ai margini della società ed è costretto a subire ingiustizie, come il non poter frequentare la scuola pubblica. Katarina Taikon infatti, come molti altri bambini Rom della sua generazione, ha imparato a leggere e a scrivere solo in età adulta.

La sua scrittura, nella bella traduzione di Laura Cangemi, scorre limpida pagina dopo pagina e ci riporta con rara onestà la vita di una bambina di otto anni che trascorre i primi anni di vita al seguito di un circo, poi in un istituto per orfani e infine nella famiglia del padre Rom quando lui, che conduce un Luna Park, la riprendere a vivere con sé.

Katitzi è coraggiosa e ha un animo avventuroso. Il suo cuore sta imparando a conoscere con precisione il senso del bene e del male. Katarina Taikon descrive con una prosa piana e semplice la sua vita: gli amici del cuore, la bambina rivale, la direttrice dell’istituto, il pastore, l’istitutrice amorevole, le nuove sorelle, il padre, la nuova madre.

Le relazioni tra Katitzi e le altre persone della storia sono il centro della scrittura di Katarina Taikon. Il rapporto con il paesaggio – che pure è splendido nell’infanzia svedese di Katitzi – con il campo in cui di volta in volta il Luna Park staziona, con l’istituto, con il bosco…è indubbiamente un tema secondario; o meglio, il paesaggio diventa lo scenario su cui il lettore vede il mondo interiore di Katitzi prendere forma.

Il lago, il fiume, la discarica, le camerate, il prato, il carrozzone…ogni cosa acquista sostanza grazie allo sguardo di Katitzi, ed è un po’ come se il lettore crescesse insieme a lei.

Penso che la scelta di scrivere tredici libri dedicati a Katitzi risponda esattamente a questa esigenza di accompagnare le nuove generazioni alla vita di una bambina in grado di tramandare, attraverso la letteratura, un messaggio di speranza. E come tutta la buona letteratura, il messaggio c’è – e come potrebbe essere altrimenti data l’intensa attività politica portata avanti dall’autrice ? – ma è ben celato nella potenza della storia.

Chiederei dunque ai miei lettori di non acquistare questo libro per parlare di diversità, emarginazione, indifferenza; prendete questo libro per leggerlo a voi stessi. E poi giunti all’ultima pagina, mentre vi addormentate vicino a Katitzi, vi chiederei di provare a raccogliere le immagini e le parole (proprio come si fa prima del sonno) rimaste nel setaccio della vostra immaginazione. Forse ci troverete le monetine cadute sulla pista da ballo, il vestito a balze azzurro, lo specchietto rotto, le frittelle caramellate e la mastella per il bucato. Potreste forse anche trovarci un discorso tra una donna e una bambina in una sera d’estate, una brava maestra che desidera dare lezioni private a due bambine escluse da scuola, la parola “zingara” accanto alla parola “ladra”, dei traslocatori che in piena notte lasciano una famiglia sotto la pioggia e dei materassi messi vicini alla stufa con sopra dei bambini addormentati.

Per quanto lievi o pregnanti possano essere le parole o le situazioni che ricorderete e che porterete con voi, avrete collezionato immagini, potenti, bellissime. Quelle immagini hanno un valore di per se stesse. Abbiate fiducia. Così come lo hanno avuto per voi lo avranno anche per i vostri giovani lettori. Quelle immagini trasmettono un messaggio? Certamente; ma quel che resterà (e non solo nel futuro più immediato), oltre a tutte le parole edificanti che spenderemo intorno al libro di Katitzi, è la vivida sensazione di averle abitate quelle parole. Il resto, insieme a tutti i significati più prossimi, si depositerà sul fondo di quelle immagini e si accumulerà con tutto quello che di indicibile la buona letteratura porta con sé e che ci appare come il suo dono più prezioso: un modo per raccontare la vita.

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