Piccola bibliografia ragionata sui sentimenti nel libro e nell’albo illustrato

Premessa

In questa piccola bibliografia ragionata si sono scelti albi e libri illustrati che possano mostrare al bambino storie in cui uno o più nodi narrativi trovino il loro scioglimento nell’esperienza di un sentimento.

Si è voluto puntare il focus sui sentimenti e non sulle emozioni perché il sentimento trova nella narrativa per bambini e ragazzi uno sviluppo più completo, complesso e meno didascalico del tema, oggi molto praticato, delle emozioni.
Sentimento ed emozione non sono due parole sovrapponibili, e anche se spesso c’è molta confusione su cosa rappresentino l’uno e l’altra, ritengo sia quanto mai necessario preservare la specificità di entrambi.

Sul dizionario si legge che “l’emozione è lo stato psichico affettivo momentaneo che consiste nella reazione dell’organismo a percezioni o rappresentazioni che ne turbano l’equilibrio.”
La parola emozione etimologicamente è composta dalla particella ex e dal verbo latino movere; tradotta alla lettera significa muovo da. Secondo una cabala fonetica invece la parola emozione può essere interpretata come azione del sangue (emo-azione), ovvero uno stato d’animo che ci percorre e ci attraversa velocemente (anche nel parlare comune una persona sanguigna è un individuo dal temperamento passionale).

Il sentimento è invece “ una dimensione etica individuale, un’inclinazione, un atteggiamento. Con la parola sentimento si indica l’affettività in quanto contrapposta all’intelletto o alla ragione, oppure il carattere o l’etica individuale.”
Ad un’analisi etimologica la parola sentimento discende dal verbo latino sentire con la desinenza – mentum che ne indica l’atto. Il sentire è propriamente del cuore.

Mi piace pensare che i sentimenti siano in noi il sedimento delle emozioni, un accumularsi significativo delle nostre esperienze, la somma di innumerevoli movimenti del sangue che ci hanno portato a esprimere e a identificare il colore del nostro animo e del nostro carattere.

Per questo penso sia di gran lunga più significativo parlare di sentimenti anziché di emozioni quando si tratta di libri per bambini e ragazzi; se la letteratura è il luogo privilegiato dell’esperienza astratta, dove è possibile ritrovare, sublimate e tangibili, le emozioni di chi ha vissuto una storia, reale o immaginaria che sia (ma non è forse il piano dell’immaginazione intrinsecamente legato alla realtà o alla vita interiore dello scrittore?), allora tra le pagine dei libri potremmo sperimentare e riconoscere sentimenti autentici, mediati dalla carta certamente, ma proprio per questo finalmente condivisibili e forse maggiormente comprensibili.

Le emozioni in ragione della loro immediatezza, del loro scorrere velocemente dentro di noi, possono palesarsi nei libri solo se la scrittura riesce ad assecondare il loro ritmo veloce e a preservarne la stessa permeabilità.
Nei libri l’emozioni ci sono, ma sono come brevi pennellate, attimi in fuga capaci di suscitare in noi stati d’animo perturbanti e passeggeri. Le emozioni dentro ai libri sono prerogativa dei grandi scrittori e dei poeti.

Per concludere, in questa bibliografia ragionata si è voluto aprire lo sguardo su un panorama letterario vasto e non scontato che possa, evitando i libri a tema, fornire al bambino una chiave di lettura trasversale e luminosa nel trattare un argomento tanto complesso e variegato come quello dei sentimenti umani.

Infine mi preme sottolineare che non esiste una buona storia senza sentimenti; potrei aprire ogni libro sullo scaffale di Radice-Labirinto e trovarvi narrata la vita. Solo la pessima letteratura è atarassica – cioè imperturbabile – ed escludendo gli albi espliciti, didascalici e pedagogici che si prefiggono oggi di trattare emozioni e sentimenti nella  speranza di renderli catalogabili e chiari ai bambini ( e ahimè sono tantissimi), mi è stato molto difficile limitare, in questa sede, la scelta a quindici libri soltanto. Tuttavia, dopo aver avvisato il lettore che se troverà la vita dentro ai libri lì vi troverà anche i sentimenti, ho cercato di inserire nella bibliografia albi in cui certi passaggi, hanno aperto in me nuove finestre di senso. Spero possa essere così anche per voi e per i bambini che leggeranno questi libri.

 

La vita nei libri

Tu mi chiedi
di trovare dentro
ai libri
una strada per capire
una strada per imparare.
Ma dentro ai libri
io posso stare
libera
e sola
posso sognare, viaggiare
questa è la mia scuola.
Lasciami libera
non senti il vento?
Gira le pagine
e vola via
a cavallo di un sentimento.

Alessia Napolitano

1. L’estate di Garmann di Stian Hole, Donzelli

Questo albo illustrato racconta l’estate di un bambino che a settembre inizierà la scuola.

Le vacanze stanno per finire, le punture di zanzara prudono e nessuno dei denti si decide a cadere: insomma non ne va dritta una.
Le tre vecchie zie, con le loro dentiere, coi loro peli sul mento e coi loro regali improbabili sono in visita. Le giornate sono lente e calde, sembra di sentire un orologio scandire le ore in infiniti pomeriggi fatti di noia e pisolini. Ma Garmann non è tranquillo: pensa alla scuola che deve cominciare e ha paura. Tutto è pronto, la mamma ha comprato il necessario e insieme fanno le prove per prendere lo scuolabus.

Ma lui non è pronto, e chiede alle tre vecchie zie, alla mamma e al papà se anche loro hanno paura ogni tanto.
E così loro raccontano le loro paure a Garmann, perché di paure ne hanno eccome, più o meno grandi, più o meno giustificate. Le zie hanno paura della morte, ma anche di una giornata di neve e di scivolare sul ghiaccio; il papà, che è un violinista, ha paura prima che inizi ogni concerto; la mamma ha paura che Garmann non faccia attenzione mentre attraversa la strada e del dentista.
Solo la zia smemorata non ha paura di nulla:se non hai ricordi non hai neppure paura.

La scuola ormai è alle porte, la mamma mette in soffitta il suo vestito rosso e le zie se ne vanno.
Garmann ha ancora paura, ma sa che è normale.

Stian Hole con questo libro che ha vinto prestigiosi premi in tutto il mondo, sembra dirci che si può parlare della paura, della morte, della vecchiaia, della solitudine senza angoscia: in fondo la morte è una passeggiata in un prato fiorito, senza il timore di cadere nella neve.
La verità è sempre l’unica risposta possibile, ma spesso quando parliamo con i bambini ce lo dimentichiamo. È inevitabile essere preoccupati o avere paura, spesso non c’è modo per evitarlo.

Garmann controlla che la zip del suo astuccio funzioni, e aspetta il nuovo giorno. Così è la vita.

2. Il segreto di Garmann di Stian Hole, Donzelli

Hanne è una compagna di classe di Garmann e ha una gemella, Johanne, identica a lei, dicono; solo Garmann le vede profondamente diverse.

La prima sensazione che proviamo davanti ad Hanne è spiacevole, Hanne ci appare come una bambina irritante e fastidiosa. Le smorfie (che Stian Hole riesce così bene a riportarci nei ritratti dei suoi libri) sono di fatto delle dismorfie, ovvero delle deformazioni del viso capaci di rompere l’armonia dell’insieme comunicandoci un’anomalia. A volte le smorfie fanno ridere, altre volte sono espressioni di dolore. “Hanne è schifosa” dice Garnamm senza mezze misure.

Hanne e Johanne richiamano alla memoria i fratelli gemelli più famosi della tradizione fiabesca: Hansel e Gretel. In molte fiabe compare la storia dei due fratelli abbandonati nel bosco: Nenello e Nenella nella tradizione italiana, Aliuska e Alioska nell’immaginario russo e così via. Ovunque compaiano i loro nomi, siamo di fronte ad un gioco di parole, un artificio della lingua che ci richiede un piccolo sforzo per ricordare chi è il maschio e chi la femmina. Nel caso di Stian Hole sono due bambine, ma il gioco non cambia. Solo una delle due è la prediletta di Garmann, solo una delle sue alla fine del libro avrà fatto il suo percorso di iniziazione.

Ci sono albi talmente perfetti che non puoi fare a meno di trovare in ogni pagina rimandi e associazioni, albi che ti fanno accedere con disinvolta inconsapevolezza alla complessità e alle bellezza degli immaginari intrecciati. Tuttavia nel segreto di Garmann non si possono sciogliere le immagini dalle parole e non si può interpretare la storia se si ignora il senso generale: “Il segreto di Garmann” parla di una storia d’amore tra due bambini.

Il fatto che Hanne abbia una gemella e che tutti le vedano uguali tranne Garmann, ci fa pensare, ad un livello di analisi più profondo, che Hanne e Joanne siano due lati della stessa medaglia, una positiva e l’altra negativa. Il gioco è talmente sottile che bisogna rileggere il testo più volte per non confondersi. Chi è che ha fatto leccare a Garmann la rete metallica con l’inganno? Hanne o Joanne? Chi delle due si arrabbia quando l’altra sbaglia a saltare la corda? Hanne o Joanne?

Quando si sfoglia un albo di Stian Hole non bisogna fermarsi al primo impatto che pure è così perturbante e significativo.

La prima impressione davanti al segreto di Garmann ci porta respingere questo libro, ma è proprio laddove proviamo un’inquietudine che dobbiamo andare a cercare il sentimento. Forse Stian Hole ci destabilizza perché siamo abituati a vedere negli albi un’infanzia edulcorata, corrispondente ad un’idea culturalmente condivisa, un’infanzia rotonda e senza spigoli. Credo che scivolare sulla vita sia molto pericoloso, ma che con Stia Hole questo rischio non si corre.

Bisogna guardare questo libro straordinario nella sua interezza, leggendo il testo fino all’ultima pagina, dove Johanne/Hanne apparirà come una bambina dolcissima e bella: bella perché l’avrete conosciuta e perché anche voi avrete sentito il brivido lungo la schiena di Garmann quando lei gli ha toccato la mano; l’avrete vista vera nella sua imperfetta felicità, nella crisalide del suo corpo in trasformazione, in questa anomalia – smorfia – di diventare grandi, di innamorarsi, di perdersi (Hai paura di diventare grande? Chiede Garmann, e Joanne annuisce. “Come me” dice Garmann).

E’ bella perfino Hanne quando, nell’intimità della loro cameretta, sancisce con Joahanne un patto segreto (per lo sfondo di questa pagina Stian Hole ha usato il foglio di un quaderno per le note spesa. In basso a destra trovate scritto: debet – kredit. E’ chiaro che Hanne e Joahanne hanno fatto un patto). Questo libro di Stie Hole è pieno di segreti; le illustrazioni di questo libro contengono segreti.

Sapranno i vostri occhi svelarli uno a uno? Se sarete così temerari da non fermarvi alla prima pagina, troverete in questo albo la vita, e con essa i sentimenti. Nel segreto di Garmann c’è la dolcezza del primo amore, la velata tristezza di diventare adulti, le grandi domande a cui non sappiamo dare risposte e la bellezza di essere liberi di giocare immaginando molte vite possibili.

3. Giacomo di cristallo di Gianni Rodari all’interno di “Favole al telefono”.

All’interno delle indimenticabili “Favole al telefono” di Gianni Rodari, un racconto che nella sua semplicità è capace di spiegare ad un bambino la forza della verità.

Giacomo è un bambino trasparente, nel suo petto si vede il cuore che batte e nella testa si vedono i suoi pensieri. Giacomo dice sempre la verità perché quella volta che provò a raccontare una bugia, una palla di fuoco rotolò dietro la sua fronte e tutti seppero che mentiva. Al fianco di Giacomo ogni persona diventa gentile perché la verità rende gli uomini liberi. Anche quando Giacomo verrà messo in prigione da un feroce tiranno, la sua cella diventerà trasparente perché la verità è più forte di qualsiasi cosa, più luminosa del giorno, più terribile di un uragano.

L’illustrazione di Bruno Munari per questo racconto racchiude nella sua splendente nudità tutta la bellezza delle parole di Rodari: il volto di un bambino sorridente che porta disegnato sulla fronte un allegro pesciolino sottosopra.

Parlare di sentimenti può non essere facile per un bambino, ed è anche giusto che sia così. Ci sono sentimenti che brillano come tesori sepolti da condividere solo con chi è degno della nostra fiducia, altri così profondi da risultare misteriosi anche a noi stessi. La storia di Giacomo di cristallo infonde un senso di pace, proietta sui bambini una trasparenza capace di fare luce dentro loro stessi.

La letteratura può diventare uno specchio in cui riflettersi, se le metafore che usa hanno la forza e la complessità della vita. E ancora: come sono i sentimenti? Sono pesci che guizzano? Sfere di fuoco che rotolano? Le immagini dei sentimenti sono tante quante le persone, e ognuno saprà farsi di cristallo per chi sarà disposto ad ascoltare con cuore sincero.

4. A che pensi di Laurent Moreau, Orecchio Acerbo.

Dunque vi piacerebbe poter vedere i pensieri? Ecco allora che il libro di Orecchio Acerbo che nel 2013 ha vinto la menzione speciale del premio Andersen come “Miglior libro fatto ad arte”, vi porta nel mondo segreto nascosto dietro agli occhi. Vi sembrerà sfogliando le belle pagine di questo albo illustrato che i pensieri abbiano un suono e un colore.

Se Gianni Rodari con il racconto “Giacomo di cristallo” aveva immaginato un bambino i cui pensieri fossero visibili, Laurent Moreau ci dice che basta sollevare la finestra di carta sul volto dei suoi personaggi per scoprire a cosa pensano.
Mattia, per esempio, è semplicemente felice e guardando tra i suoi pensieri lo vediamo spensierato su una bicicletta ad inseguire il vento e il volo degli uccelli.

“A che pensi?” è un albo illustrato che non finisce nell’ultima pagina perché dopo averlo chiuso vi verrà spontaneo cercare di indovinare gli stati d’animo delle persone che incontrerete e forse vi verrà voglia di dipingere i vostri stessi pensieri. Questo libro vi invita a guardare dentro di voi alla ricerca di un’immagine che sia in grado di fare il punto della situazione, capace di regalarvi una sintesi delle vostre sensazioni o dei vostri sentimenti.

Che forma ha l’allegria? E l’amore? Che colori vi attraversano mentre pensate alle passeggiate estive o ad una giornata malinconica?

C’è un dipinto di Renè Magritte che ritrae un uomo di spalle di fronte ad uno specchio. Sulla superficie lucida dello specchio non si vede il volto dell’uomo, come sarebbe logico, ma di nuovo la sua immagine di spalle. L’effetto è straniante e inquietante, ma dopo aver sfogliato l’albo di Laurent Moreau ho ripensato a questo quadro con la voglia di sollevare la superficie della tela per vedere i pensieri dell’uomo allo specchio.

Quante persone ci passano accanto e di loro percepiamo solamente un alone di mistero? Cosa succederebbe se potessimo gettare, per un attimo, lo sguardo in fondo ai loro occhi? “Elena a volte ha bisogno di stare da sola” e mentre desidera quiete e silenzio si vede sorridente su una spiaggia a contemplare l’oceano mentre il vento le soffia tra i capelli e sui vestiti. Io penso a voi che leggete queste righe e guardando tra i vostri pensieri vi vedo seduti su una comoda poltrona mentre sfoglate questo libro e immaginate nuove storie da raccontare…

5. Poesie della notte e del giorno e di ogni cosa intorno di Silvia Vecchini e Marina Marcolin, Topipittori.

La poesia è fatta così, ti fa lo sgambetto.

Tu pensi all’estate che arriva e ad un tratto trovi tutte le parole che ti occorrono.

Ci accorgiamo di quanto ci sia necessaria la poesia proprio quando dobbiamo parlare di sentimenti. Quando una poesia è vera si aggancia a qualcosa di profondo dentro di noi, a qualcosa di altrettanto vero. Le parti combaciano perfettamente e, insieme, questi due nuclei di luce iniziano a produrre senso e calore.

La mia bisnonna abitava in una vecchia casa contadina, non aveva il gas e con la stufa a legna faceva tutto: scaldava la minestra, asciugava i calzini, ci metteva le bucce di mandarino per profumare la stanza, ci appoggiava i piedi e la schiena, se faceva freddo. Anche quando la pancia della stufa non ardeva, io sentivo, passandoci vicino, un odore di cenere e fuoco; così immaginavo che dentro ci fosse un cuore, rosso, che batteva e pulsava continuamente come il mio. Le poesie sono come quella stufa perché il cuore pulsante di certe parole non smette mai di produrre calore, anche quando è il nostro bisogno di conoscere noi stessi ad essere freddo e lontano.

La scrittura poetica di Silvia Vecchini incontra il centro dei nostri ricordi, dà loro legna buona da ardere perché possano, brillando, gettare di nuovo meraviglia sulla nostra vita. E non è importante se le parole messe in versi da Silvia Vecchini corrispondano o meno al nostro trascorrere dei giorni, la magia è proprio questa: due forme diverse improvvisamente combaciano svelandoci che da sempre esistono attimi realmente vissuti e altri solo desiderati. La poesia può far rivivere entrambi.

E le poesie creano non una, ma mille connessioni! Non tutte avvengono nel segreto del nostro animo, i versi intrecciano le vite delle persone e segnano sentieri che altri possono percorrere, condividendo al tempo stesso, emozioni e sentimenti.

6. Virginia Wolf. La bambina con il lupo dentro di Kyo Maclear e Isabelle Arsenault, Rizzoli.

Cosa ci rende diversi, ostili e a volte malvagi? La malinconia, la collera, la tristezza, la nostalgia?

Tutti noi custodiamo una parte d’ombra, e Virginia, una delle più grandi scrittrici del ‘900, lo sapeva bene. E’ una parte che chiede di essere vista, ascoltata e amata.

A volte basta qualcuno che ci prende per mano o che dipinga per noi fiori sulla parete della nostra stanza.

Un albo bellissimo questo di Kyo Maclear e Iasabelle Arsenault, pieno di significato specie nelle mani di un bambino. Lasciate che anche i più piccoli vengano a contatto con la parte buia, lasciate che da quel pozzo scuro e fondo riemergano alla luce con una forza nuova.

7. La piscina di Ji Hyeon Lee, Orecchio acerbo.

L’acqua di una piscina può essere magica, se a immergersi sono due bambini capaci di usare l’immaginazione.

Un silent book di raffinata bellezza per narrare con il solo uso delle immagini, una delicata storia di amicizia. Ci viene chiesto di abbandonare il chiassoso mondo di sopra per scendere alla scoperta del mondo di sotto; e sotto la superficie si nasconde un mondo meraviglioso, un universo di colori e suoni da condividere con chi è capace del nostro stesso sguardo.

Abbandonare per qualche minuto la realtà attraverso un libro è un grande dono per un bambino, vedere attraverso gli occhi di un autore cosa si cela oltre la stereotipia non solo delle immagini, ma anche del vivere comune, può essere un’esperienza indimenticabile.

Chi l’ha detto che ci si debba per forza tuffare nella folla? Chi ci ha insegnato che la riservatezza o la timidezza proprie dei bambini capaci di usare l’immaginazione debba essere motivo di isolamento? Basta guardare aldilà della folla, e mettere tra le mani dei bambini un libro bello come questo per avere della vita una visione differente e scoprire che, a volte, nei regni sotto la superficie si nascondono tesori.

8. Le case degli altri bambini di Luca Tortolini e Claudia Palmarucci, Orecchio acerbo.

Una casa racconta molte storie e i bambini che la abitano sono frammenti di quella storia.

Poter vedere un bambino nella propria casa è un privilegio, un dono d’amicizia che si può ricambiare solo diventando a nostra volta ospiti. Ogni casa è unica e irripetibile, ha i suoi profumi, le sue simmetrie, le sue parole, e Claudia Palmarucci trasforma i lettori in ospiti invisibili e li invita ad accomodarsi nelle case di Matteo, Simone, Giulia, Lorena, Sindel…

Con la sapienza del suo tratto duro e pastoso, Claudia Palmarucci non fa sconti a nessuno: una casa è quella che è, con le sue finestre e i suoi angoli bui, con i suoi sbadigli e il suo disordine, con i suoi tesori e i segreti dei suoi inquilini. Possiamo sentirci sorpresi o respinti, turbati o felici, ma leggendo questo libro ci accorgeremo di quanti frammenti di case siano già dentro di noi, noi che in fondo siamo cittadini del mondo.

Ed esplorando ogni casa, sarà come intraprendere un viaggio simbolico dentro noi stessi, alla ricerca di antiche radici e di quegli occhi attraverso i quali, specchiandoci, abbiamo costruito la nostra identità, le nostre paure, le nostre sicurezze. La casa come metafora del cuore.

9. Nel bosco di Antony Browne, Kalandraka.

Un albo complesso, ricco, inquietante e ambiguo come deve essere la migliore letteratura, un piccolo capolavoro in cui trovare così tanti spunti di riflessione da non poterli esaurire in questo breve commento.

La storia inizia in medias res: un forte rumore nel cuore della notte, un bambino seduto nel suo letto, mentre fuori dalla finestra imperversa un tremendo temporale. La mattina seguente il papà non c’è, la sua sedia al tavolo della colazione rimane vuota. Dove sarà? La mamma sembra molto preoccupata, ma come spesso succede, gli adulti non trovano le parole adeguate per comunicare la loro preoccupazione o il loro dolore ai più piccoli.

I bambini sono invece molto sensibili ai cambiamenti e può bastare una sola nota fuori posto nella partitura della quotidianità per far emergere paure ataviche e profonde. La paura, essendo un sentimento umano tra i più importanti, fa parte dell’infanzia perché parte della vita, che lo vogliamo o meno. Non è il terrore di orchi e streghe quello che più spaventa i bambini (semmai queste figure archetipiche li aiutano nel dare un nome ai loro timori più profondi), ma quello capace di rendere l’atmosfera famigliare carica di tensione, fatto di silenzi e non detti.

Antony Browne lo sa bene e ce ne parla in questo magnifico albo che spesso respinge gli adulti, ma che i bambini, quando hanno la fortuna di incontrarlo, amano immensamente. I bambini amano la verità, la complessità e gli adulti che non temono di mostrare i propri sentimenti. Con una svolta del tutto imprevista, la mamma chiede al bambino di portare un cestino di provviste alla nonna, gli indica la strada più sicura e lo saluta con affetto; ma il bambino, che ha fretta di arrivare e urgenza di sapere, sceglie la scorciatoia attraverso il bosco. Immediatamente pensiamo a Cappuccetto rosso e al bosco come metafora primaria di attraversamento, di immersione nelle paure più profonde dell’inconscio.

E infatti il bambino nel bosco incontra tutti i bambini delle fiabe più conosciute: Jack del fagiolo magico (lo scambio svantaggioso), Riccioli d’oro (la curiosità inopportuna) , Hansel e Gretel (l’abbandono). Tutti ambiscono al suo cestino, ma il bambino non cede a nessuna lusinga e prosegue dritto per la sua strada fino ad arrivare alla casa della nonna. I personaggi delle fiabe così come il bosco sono dipinti in scala di grigio, un espediente che permette ad Antony Browne di indicarci la loro giusta collocazione nella storia: l’autore ci sta infatti dicendo, attraverso l’uso del colore, che entrando nel bosco siamo entrati in contatto con il mondo interiore del bambino.

L’unico elemento dell’immaginario fiabesco che mantiene vivido e lucente il proprio colore è il cappotto rosso che il bambino trova appeso ad un ramo mentre nel bosco inizia a nevicare. Probabilmente quel cappotto è l’unico oggetto delle fiabe che il bambino riconosce come suo e che, una volta indossato, equivale ad un’investitura.

Varcata la soglia della casa della nonna i colori ricompaiono e la nonna, sdraiata nel letto, accoglie a braccia aperte il caro nipotino. Ma la nonna non è sola: nella stanza c’è anche il papà. Non essendo stata bene durante la notte, il papà è corso a trovarla. Un libro che un catalogo di inquietudini, di sensazioni amplificate e di silenzi, ma e in cui c’è un bambino capace di rielaborare sentimenti ed emozioni attraverso un percorso personale.

10. L’incantesimo della lupa di Clementine Beauvais e Antoine Deprez, Terre di mezzo.

La famiglia non è solo quella in cui nasciamo, ma anche quella che ci scegliamo.

Romaine è orfana e la sua più cara amica Lucy rischia di morire a causa dell’incantesimo gettato su di lei dalla Lupa Strega che vive nella foresta e a cui, il padre di Lucy, ha ucciso la cucciola. Una storia di morte e di rinascita, dove il buio e la luce si intrecciano di continuo disegnando il sottobosco misterioso dei nostri sentimenti.

Nessuna linea netta in questo libro illustrato dalla trama veloce e cinematografica, perché non ci possono essere confini nell’amicizia e nella famiglia: ognuno viene accolto e amato per quello che è o decide di essere.

Un libro che racconta che c’è un ponte tra il bosco e il paese arroccato sulla collina, un legame indissolubile tra gli amici, e un filo misterioso che lega gli animali agli esseri umani. Ognuno si sentirà accolto in questa famiglia se saprà farsi umile, se saprà vedere oltre le apparenze e pensare che ogni strada è percorribile nel rispetto di sé e degli altri.

11. Dopo di Laurent Moreau, Orecchio acerbo.

Questo albo parla del tempo, di ciò che sarà.

Racconta del tempo che viene dopo, ma anche di quello che c’è stato prima, di ciò che passa e di ciò che resta. Nell’iconografia classica ci sono dei codici molto precisi per indicare alcuni stati d’animo e certi concetti astratti; il viaggio, per esempio, è sempre a destra mentre il ritorno a sinistra.

A sinistra c’è la regressione, la contemplazione, il femminile, l’incubazione, tutto ciò che richiede tempo per essere rielaborato. Potremmo idealmente collocare l’avverbio “dopo” a destra, eppure il bambino in copertina è voltato a sinistra. Perché? Le risposte le troverete tutte dentro a questo albo che vi racconterà dei brividi dopo il bagno al mare, della pianta dopo il seme, del silenzio dopo la rabbia, di ciò che cambia dopo il giorno del nostro compleanno e dell’universo stellato.

Non ci può essere un futuro senza un presente che diventa un passato pieno di ricordi, sentimenti e pensieri.

Un bambino cresce giorno per giorno; e mentre lui cresce e cambia le persone care intorno a lui sentono già tutte l’emozioni dei suoi “dopo” tenendo stretti, nel cuore, tutti i suoi prima. Un libro per guardarsi dentro, ma anche intorno, per esplorare le conseguenze dei nostri gesti e dei nostri sentimenti. Il bene come il futuro si costruisce attimo per attimo così come la speranza si coltiva pagina dopo pagina.

12. L’aggiustacuori di Arturo Abad e Gabriel Pacheco, Logos.

Mattia aggiusta cuori spezzati, con pazienza e perizia artigiane.

Aggiustare cuori è un mestiere faticoso perché amare è un compito difficile. Mattia ama Beatrice e il suo amore è cortese e discreto: ogni anno le porta in regalo un pezzetto del proprio cuore, riponendolo in una piccola scatola di legno o di cristallo.

Beatrice non lo saluta nemmeno, mette la scatola su una mensola e lo congeda dalla finestra con sguardo glaciale.
Odiare non è un verbo dalle poche sfumature: tra queste ci sono indifferenza e crudeltà. Come in uno specchio, le persone che odiano possono riconoscersi gli uni negli occhi degli altri, sempre uguali a se stessi.

Amare al contrario è un verbo ricco, variegato e comprende il prendersi cura e il donare. Quando amiamo qualcuno ci scopriamo ogni giorno diversi e rinnovati, in un percorso di conoscenza di sé tra i più potenti che possiamo intraprendere. Abad e Pacheco hanno dato vita ad una storia delicata dove immagini e parole, sullo sfondo di un cielo turchese, restano in bilico tra la sensibilità dell’amore e la freddezza di un cuore incapace di qualunque sentimento.

Le atmosfere sono oniriche, quasi sospese e, come se ci trovassimo nella penombra di un teatro, percepiamo su tutto un’aria magica, in equilibrio tra realtà e finzione, tra gioia e tristezza.
Il libro sembra un minuscolo palcoscenico in cui le scenografie, che paiono sorrette da piedistalli invisibili, sono state appoggiate frettolosamente e gli oggetti di scena dimenticati in posti sbagliati. Le case sono fatte da una sola parete, piccole quinte di cartone dietro le quali vivono Beatrice e Mattia.

Abbiamo l’impressione che la storia si stia svolgendo oltre il sipario chiuso, di notte. Gli alberi sono sagome incerte su un fondale che annulla la percezione dello spazio tridimensionale; vasi e scatole di cartone, come piccoli indizi magici, prendono vita disseminati nel bosco; ragni, bachi da seta e lumache abitano spazi imprevedibili, calandosi da altissimi soffitti o dalle nuvole; una luna enorme, alla Méliès, sembra mossa da un macchinista distratto che la fa comparire storta e precaria negli angoli bui delle pagine notturne. I pochi mobili del laboratorio di Mattia sono oggetti leggeri, quasi evanescenti: una gabbietta per uccellini, una teiera, una ruota di bicicletta, un mantice, un treppiedi che sostiene una lampada da comodino, un attaccapanni e tanti barattoli. Su ciascun barattolo leggiamo i contenuti, altrettanto inconsistenti: silenzi, sogni, mare, nuvole, oblio… io… in quest’ultima scatola Mattia nasconde i pezzi del suo cuore da regalare a Beatrice, la donna dai lunghi capelli rossi che alla finestra attende ogni primavera l’arrivo del giovane innamorato.

Lei lo aspetta, ma quasi per gioco, indossando sempre e solo quell’unico sguardo gelido e tagliente, incapace di cogliere negli occhi di Mattia nient’altro che il proprio riflesso, freddo e vibrante come una lama.
Mattia, che la ama, vede invece in quegli occhi indifferenti, oltre alla sua pena, anche ciò di cui Beatrice ha bisogno: un cuore.

Non si può aggiustare un cuore che non c’è, l’unica soluzione possibile e costruirlo pezzo per pezzo; ma un cuore non lo si trova per strada, e neppure lo si può fabbricare, anche se si cuciono insieme frammenti di cristallo con un filo d’argento. Un cuore può essere donato. Così, anno dopo anno, Mattia offre a Beatrice non solo il suo amore, ma la sua stessa vita, finché stremato cade morto nel suo laboratorio: chi ha avuto un cuore non può sopravvivere senza. Beatrice, non vedendolo arrivare, corre da lui e, per salvarlo, prende tutte le scatoline ricevute in regalo e ricompone il cuore di Mattia nel suo petto, restituendogli la vita. Poi, con aria piccata, lo rimprovera aspramente per averla fatta così spaventare e indifferente come sempre torna a vivere nel bosco.

Beatrice tuttavia torna a casa con un segreto: ha tenuto per sé un pezzo del cuore di Mattia trovato in una delle tante scatole e ora, ad ogni primavera, può sorridere al giovane dalla finestra. Le illustrazioni di Gabriel Pacheco sono rosse e blu, i colori del cuore.

Nelle immagini ricorre un filo, un filo di finissimo argento splendente, che ci guida dalla prima all’ultima pagina. Nella tavola iniziale è una nuvola aggrovigliata e vaporosa, ammassata nel laboratorio di Mattia.
Poi il filo si trasforma: dapprima diventa neve, poi una corda per una piccola chiave che pende dalla casa di Mattia (aprirà la porta? un cuore?); lo ritroviamo nel bosco vicino ad una scatola aperta dalla quale nasce un fiore, sulla soglia della casa di Beatrice e sotto forma di un gomitolo, scivolato dalle mani di Mattia, come bellissima metafora della sua morte.

E ancora il filo si aggroviglia in nuvole leggere che, messaggere inquiete del vento, spingono Beatrice a soccorrere Mattia, poi in una ragnatela per indicarci la stasi e l’oblio e di nuovo in un semplice rocchetto abbandonato su un tavolo, puro e semplice come la verità che ora evidente splende sotto gli occhi di Beatrice.
Infine il filo d’argento è l’energia lucente che riporta in vita Mattia e il fragile vincolo che ci racconta il legame tra i due innamorati, che mai più potrà essere spezzato.

In questo libro il filo è una metafora leggera capace di tracciare la strada nel bosco e nel labirinto. Beatrice diventa un’ Arianna perduta e abbandonata al suo destino e Mattia è l’unico, l’eroe, che raggiungendo il centro, cioè il suo cuore, può salvarla.

13. Un giardino sotto terra di Jo Seonkieong, Jaca Book.

Un albo che racconta una storia delicata di bellezza e umiltà.

La parola umile deriva da humus, terra, e racconta della vicinanza con il suolo. Avere umili origini significa avere una discendenza legata alla terra, bassa, povera, ma il termine umiltà conduce il pensiero a chi, con cuore sincero, si prende cura degli altri e conduce una vita semplice senza badare al proprio ego.

Il Signor Moss lavora di notte e si occupa di tenere pulita una stazione della metropolitana. Il Signor Moss è una persona umile: lui sta nel sottosuolo, in un luogo oscuro, dove sfrecciano lunghi treni come lombrichi. Non è ricco, la sua casa è piccina anche se piena di libri; lavora alacremente per tenere pulita la stazione, ma dalla galleria continua a soffiare un vento putrido che infastidisce chi attende il treno. Allora il Signor Moss pulisce con più vigore perché le persone gli stanno a cuore. Sotto l’acqua e il sapone la galleria rivela delle belle piastrelle blu e una presa d’aria, una piccola finestra che si affaccia al mondo di sopra. Il Signor Moss mette della terra nell’incavo della finestra e pianta il seme di un albero insieme a qualche pianta rampicante.

Passa il tempo, l’albero cresce e sbuca nel mondo di sopra attraverso la presa d’aria e le sue foglie profumano l’aria della galleria. Una storia di gentilezza che manda nel vento semi buoni perché i frutti della terra non possono essere tenuti tutti per sé. Nessuno bada al Signor Moss, ma lui è il contadino gentile che ogni cuore custodisce.

14. Se vuoi vedere una balena di Erin Stead e Julie Fogliano, Babalibri.

Se vuoi vedere una balena ti invita ad affinare lo sguardo perché avere in tasca un “se” o una manciata di puntini può trasformare la tua giornata in un’avventura. Il libro di Julie Fogliano ed Erin Stead dà respiro al tempo, quel tempo necessario per capire i propri desideri.

Quando si aspetta si ha tempo di osservare le cose, di fermarsi sui particolari, di assaporare il gusto di ogni colore…I disegni di Erin E. Stead sono delicati, il tratto è leggero, i fondali trasparenti nella loro pastosa consistenza. L’impostazione della pagina accoglie il silenzio, c’è posto anche per quello che non si vede o per quello che vedranno i bambini mentre attraverseranno con lo sguardo l’oceano alla ricerca di un’ombra grande, sinuosa, benevola… quella di una balena. Ma se ogni dettaglio è importante su cosa dovrai puntare la tua attenzione?

L’attesa può essere allettante, anzi uno scrigno di tesori, perché se hai imparato ad aspettare la primavera, ad osservare il marrone della terra che ricopriva ogni cosa, ad ascoltare i piccoli rumori del sottosuolo, allora saprai bene quanto possono essere attraenti le nuvole, il profumo delle rose, i piccoli bruchi sui fili d’erba, una barchetta di carta…Eh no! Se vuoi vedere una balena non ti devi distrarre altrimenti perderai l’attimo preciso in cui il suo dorso lucido, casa di patelle e molluschi, emergerà tra le onde.

Guarda bene, ci vuole pazienza, devi aspettare e aspettare…“Se vuoi vedere una balena” insegna ai bambini la bellezza del mondo attraverso la negazione.

Non trovi questo gioco molto interessante? Ai bambini piace molto sapere ciò che è proibito o è meglio non fare, perché la cosa più audace è trasgredire le regole. Come sarà misurare la propria forza con le piccole cose, o con i propri sogni, fantasie, sentimenti, desideri? Se non vi siete i mai accorti di quanto le cose intorno a voi possono destare il vostro interesse, il libro di Erin Stead e Julie Fogliano ve lo dimostrerà.

Anche le cose più piccole nel tempo che si dilata, sono preziose. Sarete capaci di restare concentrati immersi come siete nella bellezza del mondo? Volete davvero vedere una balena?

Questo animale mitico che emerge e scompare tra le onde, inafferrabile e misterioso quanto un sentimento.

Decidete dove puntare la freccia, guardate dritto davanti a voi, sceglete quale sia oggi la cosa più importante, e alla fine scoprirete che quando la balena apparirà dalle profondità dell’oceano sarà così magnifica perché condenserà in sé tutti gli sguardi che avrete raccolto e rubato dal mondo. In quel “se” del titolo c’è una scelta, una prova e solo se davvero vorrai vedere, allora riuscirai.

15. L’innamorato di Rebecca Deutremer, Rizzoli.

Che cosa sia esattamente l’amore nessuno lo sa e quando leggo ad un giovane lettore le prime pagine de “L’innamorato” di Rebecca Dautremer, dove si dice che Ernest è innamorato di Salomè, tutti i bambini arrossiscono.
Dalle scuole medie le cose cambiano, ma dai tre ai 10 anni l’amore è una cosa meravigliosamente astratta, fatta di piccolissime cose e così impalpabile da essere vera come forse mai più nella vita.

L’amore dei bambini è astratto nell’idea, soave, fluttuante ma non per questo lontano dal corpo.

Io ricordo benissimo il profumo della maglietta di Massimiliano, impregnata del sudore buono di un bambino che correva in bicicletta, che si arrampicava sul marusticano, che giocava a pallone; ricordo che mi sono stretta a Lorenzo mentre, caricata sul portapacchi della bici, mi faceva vedere i giardini segreti delle roulotte abbandonate; ricordo di quando Pietro mi ha prestato le sue ginocchiere per la partita di pallavolo, ero così emozionata di indossarle che non ho più preso nemmeno una palla e ancora oggi mi corre un brivido lungo la schiena se ripenso a quei due cuscinetti di cuoio marroni e rotondi.

Ma tutto questo era così ben mescolato al pudore, al rispetto e ad un batticuore che bastava a se stesso, da far apparire quei primi amori simili a una giornata di neve con il sole, abbaglianti e assoluti. Per nulla al mondo dovevano essere amori corrisposti e se in qualche misura lo erano la distanza tra i due innamorati doveva essere preservata e mantenuta a tutti i costi, pena la morte dell’amore.

L’amore tra bambini vive esattamente in quello spazio vuoto, solo lì ha modo di esprimersi, non c’è bisogno di altro, anzi si: c’è bisogno di attirare l’attenzione dell’altro con l’audacia di uno scherzo, con un dispetto ben assestato e ogni tanto con un gesto di tenerezza infinita, un gesto minuscolo, come prestare le ginocchiere o farti fare un giro in bicicletta o liberarti per prima a strega impalata.

Ecco, questo è per me l’amore tra bambini e Rebecca Dautremer ce lo restituisce attraverso un testo così leggero da scivolare dalle labbra in un soffio, e con delle illustrazioni così palpitanti che riempiono le pagine in tutti gli angoli, quasi volessero traboccare dal libro per toccarci le mani.

Nell’albo di Rebecca il punto di vista sull’amore è frammentato nello sguardo di dodici bambini, alcuni più grandi e altri più piccoli, che restituiscono a Salomè uno specchio poliedrico nel quale cercare una risposta: che cos’è un innamorato? Ognuno dei bambini protagonisti ha sentito cose diverse sull’amore o è a parte di grandi segreti che rivela a Salomè solo sottovoce. Ma ciò che ogni bambino ha colto è qualcosa che finisce per annodarsi all’infanzia di ciascuno, a quei desideri leggeri e soavi che palpitano nella distanza incommensurabile e invalicabile tra due innamorati.

La distanza si allunga o si accorcia a seconda dell’età dei bambini che noi possiamo intuire solo dalle loro parole; così Thomas (quello piccolo) dice che l’amore ti porta in cielo, mentre Emilie sa che l’amore serve per fare i bambini e Thomas (quello grande, che la sa lunga) dice che l’amore è una cosa che si prova per la maestra; ma Etienne sostiene che gli innamorati stanno solo dentro le fiabe e Justine che si è innamorati quando si è tristi, timidi o si diventa rossi.
Il fatto è che poi arriva Ernest, l’innamorato, e dà l’ennesimo spintone a Salomè, le rovescia lo zaino e le calpesta il cappotto… e quindi? Quindi è fatta!

Il mistero, quello splendido segreto che è l’amore tra bambini, fatto di idee impalpabili, di profumi e fantasie squisite, è intatto. A questo punto i giovani lettori, a libro chiuso, lasciano andare un sospiro di sollievo, sorridono e tornano a giocare tranquilli perché nessuno deve spiegare l’amore ad un bambino. Questo Rebecca Deutremer lo sa bene, ed ecco quindi che il suo albo è delizioso, enigmatico, e le sue illustrazioni sempre ricche e vertiginose nel loro continuo cambio di prospettiva, difficili da ricordare e a volte da decifrare… perché l’amore è un bellissimo mistero.

2 pensieri su “Piccola bibliografia ragionata sui sentimenti nel libro e nell’albo illustrato

  1. Grazie dei suggerimenti
    Alcuni li ho già letti ai miei ragazzi di quinta e Sora a quelli di prima
    La poesia è molto bella
    Annalisa

  2. Conduco laboratori di lettura e creatività per bambini ho sempre bisogno di consigli letterari….sto cercando un albo che tratti il tema della nostalgia. Grazie
    Erica

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