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Eccoci dunque a parlare del mondo di Peppa Pig da un punto di vista semantico, ovvero analizzando quelli che sono i significati sottesi alla struttura lessicale, grafica, gestuale di questo cartone animato.
Il nucleo centrale da cui si diramano tutte le storie narrate negli episodi di Peppa Pig è la famiglia. Peppa ha quattro anni, il suo fratellino George due e mamma e papà Pig sono quasi sempre presenti nel quotidiano dei due bambini.
La prima cosa da comprendere del cartone al momento più amato dai piccoli è che il punto di vista da cui viene raccontato è senza alcun dubbio quello di Peppa. Capire ciò significa fare subito chiarezza ai genitori che, costretti alla visione serale di Peppa, pensano che certe puntate siano non solo noiose, ma persino diseducative.
Quando siamo alla presenza di una storia siamo quasi sempre anche di fronte ad un narratore. Chi racconta le storie di Peppa Pig?
Non può certamente essere la voce fuori campo che regolarmente fa il punto della situazione o sottolinea alcuni passaggi negli episodi. Sarebbe un narratore troppo debole e poco significativo rispetto allo svolgersi della trama.
La narratrice è Peppa ed è lei che ce lo dice fin dal principio: “Ciao! Io sono Peppa Pig e questo è il mio fratellino George; questa è mammina e questo è papino”. Mamma e papà non hanno un nome, sono per Peppa semplicemente i suoi genitori. Quasi tutti i bambini, pur conoscendo i nomi di battesimo dei propri genitori, li chiamano mamma e papà e, del resto, nessun genitore potrebbe negare la gioia che ha provato quando per la prima volta si è sentito riconosciuto nel proprio ruolo.
Dunque dalla dichiarazione di apertura che Peppa fa all’inizio di ogni episodio, noi capiamo che quello che vedremo di questa buffa famiglia non è una realtà oggettiva, lineare e logica, ma la visione che ne ha, appunto, un bambino di quattro anni. Questo punto di vista è la chiave del successo di Peppa Pig poiché i suoi giovanissimi spettatori ne comprendono al volo il linguaggio narrativo identificandosi con la protagonista e restandone affascinati.
Peppa Pig non ci racconta solo ciò che vede, ma anche ciò che vorrebbe vedere. Se ci è mai capitato di parlare con un bambino di tre o quattro anni molto fantasioso e creativo ci saremo certamente accorti che le sue narrazioni travalicano spesso i confini tra realtà e immaginazione.
Anche Peppa ci mostra la sua vita mischiando il suo mondo interiore con la quotidianità, regalandoci puntate ricche di “nonsense” senza tuttavia (ed è questa la sua forza) scivolare in una dimensione grottesca o assurda.
Peppa non è certamente un’Alice precipitata nel mondo delle meraviglie, non vive nemmeno in una fiaba come ad esempio accade ne “Il piccolo regno di Ben e Holly” (altro cartone animato creato dagli stessi autori di Peppa Pig).
Peppa vive in un mondo molto simile al nostro, dove i bambini vanno a scuola e in gita, lavano la macchina con il papà, devono andare a dormire la sera dopo essersi lavati i denti, vanno a casa dei nonni e al mare.
Certo è un paese popolato da animali, ma se ci facciamo caso, gran parte dell’editoria dedicata ai bambini molto piccoli ha come protagonisti gli animali.
Il perché di questa scelta è un punto che approfondiremo presto. Al momento ci serve sapere che un simile mondo è del tutto congeniale ad una visione bambina della realtà.
Che il punto di vista sia quello di un bambino è chiaro anche da un altro elemento molto importante e che, allo stesso modo del segno grafico, ha sancito il primato di Peppa Pig: il fattore tempo. Le giornate di Peppa sembrano trascorrere molto velocemente, non si è quasi stesa la tovaglia per il pic-nic che è già giunta l’ora di rientrare. Intanto però sono successe molte cose: ci si è perduti nel bosco, si è osservato gli uccellini nel nido, è venuto a piovere, è tornato il sole, si è dato da mangiare alle anatre. Se da un punto di vista strettamente tecnico il tutto è funzionale al format di una puntata (circa cinque minuti) e al tempo di attenzione del pubblico a cui il cartone si rivolge, la condensazione temporale è tipica dell’infanzia. Quando si è piccoli il mondo appare una fonte inesauribile di meraviglia, ovunque ci si volti c’è qualcosa da imparare, da esplorare, da toccare, assaggiare, afferrare… la realtà è così densa che anche il tempo si restringe e l’ora di andare a dormire sembra arrivare nel giro di poche ore. E’ una cosa che capita anche da adulti quando, per esempio, si vivono giornate molto belle e diverse dal solito, magari in compagnia di amici. Per i bambini, ogni giorno è speciale, le cose più semplici come uscire sotto la pioggia con l’ombrello o fare un giro in bicicletta paiono uniche e irripetibili e accorciano la misura del tempo.
Si potrebbe replicare che non esiste in Peppa il tempo della noia, ma non è compito di un cartone animato insegnare a trarre profitto dalle “ore vuote”.
La televisione è per antonomasia il rimedio alla noia più potente che conosciamo, il modo più facile e veloce per intrattenere i bambini quando non sanno cosa fare o quando gli adulti hanno faccende da sbrigare. Se chiedessimo alla televisione o ad un cartone animato di far brillare i tesori preziosi nascosti in fondo al pozzo dell’ozio, semplicemente non la accenderemmo. La televisione così come la maggior parte dei suoi prodotti vive sulla velocità, ci fa correre in equilibrio sul filo di lana che separa il divertimento dal baratro della noia e con il suo ritmo incalzante ci costringe a non guardare in basso, ma a procedere veloci verso una meta che puntualmente diventa sempre più lontana.
Peppa Pig descrive la realtà attraverso le sue emozioni, ci fornisce una chiave di lettura rispetto alla prospettiva con cui un bambino percepisce non solo il tempo, ma anche le cose e le persone. Papà Pig è un padre amorevole, pronto a lasciare la lettura del suo giornale per giocare a palla con i figli e a raccontare la favola della buonanotte. Ma Papà Pig è anche un pasticcione, un po’ goffo e si fa spesso sgridare dalla mamma. Questo lato di Papà Pig corrisponde all’immagine di un papà divertente, giocherellone, pronto a prendersi in giro per far ridere i propri bambini. E’ una sorta di papà ideale le cui qualità principali devono essere, per una maialina di quattro anni, quelle legate all’aspetto ludico-ricreativo. Cosa ci si aspetta da un papà che rientra a casa la sera o che sta con noi la domenica? Naturalmente che giochi con noi. Nel mondo di Peppa Pig molte giornate sembrano svolgersi di domenica, quasi a volerci dire che basta un solo giorno trascorso in famiglia per far risplendere l’intera settimana.
Mamma Pig è più severa di papà, prepara torte, costruisce scatole dei segreti, ha sempre una soluzione pronta per ogni evenienza e si ritaglia dei momenti per leggere una rivista sul divano… insomma un condensato di tutti i ruoli materni. Come brillano le mamme agli occhi dei loro bambini! Sanno fare qualsiasi cosa, seppure severe sanno stupire con dolcezze inaspettate e ogni tanto, quando riescono, provano a riposarsi e se vanno a teatro o devono uscire sono davvero elegantissime.
Certamente per Peppa “i grandi” fanno cose incomprensibili: Papà Pig lavora con i numeri (sembra solo giocare su una lavagna), se deve piantare un chiodo combina il finimondo (magari ha solo sporcato un po’ il muro) e quando si arrampica su un albero cade tutte le volte (chissà invece quante volte Papà Pig avrà fatto finta di precipitare per far ridere i suoi bambini!). Mamma Pig lavora da casa con il computer scrivendo parole incomprensibili (in effetti per chi non sa leggere sono solo file di lettere senza senso), legge una rivista chiamata “Ezza” (forse “Bellezza”, ma in ogni caso tutte le mamme la leggono… come se al mondo potesse esistere una sola rivista!), e guarda programmi in televisione sul giardinaggio di una noia mortale. Se chiedessimo ad un bambino di quattro anni di descrivere il suo mondo forse non sarebbe molto diverso da quello di Peppa Pig.
La società è retta dalla factotum “Signora Coniglio” e in effetti potremmo chiederci cosa i bambini intuiscono delle persone che incontrano per la città e che svolgono determinate mansioni: le commesse del supermercato sono tutte vestite uguali, i pompieri pure, gli autisti delle corriere e degli scuolabus anche. Non potrebbero assomigliarsi tutti o addirittura essere la stessa persona?
Il dottore e la maestra sono invece persone ben distinte e uniche, il primo è un orso e la seconda una gazzella e al contrario degli altri personaggi non hanno una famiglia, a sottolineare l’importanza del loro ruolo nella vita di un bambino. Persino il veterinario, la signora Criceto, è single, altrimenti come farebbe ad occuparsi di tutti i piccoli animaletti?
Il postino è una zebra così come l’ottico è un cavallo e il dentista un elefante, ma tutti questi personaggi sono padri di famiglia e come Papà Pig hanno dunque un lavoro. La signora Coniglio invece è la zia di Rebecca Coniglio ma la sua vita pare tutta dedicata ai suoi ruoli sociali che ricopre e, del resto, come potrebbe dedicarsi ad altro? Quando la mamma di Rebecca ha provato, in un episodio, a sostituirla, è stato un disastro. Eh si! Perché per un bambino l’adulto possiede una maestria speciale nel svolgere il suo compito e nessuno può sostituire la mamma o la commessa del supermercato. La signora Coniglio ha un equivalente maschile nel signor Toro, addetto ai lavori pesanti, come aggiustare strade o spargere il sale tutta la notte se è nevicato.
Gli amici di Peppa sono tutti diversi tra loro, perché ognuno è speciale: Danny Cane è molto affettuoso, Rebecca Coniglio è timida, Susy Pecora è amorevole e Freddy Volpe ha un ottimo senso dell’olfatto. Pedro Pony è molto divertente è un po’ pasticcione, Kandy Gatto maliziosa e Zoe molto dolce. Insomma ognuno è unico nel proprio genere e ha una sorta di “potere” speciale. In inglese ogni personaggio ha il nome proprio che inizia con la stessa lettera del nome della sua specie animale (ricalcando una sorta di buffa nomenclatura scientifica) creando un simpatico gioco ritmico che risulta di facile memorizzazione per i bambini. Nella traduzione italiana il gioco non è sempre garantito anche se nei primi episodi si era cercato di preservarlo mantenendo il nome inglese della specie come nel caso di Peppa Pig.
Alcuni bambini della famiglia dei “Pig” sfuggono comunque dal gioco come George, Cloe e Alexander, rispettivamente il fratellino e i cuginetti di Peppa, senza un apparente motivo.
George è il tipico fratellino piccolo, dolce, incline al pianto e incapace di fare molte cose che invece a Peppa riescono molto bene. Peppa incarna il prototipo di una bambina di quattro anni, educata e intelligente, ma anche un po’ saputella e non sempre simpatica, ma quale bambino non ci è appare un po’ così? I bambini non sono sempre dolci e simpatici, litigano tra loro, pensano di riuscire a fare tutto e vogliono sempre stare al centro dell’attenzione perché questa centralità permette loro di sentirsi amati e curati e quindi di crescere. E’ una caratteristica dell’infanzia essere, in qualche modo, così esposta, sotto gli sguardi di tutti, esuberante, felice; ma anche ripetitiva, e da un punto di vista adulto, a volte un po’ noiosa o al contrario troppo eccitata. Alcuni bambini sono esplosivi e incontenibili, come Peppa, altri più timidi e riservati come Emily Elefante.
E’ tuttavia l’infanzia gioiosa di Peppa a prevalere, ma è così anche in una classe scolastica: ci sono i trascinatori e coloro che seguono senza che questo significhi connotare i diversi atteggiamenti come positivi o negativi. Tutto sommato Peppa è una protagonista che trae gran parte del suo carisma dalla famiglia e dagli amici che la circondano e il cartone animato sembra dirci che c’è posto per tutti.
Più di una volta Peppa viene smentita nelle sue convinzioni o nelle sue capacità dagli eventi o dai suoi amici senza che questo mini la sua autostima, semplicemente, suggeriscono gli autori, si cresce e si impara. Se poi le avventure finiscono con una bella risata tanto meglio.
Peppa Pig ci dice anche che sporcarsi non è un peccato, anzi fa parte della gioia dell’essere bambini. Per saltare nelle pozzanghere ci si infila le galosce (un termine desueto è vero, ma molto raffinato come del resto tutto il lessico del cartone se ci poniamo caso), si strizza un occhiolino alla mamma, e via che si va, liberi di essere felici sfruttando tutte le occasioni che la natura ci presenta.
Anche Nonno e Nonna Pig insegnano tante piccole cose sulla natura: come coltivare un orto per esempio, o come raccogliere le more, le mele, i cespi di lattuga. Insegnano a Peppa e a George, ma anche a tutti i loro amici, ad osservare i piccoli insetti del prato, ad organizzare una caccia al tesoro, a gestire una barca, cosa si può fare in una spiaggia di scogliera cercando meraviglie nelle pozze d’acqua.
I nonni di Peppa e di George, così come Nonno Cane o Nonno Coniglio, si prendono cura dei piccoli della comunità, restituendoci un’idea di famiglia allargata e allo stesso tempo trasmettendoci un senso di dolcezza verso la vecchiaia, che può essere un’età piena di soddisfazioni e di allegria se ci si circonda di bambini desiderosi di imparare e di tuffare lo sguardo nel sacco ricco di esperienza di chi ci ha preceduto.
Una società quella di Peppa Pig che vive gran parte delle sue giornate in giardino, tra prati, boschi e ripide colline.
Neppure l’aspetto musicale è trascurato: la melodia è sempre la stessa, ma viene modulata con note e timbri differenti per sottolineare momenti di tristezza, pericolo o felicità. La musica accompagna i gesti dei protagonisti, li enfatizza e compone un lessico sonoro di sottofondo che guida i bambini nella lettura della storia. Peppa Pig ha poi un repertorio di piccole canzoncine molto orecchiabili che seguendo la poetica delle filastrocche vengono memorizzate velocemente dai piccoli spettatori che si divertono a cantarle e a seguirne il ritmo. Anche in tal caso si tratta di testi molto brevi la cui caratteristica principale è il loro legame con la trama dell’episodio: se Peppa sta andando sul treno allora la canzone verterà sulla ferrovia, se sta osservando il cielo notturno la canzone sarà dedicata alla stella polare, che inoltre tornerà nei titoli di coda a rafforzare ciò che si è appena visto. Tutto il commento sonoro è puntuale e ben costruito: lo sciroppo d’acero ha un suono, così come l’acqua del rubinetto, i passi sulle scale, la palla che rimbalza sul prato, la frittella che frigge sul fuoco ecc… In questo cartone animato pare che nulla sia lasciato al caso, persino le orecchie della famiglia Pig vibrano con il vento mentre vanno in macchina. Dietro una grafica apparentemente banale tutto ha un suono, un colore, un senso.
Un’analisi così puntuale potrebbe apparire forse eccessiva e io per prima credo che in fondo potremmo vedere Peppa Pig senza caricarla di troppe infrastrutture. Mi sembrava tuttavia doveroso sottolineare che Peppa Pig esprime il punto di vista di un bambino ed è proprio in virtù di ciò che non trovo vi sia nulla di diseducativo in lei.
Credo anche che la ripetizione ossessiva degli episodi sia davvero eccessiva e che in parte sia responsabile dell’odio che alcuni genitori nutrono per questa maialina. Inoltre trasmette un senso di frammentarietà della visione perché se è vero che il tempo di attenzione di un bambino è breve, non per questo deve solo essere assecondato, ma anche allenato.
Consiglio quindi di affiancare la visione di Peppa Pig a lungometraggi dove la trama sia più complessa e via via più sofisticata (come ad esempio ne “Il mio vicino Totoro” di Hayao Myazaki di cui avremo modo di parlare prossimamente). Rivolgo poi una personale critica verso tutti quei settori di mercato che moltiplicano e distorcono l’eco del successo di Peppa Pig, circondando i bambini di gadgets di dubbia qualità, tra cui, ahimè, devo includere tutta la produzione editoriale. Un prodotto televisivo penso debba rimanere fortemente legato al suo ambito specifico per preservare intatta la propria integrità mediatica e per conservare la chiarezza del messaggio, la poetica grafica e il suo senso di appartenenza al genere al quale fa riferimento, cioè quello del cartone animato.
Prossimamente approfondiremo i punti dell’articolo rimasti in sospeso e chissà che non incontreremo anche un’altra maialina…
11 pensieri su “Una come Peppa Pig #2”
Bellissimo! Grazie! Credo che questa lettura ci aiuti a noi genitori a vedere Peppa Pig “con occhi da bambino”… A questo punto mi domando come genitore su perché certi aspetti del cartone li percepiamo come piccole “minacce” ai nostri dettami educativi. Per esempio poco tempo fa avevo letto (anch’io ero curiosa di capire un po’ di più i contenuti su Peppa Pig) che in seguito a diverse denunce da parte di genitori nel secondo ciclo di puntate i creatori si sono visti forzati a mettere il casco per le bici e le cinture di sicurezza in macchina che nelle prime invece sono assenti.
Comunque aspetto con grande interesse gli appunti su “Il mio vicino Tortoro”, cartone che trovo meraviglioso, e sull’adorata Olivia!.
Io e il mio nipotino di due anni guardiamo Peppa insieme : A lui piace molto e devo dire anche a me perchè lo trovo educativo, sia nei rapporti familiari che nelle situazioni di vita in generale. Non gli farei vedere , per il momento, altri cartoni perchè in questo non ci sono personaggi che potrebbero spaventarlo. Ho però visionato “Il piccolo mondo di Ben e Holly”della stessa casa di produzione e mi sembrano molto simili. Credo che quando tornerà a trovarmi glielo farò vedere.
Buongiorno,
grazie x l’analisi…ma….manca secondo me un punto chiave : dal punto di vista sociologico il cartone, penso sia il suo punto di forza per questo vi scrivo, ci presenta una societa’multietnica, dove razze diverse convivono in pace ed amicizia, osservando rispettosamente gli usi e le abitudini altrui…altroche’messaggi subliminali x soli bambini…
Ciao e grazie nicola
Bellissimo articolo: completo, tecnico, esplicativo ed infinitamente interessante. Sto pensando di laurerarmi con tesi su Peppa Pig e devo dire che mi hai dato molti spunti. Inoltre ho da poco aperto un blog e proprio poche ore fa ho scritto una recensione su un libro di Peppa Pig e mi sono permessa di aggiungere il link a questo tuo articolo perchè lo trovo davvero eccezionale.
http://mammamaestra.blog.com/
Grazie mille
ciao
Eli
L’analisi è molto bella e l’ho letta con molto interesse. Tuttavia per quello che mi riguarda non sono per niente d’accordo ne sul fatto che ci sia una morale o un qualcosa di educativo nella vita di tutti i giorni di Peppa ne, ed è il punto nevralgico, su come viene vista la famiglia. Nelle sue avventure Peppa ride quasi sempre di cose stupide o comportamenti goffi. Il personaggio non viene quasi mai messo in discussione. È vero si confronta, ma non c’è mai un cambiamento, una “redenzione”, passatemi il termine. Tutto rimane immutato cosi come Peppa. Dove sta qui la crescita? Peppa secondo me non cresce, vede gli occhi con i suoi occhiali che sembrano quelli di una velina un po stupida piu che di una bambina. Il bambino non è uno stupido,deve solo crescere con i dovuti passaggi. Io personalmente in Peppa questo non lo vedo.
il modello di famiglia proposto prevede un padre e un nonno che sono due completi incapaci. Beh non è proprio cosi nella vita di tutti. Un conto è giocare e un conto è essere stupidi. Quello che fa passare Peppa è che in quasi tutti gli episodi il papà e il nonno passano da stupidi. A me, come padre questa idea repelle. Lo trovo offensivo e diseducativo. Il Padre per un bimbo è importante perche gli da la misura del limite e della sicurezza in se stesso. Se lo distruggi al bimbo cosa rimane? Mister Cane che cade nel fango?
Secondo me ci sono cartoni migliori, Topo Tip o il Postino Pat ad esempio che trovo piu educativi e quadrati con la realta.
Un saluto