Storie della notte – Albo illustrato

Un libro della notte deve essere semplice. La sensazione leggendolo, dovrebbe essere quella di conoscerlo da sempre, o almeno da quando, direbbe Pamela Lyndon Travers, ancora piccolissimi, intendevamo la lingua del mondo (del vento, del pettirosso, di un raggio di sole). Ci sono autrici come Kitty Crowther che hanno preservato la capacità di intendere le cose del mondo e di farne storie: il suo bosco è vivo così come è viva la sua immaginazione.

Storie della notte - copertina
Storie della notte – copertina

“Storie della notte”, edito da Topipittori, è un libro quasi tascabile (la forma perfetta per un breviario di formule magiche, gradevolissimo tra le mani e da sfogliare), un libro che ogni bambino potrà tenere tra le cose più preziose nel presepe del proprio comodino. Ogni libraio sa che la lettura della sera diventerà per un bambino un ricordo indelebile, una memoria che si fisserà a storie quasi imparate a menadito.

“E quale vorresti sentire per prima?” Chiede Mamma Orsa al suo piccolo.

Il bosco si accende di tre storie piccine: quella della Custode della notte, quella della ragazzina con la spada e quella del signore con il cappotto che aveva perduto il sonno.
La trama di ogni storia pare svolgersi appena fuori dalla casa degli Orsi, in quel bosco tenebroso dalle linee fitte e scure che avvolge e nasconde creature amate, numi tutelari di un momento intimo e sempre uguale: il rito dell’addormentamento. È perciò prezioso avere un libro come questo vicino al letto, un libro dal ritmo piano e dalle parole accurate.

Penso sarebbe anche saggio, quando ci apprestiamo a scegliere le storie della notte, rammentarci che un buon libro della sera, mentre culla il bambino con una storia amata e bella, debba lasciare spazio all’incantamento, ipnotico e rassicurante, della stanza che si prepara al sonno: c’è il perimetro luminoso della lampada sul soffitto, il profumo del vestito della mamma e la pelle del suo viso, i volumi degli oggetti e dei mobili, i rumori ovattati oltre la porta, la consistenza della coperta rimboccata, il pulviscolo intorno alla luce.

Storie della notte - La Signora del sonno
Storie della notte – La Custode della notte

Voglio dire che un buon libro della sera non è facile da trovare e che “Storie della notte” di Kitty Crowther è davvero straordinario, non solo perché racconta tre storie deliziose, ma perché diventerà – ne sono certa – nel giro di pochi giorni un amico, un compagno di vecchia data, perpetuando l’incantesimo di cui si parlava all’inizio.

Eppure, pur continuando noi a parlare di notte, ciò che davvero ci colpisce – e che forse inizialmente ci respinge – di “Storie della notte” è il colore rosa delle illustrazioni di Kitty Crowter, un colore così insolito, ma talmente calzante da diventare la nota che fissa ed espande il pentagramma di questo libro. Un colore che fa da perno alla storia – o meglio alle storie – che tiene insieme le diverse tensioni narrative: quella calda e mite della camera da letto e quella che vibra inquieta fuori dalla finestra, che contiene la paura del buio e il fascino della notte.

È bello percepire che queste due energie sono definite da Kitty Crowther dallo stesso colore: non più un dentro e un fuori separati, il caldo e il freddo, una luce e un buio (la casetta della prima tavola ha le finestre illuminate dello stesso rosa vivissimo), ma lo stesso meraviglioso magenta che prolunga e abbraccia la storia a dispetto di ogni stereotipo.

Kitty Crowther ci regala un tramonto che non perde di intensità pagina dopo pagina, un crepuscolo che si trasforma in una notte altrettanto luminosa con il suo cielo nero e le sue stelle rosa come vediamo nei risguardi. Difficile a credersi che quel magenta così vivo e acceso possa tenere in equilibrio un libro sulla notte; eppure qui quotidiano e straordinario, magia e ironia, stanno insieme perfettamente.

Storie della notte - La Signora del sonno
Storie della notte – La Custode della notte

È poi magnifico il fatto che, a livello percettivo, più il buio si infittisce e più il magenta si intensifica, in un gioco che fa diventare il rosa sinonimo e sostituto del blu o del nero. Questo sgambetto visivo, non solo ci costringe a scardinare la palette di colori con i quali siamo soliti figurarci la notte, ma dona al libro di Kitty Crowther un’atmosfera surreale, nuova e affascinante: il lettore è come sospeso tra il giorno e la notte, tra il piano reale e quello onirico, mentre a tenerlo ancorato alla storia intervengono le linee della composizione.

Le linee decise di Kitty Crowther ci indicano la strada, ma vibrano e si moltiplicano intorno alle cose in modo differente: variopinte e numerose intorno alle creature silvane – protagoniste delle tre storie – più nette e stabili nel dare corpo e volume alla stanza di Orsetto.

E a questo punto lasciatemi fare una nota sulla Custode della notte, protagonista della prima storia: è una splendida nonnina che a tratti ricorda una Baba Jaga e a tratti una Frau Holle, una cara vecchietta al tempo stesso selvatica e accudente. I suoi capelli sciolti mi riportano alla mente la mia cara bisnonna, quando la sera prima di coricarsi, scioglieva la sua treccia di capelli bianchi.

Questa Custode della notte, con il suo naso un po’ grosso e la sua fronte ampia, può da subito apparirci brutta… ma è proprio questo il punto e il grande talento di Kitty Crowther: non appena la fa entrare nella storia, ci rivela tutta la sua straordinaria bellezza, una bellezza quasi commovente.

Ma non è forse questo che deve fare l’arte?

Storie della notte
Storie della notte

Attrarci e respingerci, per spronarci a sviluppare uno sguardo e un pensiero nuovi? Non è forse questo il compito affidato al rosa acceso di questo libro? Distoglierci dall’abitudine per scoprire quanto varia e ampia sia la possibilità dell’immaginario umano?

Se avete ancora dei dubbi che questo sia il fine ultimo di ogni buon libro, osservate la tavola, a mio avviso, più bella del libro, quando la Custode della notte ride da sola nel suo letto.

Ecco, io mi chiedo cosa altro si possa chiedere a un libro se non questo: chiudere gli occhi al mondo con un cuore lieve.