Un libro silenzioso #2

Questo post fa seguito a Un libro silenzioso #1

Se le illustrazioni sono un codice narrativo e se quest’ultimo può essere declinato in diversi stili, allora possiamo dire che gli albi senza parole non sono tutti uguali e potremmo provare ad iscriverli in piccole e malleabili categorie a seconda della loro modalità narrativa, ricordandoci di salvaguardare, come succede per la scrittura, l’unicità di ciascun’opera.
Non amo solitamente definire i libri secondo parametri precisi, non ho mai tratto giovamento, come libraia, dalle classificazioni (penso, per esempio, ai parametri con cui una storia viene affidata ad una certa fascia d’età); in questo caso tuttavia, mi piacerebbe trovare, insieme al lettore, una chiave di lettura per un genere di albo che all’adulto risulta quasi sempre ostico, nella speranza che, individuando stili e modalità di lettura, lo stesso lettore possa sentirsi più a suo agio nell’incontro con un silent book.

Nell’editoria straniera e italiana oggi si possono trovare molti più libri senza parole rispetto al passato. Non tutti sono a mio parere albi riusciti, e del resto non mi sarebbe nemmeno possibile elencarli uno per uno in questa sede. Per questo ho deciso di indicarvi per ciascuna delle tre categorie da me individuate, degli albi significativi che possano fornirvi degli esempi concreti per ogni stile narrativo. Queste categorie, ci tengo a sottolinearlo, sono una mia invenzione e vi invito a mantenere vigile il vostro senso critico rispetto al mio pensiero perché unico scopo dei miei articoli è quello di innescare in voi nuove riflessioni riguardo alla letteratura per l’infanzia.

Tutti gli albi citati sono stati presentati di volta in volta da ciascuna delle partecipanti all’incontro LIA; il gruppo che si riunisce ana volta al mese a Radice-Labirinto è affiatato, intelligente e inesauribile fonte di ispirazione per la sottoscritta.
Grazie dunque a Barbara, Dieuwertje, Elisabetta, Angela, Linda, Cristiana e Daniela.

Le categorie da me individuate sono le seguenti:

  1. Il silenzio è d’oro
  2. Fate silenzio!
  3. Un silenzio eloquente

Le tre categorie usciranno in tre articoli per darvi modo di commentare e riflettere con calma e tranquillità.

1 – Il silenzio è d’oro

Albi

  • Chiuso per Ferie, di Maja Celija,Topipittori. 2006
  • L’albero, di Iela Mari, Babalibri. 1973
  • Il palloncino rosso, di Iela Mari, Babalibri. 1967
  • La mela e la farfalla, di Iela Mari, Babalibri. 1969
  • L’ onda, di Suzy Lee, Corraini. 2008
  • Mirror, di Suzy Lee, Corraini. 2003
  • Martedì, di David Wiesner, Vallardi. 1992 (ora fuori catalogo, è tuttavia ordinabile con il titolo Tusday)
  • Oltre l’albero, di Madana Sadat, Artebambini. 2004

In questa categoria inserisco gli albi senza parole che, a mio avviso, restano più coerenti al concetto di libro silenzioso. Sono albi che mettono in piacevole difficoltà il lettore perché prevedono che la potenza dell’immagine venga rispettata il più possibile con un silenzioso, ma denso sguardo di ammirazione.

Chiuso per ferie copertina radice-labirintoL’albo “Chiuso per ferie” di Maja Celija, edito da Topipittori è un silent di raffinata bellezza, in ogni sua pagina si può realmente percepire il silenzio. La storia inizia dalla copertina – da un evocativo primo piano alla serratura della porta – continua nei risguardi – su una carta da parati dai motivi geometrici che indica al lettore la possibilità di entrare e di vedere ciò che succede all’interno – per poi approdare, prima di spingersi nel vivo della vicenda, ad una nota dell’editore.

“Confidando nell’acume dei suoi piccoli lettori,
l’autore non ha ritenuto necessario tradurre in parole questa storia
affidata al solo potere delle immagini.
Nel caso i genitori dei lettori incontrino difficoltà di comprensione,
suggerisce senz’altro ai bambini di raccontare loro,
pagina per pagina, i fatti straordinari che vi accadono.”

Chiuso per ferie è del 2006 e i silent book non erano ancora così in voga in Italia. E’ vero c’erano stati a cavallo tra gli anni ’60 e ’70, gli albi rivoluzionari di Iela Mari, ma nel fiorente panorama dell’editoria italiana per ragazzi degli anni 2000, gli albi silenziosi stavano giusto tornando ad affacciarsi. L’editore ha ritenuto quindi necessario esporsi al suo pubblico spiegando, con una nota delicatissima e intelligente, il senso di un silent book.
Le sue parole compaiono subito dopo aver attraversato il sipario ( i risguardi ) e illuminano il lettore prima che si faccia luce sul palcoscenico. Una nota che lascia trapelare una cortesia e un acume di altri tempi, di quei tempi in cui i bambini lasciavano il segno di bocca e mani sui vetri dei negozi di giocattoli e in cui gli editori stampavano libri pensando ai sogni dei bambini. Teniamocela stretta questa sensazione perché nell’albo “Chiuso per ferie” il passato e il presente giocano insieme; e mentre le luci stanno per accendersi (giusto il tempo di ribadire il titolo nella terza di copertina), una piccola creatura si intravede appena sotto la nota dell’editore… pare stia scappando, forse è un attore che si è attardato al trucco, forse un bambino troppo curioso che ci spiava da dietro il sipario; ma è un attimo perché la piega della costa del libro ce lo nasconde quasi del tutto. Dove si è tuffato? Nel mondo dentro al mondo, come in un vero teatro.

E poi finalmente la scena prende vita. La luce è di taglio, proviene da una porta sulla sinistra. C’è un bambino sulla soglia, il suo volto è triste. Fuori, oltre la cornice della porta, nell’aria bagnata dal sole, c’ è una famiglia in partenza. Chi lo ha detto che i bambini devono essere sempre contenti di partire? Abbassare le serrande, lasciare i propri giocattoli in una casa buia… si sentiranno soli? La luce è a sinistra, ma il viaggio, nell’iconografia classica, è a destra. Dunque forse non dobbiamo andare con quel bambino sconsolato che una mamma cerca di convincere a partire, forse noi dobbiamo restare, c’è un’altra avventura che ci attende, là nella penombra silenziosa della casa.
Ogni lettore possiede la sensazione di una casa in riposo, chiusa per ferie; ognuno di noi, prima di addormentarsi, per cullare il sonno nel letto fresco di una località di villeggiatura, ha ripercorso con la mente le stanze lontane, si è immaginato piccoli scricchiolii, il buio fitto dietro alle porte, ha cercato di ricordare gli oggetti sulle mensole. E non è la ricognizione che si fa, seduti in macchina, subito dopo la partenza, quella in cui sondiamo le stanze alla ricerca di ciò che potremmo aver dimenticato, no; è piuttosto la strana impressione che non ritroveremo le cose al loro posto al nostro ritorno, perché qualcosa di magico avviene nelle case chiuse per le vacanze.
Tutto questo ci viene detto nella prima tavola dell’albo di Maja Celija e non ci sono parole a spiegarlo. Le immagini con i loro colori, le loro atmosfere, le loro simmetrie e asimmetrie, le loro luci e loro ombre, ce lo raccontano. La storia si dipanerà solo dopo il silenzio assoluto della seconda pagina, dove la porta si è definitivamente chiusa. La luce di taglio si è spenta e rimane solo una velata pioggia azzurrina a illuminare appena il palcoscenico.
Come interpretare con le parole questa pagina? Il silenzio è d’oro e a volte tacendo si possono condividere più emozioni che con mille parole. Può essere temibile il silenzio; stare davanti a queste pagine con un bambino potrebbe risultare difficile. Eppure non serve altro. In una casa silenziosa come quella dell’albo “Chiuso per ferie” la nostra voce sarebbe di troppo, romperemmo l’incantesimo! Nel silenzio, se tendiamo l’orecchio, possiamo sentire il suono di una pendola provenire dalla stanza vicina.

Forse più che raccontare la storia potete fare domande alla ricerca di dettagli, o indagare il sapore dello sguardo del vostro bambino.
Negli albi così potentemente silenziosi che narrano una storia mettendovi davanti a dei quadri e facendovi spalancare la bocca come in un museo, dovete lasciar parlare i bambini il più possibile e se non dicono nulla, non abbiate paura, si stanno solo riempiendo di meraviglia.
La storia narrata in “Chiuso per ferie” è quella dei personaggi in bianco e nero che escono dalle fotografie e prendono possesso della casa vuota usando gli oggetti in modo non convenzionale: il forno diventa un solarium, il lavandino un lago per gare di canottaggio, i gomitoli di lana comodi letti. Come narrare le singole scene? Forse inventando dialoghi tra i personaggi, o condividendo il ribaltamento di prospettiva con un sorriso o un’esclamazione. Più l’albo senza parole è di tipo descrittivo, più sarà difficile seguire la macro-storia; tuttavia potrete reperire mille possibili trame che si dipanano pagina dopo pagina. Le parole potrebbero essere d’inganno, ruberebbero al bambino la possibilità di porsi tante domande: chi sono i personaggi in bianco e nero che escono dalle fotografie? Avi, bisnonni, parenti (la figlia di Barbara è tutt’ora convinta che la bambina in bianco e nero sia sua zia da piccola), i genitori stessi? E se così fosse, ci si può interrogare sulla magica figura del doppio o riprendere in mano vecchi album di famiglia per ripercorrere altre storie… e forse sfogliandoli potrete avere l’impressione che quelle gallerie fotografiche sono splendidi albi silenziosi.
Perfino il tempo nell’albo di Maja Celija è ingannevole: seguendo le varie vicende tutto sembra svolgersi nell’arco di una giornata, ma nell’ultima pagina la famiglia ritorna a casa e noi ci chiediamo se davvero è successo tutto così velocemente. Come vola il tempo quando ci si diverte… a leggere un libro silenzioso!

L albero copertina radice-labirintoL’albero di Iela Mari, è un altro albo silenzioso di tipo descrittivo. La storia è quella di un albero che muta con il trascorrere delle stagioni. Qui il silenzio che siete tenuti a rispettare è quello sacro della natura. Potete certamente uscire in giardino con il vostro bambino e raccontargli le infinite storie che si intrecciano tra rami, foglie, nidi, tane di topolini, semi caduti, ma ci sarà sempre una forza invisibile che gli toccherà il cuore più di mille parole. L’incanto del meccanismo perfetto che regola ogni pianta e creatura, che dice alle ghiandaie quando è tempo di migrare, ai semi quando è l’ora di schiudersi, al ghiro quando giunge la stagione del letargo, è una magia che richiede un sacro silenzio. Da maestra prima e da libraia poi, ho avuto modo di vedere molti bambini prendere in mano questo albo nell’intima luce di una finestra e sfogliarlo incantati senza bisogno di altro: un giardino cresceva intorno al loro silenzio, e i fiori di quel giardino emanavano una luce straordinaria.
Certamente possiamo raccontare ai bambini cosa accade in questo albo potente, ma lasciamo soprattutto che sia la quiete a prevalere. Se il silenzio della natura ci è sconosciuto, possiamo al più presto organizzare una gita con i nostri figli e insieme condividere la magia della nebbia mattutina, il sonno di un campo innevato, la vita che brulica in un bosco in primavera.

 

Il palloncino rosso copertina radice-labirintoIl palloncino rosso di Iela Mari è un albo silenzioso che si basa su un gioco di trasformazione. C’è un bambino nella prima pagina che mastica un chewingum; il chewingum diventa un palloncino che diventa una mela che diventa una farfalla che diventa un fiore che diventa un ombrello che ripara il bambino perché, adesso, piove.
Cosa aggiungere alla fantasia? Tutto accade così in fretta nella mente che non vi è tempo per definire, incasellare, catalogare: il tempo di una parola e lo scenario è già cambiato. La chiave di lettura di questo albo che più di altri spaventa l’adulto (e che spesso domanda al libraio: “e quindi cosa gli racconto?”), è nel bambino della prima e ultima pagina perché tutto inizia e finisce con lui. Il tempo narrativo in questo albo non è quello della realtà ma quello dell’immaginazione. Il palloncino nasce da un respiro, da un afflato vitale che lo rende il primo oggetto magico nella fantasia in fieri del bambino che lo ha creato (non a caso il palloncino dà il titolo al libro). Il palloncino diventa leggero (farfalla e fiore) e pesante (mela) e infine trova la sua dimensione ideale in un oggetto a metà via tra il cielo e la terra: un ombrello, leggero e pesante al tempo stesso, amico del vento e della pioggia.
L’albo di Iela Mari è un guizzo di fantasia, si gioca tra due attimi di stupore: la bocca spalancata del bambino che dice “OooH!” nella seconda pagina (perché il chewingum è diventato un palloncino che vola via) e la bocca spalancata della penultima pagina che dice “AaaH!” (perché le nuvole hanno portato la pioggia).
Quanto altro testo potremmo aggiungere alla meraviglia? Il bambino non ha bisogno di altro; sfoglierà il libro molte volte, andrà alla ricerca della magia finché non l’avrà riconosciuta in se stesso. Non disturbiamolo.

 

La mela e la farfalla copertina radice-labirintoLa mela e la farfalla, sempre di Iela Mari è il connubio prefetto tra gli albi “L’albero” e “Il palloncino rosso”. Natura e trasformazione. Non occorre altro che fare silenzio. (Potete leggere il nostro consiglio di lettura su “La mela e la farfalla”)


 

L'onda copertina radice-labirintoL’onda di Suzy Lee è un albo senza parole perfetto, così equilibrato e potente da non spaventare mai il lettore adulto. Com’è possibile? Sono stata indecisa su dove collocare questo albo così straordinario, perché la mancanza di attrito con il lettore potrebbe farlo appartenere alla categoria “Un silenzio eloquente”. Tuttavia ci sono così poche parole da aggiungere alla lettura delle splendide immagini di Suzy Lee, che non potevo non inserire questo libro nel silenzio d’oro degli albi senza parole meravigliosamente riusciti. Come per “Chiuso per ferie” di Maja Celija e “Il palloncino rosso” di Iela Mari, le parole che possiamo trovare per descrivere le singole scene della storia virano inesorabilmente verso le esclamazioni, ovvero poche sillabe accennate che invece di raccontare la scena, tentano di tradurre le immagini in stati d’animo.
Cosa si prova davanti all’oceano? E se fosse la prima volta che ce lo troviamo davanti pienamente consapevoli di noi stessi? Come ne “L’albero” di Iela Mari la natura fa respirare le pagine di suoni e profumi che riempiono il silenzio di suggestioni: le grida dei gabbiani, la risacca dell’onda, lo sfrigolio delle sabbia. Possiamo decidere di immedesimarci nell’oceano o nella bambina protagonista, possiamo dare all’uno e all’altra una voce, possiamo… certo che possiamo; ma come per “L’albero”, gli archetipi della scoperta, della gioia, del rinnovarsi dell’incontro tra uomo e natura, del rito di iniziazione che ogni bambino ha con gli elementi, ci costringono piano piano alla resa e diventiamo sempre più silenziosi anche se la storia continua a dipanarsi chiara e limpida sotto i nostri occhi. Una delle poche cose che faccio di solito con mio figlio per accompagnare il libro ad una chiusura il più evocativa possibile, è prendere tra le mani l’ultima pagina (quella che raffigura solo l’azzurro dell’oceano) e farla muovere come un’onda sulla sabbia piena di conchiglie dei risguardi finali. (Ripeto il gesto più volte cercando di imitare il suono della risacca del mare, aspirando in dentro l’aria e impostando bocca e labbra sulla vocale “U”).

Anche ne “L’onda” di Suzy Lee, c’è un mondo dietro al mondo, nella piega della costa del libro si nasconde non solo l’intimità dell’incontro tra la bambina e l’oceano, ma anche la poetica di questa grande illustratrice. Per questo vi invitiamo a leggere il nostro consiglio di lettura e “Trilogia del limite” il libro scritto dalla stessa Suzy Lee sul senso profondo della sua ricerca artistica.

Mirror copertina radice-labirintoMirror di Suzy Lee è certamente un albo senza parole più complesso de “L’onda” e viene venduto in libreria con molta meno facilità rispetto ad altri albi silenziosi. Per prima cosa narra una storia senza lieto fine, in secondo luogo mette in campo dinamiche infantili complesse che inquietano immediatamente il lettore adulto. Nonostante queste difficoltà, ritengo Mirror un silent book di rara bellezza e profondità. Le parole qui non solo risulterebbero inappropriate, ma apparirebbero al bambino completamente inutili. Mirror è un viaggio attraverso le emozioni, è letteralmente un tuffo dentro lo specchio, e ciò che porteremo con noi una volta tornati nel mondo reale, potrebbe sorprenderci e turbarci.
Mirror è un albo sull’io e sull’ego, è lo specchio di ciò che ci aspettiamo da noi stessi e dagli altri, è la messa in scena del cuore di un bambino che cerca di scoprire la sua parte d’ombra, di dialogare e giocare con lei.
Il corpo e l’anima sono fatti di parti chiare e parti scure, di gioia e di dolore, di rabbia e di comprensione, di successi e frustrazioni. Lo specchio cosa ci mostra davvero? Da sempre metafora del doppio, lo specchio è uno strumento che nella letteratura ha, in ogni epoca, trovato il modo di farsi raccontare; non poteva dunque mancare nella letteratura per l’infanzia, e sapere che è stata Suzy Lee a riportarcelo senza sconti, con tutta la sua inquietudine e il suo mistero, dovrebbe già farci intuire quanto prezioso sia questo albo nelle mani di un bambino.
Chi ha fratelli e sorelle, come nel caso della piccola Serena figlia di Elisabetta, vedrà la bambina nello specchio in funzione della sua relazione sorale; chi è figlio o figlia unica vedrà se stesso o un amico immaginario. L’adulto vedrà la sua parte bambina o qualche cosa di non risolto, ricorderà forse Alice e il suo mondo capovolto, e temerà quelle pagine senza capire perché. Non dobbiamo avere paura del silenzio di questo albo, né proteggere i nostri figli dalla frustrazione dell’ultima pagina quando lo specchio va in frantumi e non sappiamo più chi tra le due bambine è sopravvissuta: quella nello specchio o quella che, nella prima pagina, credevamo reale? Lasciamo che il silenzio di domande senza risposta si palesi sul volto dei bambini, lasciamo che l’orco e la strega emergano dall’ombra per portare chiarezza nella loro parte luminosa che, dopo la lettura di Mirror, sarà ancora più lucente.
Gli specchi in fondo sono sempre silenziosi, siamo sicuri che vorremmo davvero sapere quello che avrebbero da dirci?

Martedì copertina radice-labirintoTuesday di David Wiesner è un albo silenzioso di un’artista poliedrico e pluripremiato che racconta la magica notte di un normalissimo martedì.
Sono circa le otto e un misterioso vento solleva in aria grossi rospi adagiati su foglie di ninfea. Le foglie non solo lievitano, ma trasportano i rospi per le vie di un paese di provincia quasi pronto ad addormentarsi. I rospi paiono entusiasti di questa loro nuova condizione di anfibi volanti e si lasciano trasportare con disinvoltura.
Wiesner in poche tavole riesce a comunicarci tutta la scanzonata allegria di un simile prodigio: rospi che guardano la televisione fluttuando accanto ad una vecchina addormentata, rospi che si fanno mantelli da super eroi con i panni stesi ad asciugare, che inseguono cani rabbiosi o che salutano ammiccando esseri umani increduli e distratti. In effetti nessuno pare far troppo caso al singolare plotone volante, ma d’altra parte è notte fonda, l’alba già schiarisce l’orizzonte e l’incantesimo, come nella migliore tradizione, si spezza alle prime luci del giorno, anche se… il martedì successivo… (nell’ultima tavola si delinea l’ombra di un maiale volante).
Nella sua esilarante bellezza e ironia questo albo, pur contenendo una storia, risulta, come “Chiuso per ferie”, un silent book descrittivo. Cosa si può fare con albi simili? Certamente si possono trovare parole per narrare le varie scene, ma seguire la storia nel suo insieme può risultare difficile e per alcuni, un po’ avvilente. Niente di cui preoccuparsi: rileggiamoci la nota di Topipittori e affidiamoci al silenzio o ai bambini, sono certa che entrambi sapranno raccontare la storia meglio di noi. Non sarebbe un fatto altrettanto prodigioso se per una volta, in un normalissimo martedì sera, ci fidassimo di entrambi?

Oltre l'albero copertina radice-labirintoOltre l’albero di Mandana Sadat è un albo che da sempre amo in modo particolare non solo perché le sue parole sono invisibili, ma perché porta con sé il profumo inconfondibile del pane appena sfornato che sazia e ti commuove per la sua semplicità. Che altro c’è da aggiungere alla bontà di un boccone che parla della terra ben arata, del grano maturato al sole di giugno, delle mani del mugnaio e del forno di pietra che arde bianco e rosso? I buoni libri sono così, ci lasciano senza parole mentre dentro di noi si spalancano universi fatti di immagini, ricordi, colori e profumi. In “Oltre l’albero” c’è tutto quello che serve ad una fiaba: c’è un bosco, una Baba Jaga, una bambina, un drago… c’è una scritta “C’era una volta…” così potente da valere come un’immagine. Quante illustrazioni e parole ci sono dentro a un “C’era una volta”? Non ci infastidisce vedere queste parole uscire come una matassa di lana dalla bocca della vecchia-baba appoggiata all’albero. E come fu per il palloncino di Iela Mari, le parole iniziano a trasformarsi, diventano un drago con cui la bambina può giocare. E in quell’attimo di stupore, in quello sguardo oltre lo specchio come in Mirror, la bambina incontra l’altro da sé dentro la sua immaginazione. La storia diventa un ponte per scoprire e scoprirsi e sarà difficile, dopo, non amare la “cantadora” che al primo sguardo ci era apparsa come una strega. Strega, baba, vecchia, in un libro senza parole queste figure si possono mescolare tra loro senza imbarazzo, possono giocare nel nostro immaginario come pare a loro, miscelando gli ingredienti ogni volta in una ricetta diversa. Quanto di paura? E quanto di coraggio? Quanto dell’intraprendenza di Vassillissa e quanto della curiosità di Riccioli d’oro? In questo piccolo silent dal titolo così evocativo e così pronto a portarvi fuori strada, i bambini possono intrecciare tutte le fiabe che vogliono senza bisogno di aprire altri libri. Se sapremo rispettare il silenzio del bosco, di quel luogo mistico dove perdersi e ritrovarsi è da sempre una questione personale, se sapremo superare la tentazione di fare di questo albo un “libro aspirina” parlando del superamento delle apparenze e della paure o aggiungendo didascalie dove non sono necessarie, potremmo fare l’esperienza straordinaria di una fiaba, ovvero quella di un viaggio di iniziazione.
Sssssh… C’era una volta…

In tutti gli albi citati, per abituarvi progressivamente al silenzio potete scegliere una musica di accompagnamento, rigorosamente senza parole.

3 pensieri su “Un libro silenzioso #2

  1. Mi piace quello che scrivi e mi piace l’idea della musica che accompagna i silenzi.
    Hai un suggerimento per questo? Quali, secondo te, possono essere le musiche più adatte?

    1. Gentile Giusy, la musica tocca code talmente profonde che è difficile dare suggerimenti. Posso però dire che anche per la musica è bene avere a portata di mano una biodiversità e non fermarsi al solito Ludovico Einaudi, giusto per citare un compositore decisamente abusato.
      Buona eplorazione!

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