Note a margine

 

Illustrazione di Liza Schiavi
Illustrazione di Liza Schiavi

I pensieri sono pesci guizzanti, difficili da acchiappare.
Ho da sempre un’ammirazione segreta per chi tiene in tasca un quadernino in cui annotare i propri pensieri, un piccolo mare di carta nel quale riconoscere tra segni a matita e ad inchiostro, i guizzi di quei pesciolini disordinati e caotici.
Un quaderno fatto di note a margine, di parole intrecciate senza logica apparente, una corrente gioiosa e veloce in cui tuffare lo sguardo a distanza di giorni per ripescare tesori.
I pensieri annotati senza troppa precisione sono cangianti e multiformi, come certi pesciolini che se osservati da certe angolazioni cambiano colore.
I pensieri così annotati si moltiplicano in una frazione di secondo, creano colonie di idee talmente fitte e variegate che è quasi impossibile trattenerne un’impressione precisa.
Ad ogni modo mi ritengo una palombara principiante e il mio quaderno si riduce a miseri brandelli di carta conservati qua e là o a note sintetiche e asettiche scritte nella sezione “Note” del telefono. Niente guizzi o segni disordinati a matita in cui riconoscere l’allegro fremere di code e pinne, ma un elenco contemporaneamente ordinato e impreciso di alcuni pensieri fugaci.

Illustrazione di Becca Stadtlander
Illustrazione di Becca Stadtlander

Ho deciso comunque di non lasciar cadere nell’oblio questi piccoli spunti di riflessione e di condividerli con voi attraverso articoli brevi; sarà come sedersi davanti ad un acquario immaginando la bellezza degli abissi.

Pesce guizzante #1
La lettura animata

Animare significa letteralmente “infondere la vita a qualcosa o a qualcuno”.
Si immagina dunque che la persona o la cosa oggetto del nostro atto vivificante sia o morto o in fin di vita.
Non conosco nulla di più vivo di una storia, di una fiaba, di un racconto, di un’illustrazione quando queste sono scritte, tradotte, inventate e disegnate a regola d’arte.
Non siete voi ad animare la storia, ma è lei a sostenere voi mentre, con cura e amore, la state leggendo ad alta voce.
Sono consapevole che le parole sono malleabili e assumono significati e valori diversi a seconda dei contesti in cui vengono utilizzate, ma poiché il repertorio lessicale italiano è così vario e splendido mi chiedo perché non tentare di dare senso e peso a ciò che diciamo.
Oggi con “lettura animata” si indica un tipo di lettura ad alta voce molto preciso e riconoscibile, che spesso tradisce la bellezza di un momento intimo e delicato come quello della condivisione di una storia.

Illustrazione di Marina Marcolin
Illustrazione di Marina Marcolin

Nei villaggi turistici c’è l’animazione, ovvero un equipe di giovani e volenterosi ragazzi che cercano in tutti i modi di far divertire i vostri bambini, di rendere viva la loro vacanza. Si pensa infatti che la noia non sia per un bambino un momento pieno di vita, mentre, a mio parere, è una condizione così intrinsecamente legata alla lentezza di un pomeriggio estivo, di una giornata in spiaggia o alla quiete di un boschetto che mi risulta difficile considerarla uno spazio privo di senso. Eppure vince l’idea che i bambini si debbano divertire, a tutti i costi; dunque per animare una giornata di vacanza (già di per sé straordinaria perché lontana dalla routine del quotidiano), bisogna impegnarsi parecchio, essere strabordanti, abbondanti, estremamente simpatici, euforici, colorati, rumorosi, creativi…
Applicando questi concetti al libro illustrato, oggetto di una lettura in un luogo pubblico, otterremo la cosìddetta lettura animata ovvero un momento di intrattenimento eccitante, enfatico, straordinario, memorabile… Eh sì perché un libro per i bambini è legato a due ambiti molto precisi: a quello educativo e a quello ludico (intrecciato a sua volta alla sfera del piacere e del divertimento).
In una lettura ad alta voce il divertimento e lo stupore non possono mancare e nella paura che nella storia non ce ne siano a sufficienza, decidiamo di travestirci, di indossare orecchie, nasi e mantelli, di gridare e sussurrare, di farci grandi o piccini, di saltellare, canticchiare, ridacchiare e tutto questo nella speranza di dare più vita a qualcosa che, attenzione, riteniamo già bello.

Illustrazione di Lucy Campbell
Illustrazione di Lucy Campbell

C’è quasi sempre sincerità ed entusiasmo in chi propone “letture animate” e sono sicura del fatto che il pubblico, sia di bambini che di adulti, apprezzi moltissimo ciò che ascolta e vede. Questa mia riflessione nasce non per denigrare o avvilire chi ogni giorno si prodiga per portare i libri nelle scuole o nei paesi sprovvisti di biblioteche, ma in difesa dei bambini che sono il fine ultimo del mio pensare.
Il libro è interessante a prescindere dalla lettura che ne viene fatta ed enfatizzare eccessivamente una storia rende i narratori-lettori tanto simili a certi personaggi del mondo televisivo. Io temo che con il termine lettura animata passi il concetto che ciò che è scritto sia statico, non abbastanza efficace per essere lasciato nella sua splendente semplicità.
Ci sono letture animate particolarmente teatrali e ben fatte, ma anche in questo caso, a mio avviso, la storia in un libro chiede solo di essere letta e rispettata. Certo, una storia la potete interpretare, fare vostra, godervela, ma non dimenticate mai di chiedervi perché la semplice lettura a voce alta non vi basti o quale idea di bambino muove le vostre intenzioni.
Se questa mia riflessione spegnerà anche solo di un soffio il fuoco sacro che anima chi legge ad alta voce davanti ad un pubblico di bambini, mi riterrò soddisfatta. Quello che mi interessa non è buttare acqua sul vostro entusiasmo, ma insinuare in voi il dubbio che si possa leggere con meno fiato, con meno enfasi; e sarò ancora più felice quando il vostro rinnovato sentire porterà piano piano il termine lettura animata fuori dagli ambiti della letteratura per l’infanzia, a favore di una dolce, quanto onesta, lettura ad alta voce. Le parole aprono mondi, sono isole di significato, facciamo in modo che rotolino bene sotto la lingua e nei nostri pensieri.

Illustrazione di Olivier Tallec
Illustrazione di Olivier Tallec

Ricordate che una storia vi anima nel profondo, vi infonde coraggio (altra accezione del verbo animare), vi sostiene nella delicatezza del suo abbraccio; la storia non vi chiede di essere animata, ma amata.

E Voi ora mi direte: come si fa a tenere un tono soave, autentico e vero quando si legge un albo illustrato a più di dieci bambini alla volta?
Ve lo svelerò nel prossimo pensiero guizzante.

2 pensieri su “Note a margine

  1. Cari tutti,
    vorrei riportare in questa sede un interessante scambio di battute avvenuto con Alessandra sulla pagina Fb della libreria.
    La riporto nei commenti perché mi interessa darvi una sfumatura del mio punto di vista riguardo alla “lettura animata” che forse non è emerso nell’articolo.

    Commenta Alessandra:
    “La voce è uno strumento meraviglioso che va accordato con la storia. Basta e incanta nelle sue tante sfumature, nel gioco dei toni e dei timbri, delle accelerazioni e delle pause. Resta però un punto irrisolto. Chiunque legge, animando o solo dando voce alla parola, sta dando di quel testo la sua interpretazione, facendo emergere la sua sottotraccia dell’opera che non sappiamo mai fino in fondo se corrisponda o meno alla volontà dell’autore. Ogni libro racconterà allora e sempre tante storie quante saranno le persone che lo leggeranno e questo a prescindere dal modo in cui lo faranno.”

    Rispondo io:
    “Cara Alessandra, certamente l’interpretazione è parte del processo narrativo e penso di non sbagliare dicendo che ogni autore desideri veder fiorire la propria storia tra le mani di un lettore. Quello che mi preme dire con questo articolo è che una storia va il più possibile rispettata anche nei suoi silenzi e nella sua delicatezza. Troppo spesso la cosiddetta “lettura animata” scavalla il confine tra una lettura personale e una lettura stereotipata. Voglio dire che laddove ci sono dei bambini, c’è anche un’idea d’infanzia e questa idea porta frequentemente con sè comportamenti prestabiliti da una morale comune. È di questi stereotipi che mi preme parlare e mi preme altresì insinuare un lieve solletico in chi ogni giorno si trova a leggere ad alta voce, nella consapevolezza che ci sono molte persone che portano ai bambini la voce del proprio cuore, come te.”

    Vi invito a lasciare anche in questa sede le vostre riflessioni perchè la memoria di Fb è corta, mentre quella del sito molto più lunga.

    Grazie Alessandra per avermi dato l’occasione di approfondire ancora meglio il mio pensiero.
    Un abbraccio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ho letto la policy privacy e accetto il trattamento dei miei dati personali