I dilemmi di un libraio #1

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Illustrazione di Leo Lionni

Sono rimasta senza voce. Potrebbe trattarsi di una sorta di maledizione dicembrina o, al contrario, di una benedizione pre-natalizia che viene ad esaudire un desiderio di silenzio e di pace. In ogni caso questo tempo regalato lo dedico ai miei lettori, non solo rianimando il blog della libreria silenzioso ormai da qualche settimana, ma scrivendo un articolo che ho in mente da mesi e in cui è proprio il mio rapporto con i lettori ad essere al centro di alcune riflessioni. Mi sembra anche opportuno pubblicarlo alla fine del periodo più fecondo dell’anno sia per non destare sospetti circa la benevolenza delle mie intenzioni, sia perché nell’ultimo mese abbiamo incontrato molti genitori, bambini e maestre che si sono generosamente aperti al confronto e al dialogo.

Dove ci sono i lettori, ci sono le storie e, a volte, dove sono entrambi capita di inciampare in un libraio.

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illustrazione di Jimmy Liao

Così come ogni lettore è unico e ogni storia, benché formata dalle stesse parole, entra a far parte della vita di ciascuno in modo differente, allo stesso modo non troverete mai un libraio uguale ad un altro; e se un libraio, come il lettore, è la somma dei libri che ha letto, dei bambini che ha incontrato, delle storie che ama e delle aspirazioni che custodisce, allora potete stare certi che ciò che rende speciale una libreria non è tanto la quantità di libri che possiede, ma le persone che la abitano.
Ho conosciuto molti librai in questi anni e vi assicuro che parlare con loro, scambiarsi consigli e discutere sui più svariati temi, mette in luce la straordinaria ricchezza che una libreria con libraio porta nelle città e nei paesi che hanno la fortuna di ospitare queste roccaforti del sapere.
La parola libraio evoca qualcosa di lontano, porta alla memoria antiche botteghe, mensole polverose, occhiali da vista e una scorbutica, ma indispensabile saggezza. C’è un’idea romantica in tutto questo e a dire il vero la libreria è un luogo romantico, non credete?

Illustrazione di Igor Oleynikov
Illustrazione di Igor Oleynikov

E guardate bene, che un libraio non lo trovate solo nelle librerie indipendenti, ma anche nelle biblioteche, nelle librerie di catena, nei centri commerciali, e se siete fortunati anche in edicola. Certamente è più facile individuarli nel loro habitat ideale, ovvero nella loro libreria, ma non voglio porre limiti alle vostre speranze di inciampare in un libraio tra gli scaffali di un supermercato. I librai militanti sono ovunque, fiutano l’odore dei libri da lontano, si insediano tra volumi vecchi e nuovi e se interrogati dispensano consigli; amano i libri che vi raccontano, si spingono oltre i confini della confidenza per convincervi che quel libro vale proprio la pena leggerlo, difendono i libri preziosi dagli attacchi indefessi dei libri spazzatura, coccolano i volumi che soffrono di solitudine (gli parlano addirittura… “vedrai sarai presto adottato anche tu, presto qualcuno scoprirà il tuo valore. Non temere, io credo in te”…), vi rifilano filippiche sull’importanza di donare al bambino-lettore libri anche molto diversi tra loro, e, a volte, scrivono blog.
Questo è quello che posso dirvi, in generale, sui librai e più in là non mi spingo perché sarebbe arduo andare in profondità nell’anima di ciascuno dato che ogni libraio è un mondo a parte.

 

Illustrazione di Dorothy Lathrop
Illustrazione di Dorothy Lathrop

Poi ci sono i lettori, e anche i lettori sono tutti diversi: ci sono quelli molto preparati, quelli che si affidano completamente, quelli che non si fidano mai, i resistenti, gli indecisi, gli stupiti, i “che carinooooo!” alla prima pagina, i “mmm” all’ultima pagina, quelli che ti fanno raccontare tutti i libri in pila e poi comprano un libro a caso dallo scaffale, quelli che si incantano mentre leggi, quelli che piangono mentre leggi, quelli che si guardano intorno mentre leggi; ci i lettori che hanno fatto corsi di letteratura per l’infanzia, quelli che “i libri belli non sono adatti ai bambini”, quelli che si illuminano, quelli che si siedono e leggono per ore.
Insomma se volete trasformarvi in una formichina e passare un po’ di tempo su una foglia dei potos di Radice-Labirinto, vedrete lettori di tutti i colori.

Ma qui, oggi, voglio parlarvi del legame che esiste tra questi due satelliti che gravitano intorno ad un libro e che ogni tanto si incontrano o si scontrano: cosa succede quando un libraio parla con un lettore? E visto che non posso parlare per tutti i librai perché, abbiamo detto che ognuno è diverso, voglio parlarvi di cosa succede quando io incontro un lettore.
Voglio mettere nero su bianco il mio punto di vista perché sento l’esigenza di dare voce ad alcuni pensieri che da tempo mi chiedono chiarezza.
In effetti i miei pensieri potrebbero essere definiti dilemmi, ovvero problemi che per ora non offrono soluzioni soddisfacenti; per questo ne parlo con voi perché credo che dal confronto nascano sempre cose buone.

Il dilemma della credibilità

Illustrazione di Elena Odriozola
Illustrazione di Elena Odriozola

Il primo dilemma di cui mi preme parlarvi è quello della credibilità. Essendo una libraia ed essendo titolare di una libreria sono anche una commerciante, il che vuol dire che devo far quadrare i conti.
Come conciliare l’amore che nutro per le storie con il concetto di denaro? Quando vi parlo di un libro, ve lo racconto o sostengo le mie opinioni in merito ad un albo illustrato, non lo faccio per vendervelo, ma per passione. Se vendessi pentole sarebbe molto più semplice: primo perché se un cliente entra in un negozio specializzato in casalinghi difficilmente si lamenta o si scompone se un coperchio supera i quindici euro, secondo perché se vi presento una pentola vi posso pure raccontare quanto cucina bene o quanto sia spesso il fondo in acciaio, voi non comprerete la mia storia, ma la pentola e non avreste dubbi sul fatto che sono dietro al bancone unicamente per vendervi un prodotto. In qualche modo il negoziante che vende pentole ha un rapporto legittimo con il denaro perché deve farvi comprare la sua pentola e nessuno lo mette in dubbio; ma quando vi racconto un libro, non è che voglio vendervi una storia, io narro per voi. Un libraio costruisce con il lettore una sorta di legame d’amore e si ritrova ad ascoltare ogni giorno molte storie su tanti bambini diversi, sceglie insieme ai genitori il libro più adatto alle circostanze, intraprende battaglie di senso per difendere un pensiero o per allontanare un bambino da un pericoloso stereotipo.

Illustrazione di Joanna Cosejo
Illustrazione di Joanna Cosejo

E dopo tutta questa confidenza, dopo tanto amore si arriva al momento in cui il libro torna ad essere un oggetto da comprare.
E allora mi assale il dubbio: avrà capito il lettore che tutte le mie parole non erano finalizzate alla vendita del libro, che quando ho ascoltato la storia di quel bambino, quando ho difeso un libro più costoso di altri l’ho fatto per il suo significato o per la qualità delle sue immagini, e non per guadagnare di più?
Come è difficile dare un prezzo ad una storia! Una volta intorno al focolare si tramandavano immagini e parole senza volere nulla in cambio, lo si faceva per il solo piacere di narrare. Le parole volavano da un orecchio all’altro, cambiavano forma, riempivano vuoti o rimbalzavano laddove non c’era bisogno di loro. Oggi molte di quelle parole si trovano nei libri e i libri sono fatti di carta, di inchiostro, hanno alle spalle il pensiero di un editore, il lavoro dello stampatore, di uno scrittore, di un illustratore, e ovviamente tutto questo ha un costo.
Non mi voglio addentrare qui sul guadagno piccolo che i librai percepiscono sul prezzo di copertina, vi basti sapere che la percentuale è talmente bassa da rendere il libro il prodotto più assurdo presente sul mercato. Questo solo per dirvi che un libraio, per di più indipendente, non diventerà mai ricco e per lo più ha scelto il suo lavoro per passione, incrociando le dita e credendo anche un po’ nei miracoli.
Sappiate che quando il libro arriva alla cassa, proprio perché non è una pentola, ma un serbatoio di memoria e di emozioni, come libraia sono sempre un po’ in imbarazzo, soprattutto se ho stretto con il lettore un legame, vuoi anche solo per dieci minuti. Del resto dobbiamo pur sopravvivere e come un mantra mi ripeto che se un luogo come una libreria vuole restare aperta ha bisogno di denaro, di vendere tanti, ma tanti libri e continuare allo stesso tempo a offrire un servizio di cuore e di anima. Forse solo il lettore può risolvere questo dilemma, dando fiducia al libraio, continuando a credere alle sue parole anche quando si mette mano al portafoglio e bisogna pagare per portarsi a casa il libro.

 

Il secondo dilemma riguarda la responsabilità, e sarà l’oggetto del prossimo articolo.

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