Tempo fa ci siamo chiesti quale sia la differenza tra un albo illustrato e un libro illustrato, ricordandoci che tra questi due poli ci sono moltissimi libri che mischiano, in modo più o meno felice, le caratteristiche di entrambi.
Solitamente all’estero l’albo illustrato viene definito picture book e in questa categoria non vengono distinti gli albi illustrati dai libri illustrati. La distinzione di cui parlo deriva da una mia personale riflessione e discende direttamente dal mestiere di libraia.
Quando si ha a che fare con il pubblico, si avverte la necessità di passare i propri pensieri nel rigoroso setaccio della semplicità e dell’immediatezza. Così sono arrivata a concludere che il libro illustrato è quel prodotto editoriale che può essere letto ai bambini mostrando loro, durante la lettura, solo la copertina: comodamente sdraiati sotto le coperte i vostri figli ascolteranno la storia figurandosi nella propria immaginazione gli scenari che le parole descriveranno.
Nessun albo illustrato supererebbe la prova, la noia coglierebbe velocemente i vostri bambini che vi costringeranno a sdraiarvi accanto a loro per poter vedere le figure.
Sottolineo ancora una volta che questa distinzione normalmente non viene richiesta e, forse, molti clienti della libreria non si pongono affatto la domanda del perché certi libri si definiscano albi. Inoltre la riposta che io stessa mi sono data potrebbe non essere la più corretta, ma è sicuramente ciò a cui io sono approdata avendo a che fare con i libri per bambini da diversi anni.
Questa distinzione, tuttavia, è per me una premessa fondamentale mentre mi accingo a chiedermi: come mai nessuno entra in libreria chiedendo un albo illustrato? Non addentriamoci neppure nell’interessantissima esperienza di Deborah Soria, libraia itinerante, che alla guida del suo Ottimomassimo percorre l’Italia in lungo e in largo per portare i libri per bambini dove non esistono non dico librerie, ma nemmeno biblioteche e che ci racconta di come molte persone non sappiano neppure cosa sia un libro per bambini.
Limitiamoci in questa sede a domandarci se la parola albo abbia per noi un qualche significato.
Certamente per un ristretto numero di persone questa può apparire una domanda scontata, ma nella maggior parte dei casi non lo è affatto.
L’albo che troviamo in libreria, non importa se specializzata o meno, è a tutti gli effetti un prodotto editoriale che ha la stessa dignità di un romanzo o di un saggio e che quindi può essere definito letteratura.
Ma come? Un libro per bambini, letteratura?
Facciamo un ulteriore passo in avanti: un libro con delle immagini è letteratura?
Abbiamo spalancato una voragine e gettare un ponte da una parte all’altra del burrone non sarà affatto semplice. Se ci recassimo all’estero troveremmo che gli adulti comprano con disinvoltura albi illustrati, albi che non sono per bambini, ma vere e proprie opere letterarie destinate a loro dove le immagini o le illustrazioni, raccontano una storia o esprimono un pensiero esattamente come fa un romanzo, un saggio o un libro di poesie.
Entriamo per un momento, con l’immaginazione, nella libreria che di solito frequentiamo. Di libri illustrati per adulti non è vero che non ve ne siano, ma sono soprattutto libri di fotografia, manuali vari, enciclopedie. Se siamo fortunati potremmo trovare l’albo di un illustratore rinomato che ha superato la censura editoriale in virtù di uno strepitoso successo estero e che se ne sta tutto solo soletto, stretto tra un libro di cucina e un libro di giardinaggio. Ricordo il caso di Shaun Tan quando nel 2008 uscì “L’Approdo”, albo illustrato di incredibile bellezza, che in Australia aveva visto la luce nel 2006 e che fu pubblicato in Italia da Elliot solo due anni più tardi (ora potete trovare questo capolavoro nelle librerie specializzate per ragazzi).
Perché mai ci dovremmo stupire tanto se un libro che racconta una storia per immagini viene definito letteratura? Quando nei secoli passati il popolo analfabeta entrava nelle cattedrali leggeva le storie della Bibbia attraverso dipinti e affreschi che noi oggi definiamo opere d’arte. Non si ha la pretesa di definire ogni albo illustrato un’opera d’arte, ma ci si può chiedere quando abbiamo disimparato a leggere le storie attraverso le figure o quando abbiamo sancito che le illustrazioni sono cose da bambini. Si potrebbe fare un interessante analisi storica sul rapporto tra fiabe e illustrazioni per scoprire una possibile risposta a questa domanda, ma non è questa la sede per approfondire l’argomento. Viene però spontaneo domandarsi come sia possibile essere diventati, pur essendo assediati dalle immagini, degli analfabeti visivi e non solo perché non sappiamo riconoscere il valore di un albo illustrato, ma soprattutto per il nostro approccio acritico a qualsiasi forma iconica.
Assodato che non siamo abituati a definire l’albo illustrato come letteratura e (quindi?) come un prodotto editoriale destinato ad un pubblico adulto, possiamo asserire che molti di noi non considerano neppure il libro per bambini come letteratura.
E allora cosa leggiamo ai nostri figli? Come definiamo i libri a cui i nostri bambini si affezionano tanto?
Grazie all’analisi che Valdimir Propp fece delle fiaba nel suo saggio “Morfologia della Fiaba” del 1928, noi definiamo il racconto popolare di magia come un genere letterario, ma quando pensiamo all’albo illustrato andiamo in confusione. Dunque: fiabe, poesie e racconti d’autore come “Ventimila leghe sotto i mari” o “L’isola del tesoro” sono letteratura; “Olivia” di Ian Falconer, “Nei Guai” di Oliver Jeffers, “Gli Uccelli” di Germano Zullo e Albertine, no, perché sono albi.
Procedendo in questo modo si rischia di perdere per strada molti libri splendidi che parlano ai nostri figli quanto una storia di Calvino o Salgari e di trovare lo scaffale adibito a libreria nella stanza dei nostri bambini pieno di cianfrusaglie colorate.
Questo è solo il primo punto della questione. Il secondo punto è invece più difficile da affrontare e credo che vedrà librai ed editori divisi, ma nonostante il rischio sento che posso assumermi la responsabilità del mio pensiero provando ad esporlo il più chiaramente possibile nel prossimo post.
Leggi la seconda parte del post cliccando qui.
Tutte le illustrazioni del post sono di Shaun Tan.
3 pensieri su “Questione di spazio #1”
Complimenti per questo articolo in particolare – con piacere l’ho appena condiviso su G+ – e per il sito in generale. Bravi, davvero.
Vivo nella provincia di Ravenna, verrò a visitare la vostra libreria appena possibile, sono troppo curiosa!!
Bettina